Emiri ed amori
Ovvero l’infinita storia delle vicende mediorientali. E’ evidente che la zona piu’ agitata del globo, e si’ che i casini in giro per il mondo mica mancano, e’ quella mediorientale. Niente da fare, appena uno si distrae, da quelle parti succede qualcosa di nuovo, una qualche piccola rivoluzione. Era dal 2017 che quasi tutti paesi del GCC (Gulf Cooperation Council) avevano messo al bando il Qatar escludendo questo emirato dal club esclusivo. L’accusa era che il Qatar era un paese esportatore di terrorismo. Perbacco! Mica un’accusa da poco, che peraltro rispecchiava una realta’ piuttosto evidente, ma lanciata da chi sul terrorismo di matrice islamica ne dovrebbe sapere parecchio. Ora, l’amore pare sbocciato di nuovo ed il Qatar e’ rientrato nel gruppetto.
La nazione forte e piu’ influente di quelll’area e’ certamente l’Arabia Saudita che quanto a finanziare esaltati fanatici che non solo piazzano ordigni e compiono stragi nei paesi occidentali, ma combattono sagnuinosi conflitti in giro per il pianeta, non puo’ dirsi seconda a nessuno. Non che i suoi vicini si possano definire dei gentlemen visto che distribuiscono a piene mani contributi che certo non servono ad alleviare le sofferenze di coloro che le guerre per procura devono subire. Certo, anche quello fanno, distribuendo sacchi di beni primari con bene impresso il logo del paese donatori, ma principalmente per mostrare l’improbabile faccia buonista che maschera piuttosto quello che in realta’ sono. Criminali. Siria, Libia, il dimenticato Yemen (la peggiore crisi alimentare del pianeta) ne sanno davvero qualcosa.
Infatti, uno dei motivi di dissenso tra Arabia Saudita, gli Emirati e il Qatar era relativo alla mancata partecipazione del Qatar alla coalizione che intendeva, non riuscendoci per ora nonostante i soverchianti mezzi e il support degli Usa, re-instaurare nello Yemen il governo che era stato cacciato dagli Houti i cui rapporti con l’Iran sono decisamente stretti. Avere come vicini degli alleati di Teheran e oltretutto non riuscire a controllare lo stretto di Aden, che quanto ad importanza nulla ha da invidiare al canale di Suez, risulta un inaccettabile testa di ponte all’interno del territorio che dovrebbe essere di esclusiva competenza di Riyadh.
Se poi il Qatar, oltre ad essere uno tra i principali esportatori di gas del mondo, ha anche rapporti commerciali con l’Iran ed e’, assieme alla Turchia di Erdogan,la colonna portante del supporto ai Fratelli Musulmani che Arabia, Emirati ed Egitto vedono come fumo negli occhi, si riesce facilmente a comprendere come i rapporti tra vicini si siano deteriorati.
Peraltro, il Qatar, nel frattempo e’ riuscito a sostenere il boicottaggio principalmente grazie ad un ponte aereo con la Turchia (tutti i confini con l’Arabia Saudita di mare, di terra e di cielo come avrebbe detto Mussolini erano stati chiusi) che esportava nel paese del golfo quanto necessario a garantire l’agiata vita dei suoi cittadini. E naturalmente riceveva in cambio i prodotti tipici di quella terra (gas e petrolio) nonche’ l’incodizionato supporto ai combattenti che nel nord della Siria si scontrano sia con il governo di Damasco, che che con i Kurdi e che per non sapere come altro impiegare il tempo, si massacrano anche tra di loro.
Altrettanto ovviamente, il vicino Iran non ha mancato di far avere, pur in mezzo a mille difficolta’, quanto poteva per alleviare le sofferenze dei poveri qatarioti, tessendo rapporti commerciali che sono serviti anche a sopportare in qualche modo il feroce embargo a cui e’ sottoposto da parte degli Usa e dei paesi occidentali.
Ora pero’ le cose cambiano. i recenti cosiddetti “accordi di pace” tra emirati, non solo ma anche altre fulgide democrazie arabe quali Marocco e Sudan, ed Israele fanno variare nuovamente gli equilibri della regione. Ecco dunque che tutte le precedenti richieste o motivazioni che avevano fatto si’ che il Qatar fosse espulso dal GCC, sono presto dimenticate. Tra le altre cose, una delle richieste era rivolta alla chiusura della rete televisiva “Al Jazeera”, che nella versione araba risulta persino eccessivamente chiara nelle sue posizioni pro Fratelli Musulmani, mentre la versione internazionale, pur risentendo dell’inevitabile influenza dell’emiro, invece risulta una delle migliori fonti non solo per sapere quanto accade nella zona mediorientale, ma per ricevere notizie sul mondo intero. Oltre che a fornire e mandare in onda ottimi servizi, approfondimenti, talk show in cui la gente non si scanna e documentari di varia natura. Ok, fine della marchetta in favore di Al Jazeera International.
Bene, ora pare che invece la primavera sia sbocciata tra Emirati e Israele, naturalmente passando a pie’ pari sui diritti di quei poveri disgraziati dei Palestinesi di cui a nessuno pare fregargliene nulla. Con i sauditi la normalizzazione dei rapporti (perche’ di questo si tratta, mica di pace visto che la guerra non c’e’ mai stata) si fa piu’ complicata, Mecca e Medina sono entrambe in Arabia, sono le citta’ piu’ importanti per la fede islamica e i Saud sono i depositari della custodia di quei due centri. Inoltre l’Arabia anche a livello territoriale non e’ un piccolo emirate facile tutto sommato da tenere a bada; Riyadh deve fare i conti anche con un ‘opposizione interna molto piu’ tenace rispetto a quanto si pensi. La stessa minoranza sciita e’ controllata solo con mezzi “poco comprensivi” dei diritti umani o civili. Accettare che Gerusalemme diventi capitale di uno stato che si definisce ebraico e’ un boccone che buona parte dei musulmani (la gente, non i suoi “sovrani” monarchi assoluti) non e’ disposta facilmente a digerire.
In ogni caso, pare evidente che tutta questa manovra abbia un regista ben identificabile tanto quanto lo sia il suo bersaglio principale. Non e’ certo un caso che nientepopodimenoche il genero del biondo quasi golpista presidente Usa fosse tra gli (auto) invitati alla riunione del Concilio e che Kushner sia uno delle piu’ valide teste di ponte della politica israeliana prima ancora che degli Usa. Quanto all’Iran che ripone (e’ costretto a farlo) un briciolo di fiducia nell’elezione di Biden e spera che il famoso trattato sul nucleare (JCPOA) venga disseppellito e rispettato (in questo la posizione della UE e’ a dir poco vergognosa), dovra’ far conto con la pensante eredita’ lasciata da una politica estera statunitense che ha fatto di tutto per scardinare l’economia e devastato la vita degli abitanti di quel paese.
Pensare che il Qatar possa in qualche modo rappresentare una speranza di allentamento delle tensioni tra persiani ed arabi o dell’embargo pare speranza mal riposta, ma non si sa mai.
Esserne, per l’Iran, per ora usciti almeno da sopravvissuti e’ comunque un risultato notevole; per il futuro ci sono invece poche speranze. E poche sono le speranze di pacificazione dell’intera area. Altro che trattati di pace…