Ennesimo naufragio a largo della Tunisia, ancora un ingente perdita di vite
Mentre i governi europei si palleggiano le vite di alcune decine di profughi trattati come figurine da scambiare, in mare si continua a morire. In una nota l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ci fa sapere che oltre 80 persone sono annegate in seguito ad un naufragio al largo della Tunisia. Secondo due sopravvissuti, l’incidente ha avuto luogo nella serata del 3 luglio. Dei pescatori tunisini di passaggio nella zona hanno prestato soccorso e sono riusciti a portare in salvo quattro persone. Uno dei sopravvissuti è morto poco dopo, in ospedale. Due dei sopravvissuti stanno ricevendo assistenza nel centro di accoglienza UNHCR a Zarzis, mentre la quarta persona è ancora ricoverata in ospedale. “Non può continuare lo status quo”, ha dichiarato Vincent Cochetel, Inviato Speciale dell’UNHCR per il Mediterraneo centrale. “Nessuno mette a rischio la propria vita e quella dei suoi familiari intraprendendo questi viaggi disperati in mare a meno che non senta di non avere altra scelta. Dobbiamo fornire alle persone delle alternative ragionevoli che prevengano in principio l’esigenza di mettere piede su una barca”.
Nel frattempo, in Libia, il 4 luglio l’UNHCR ha portato 29 rifugiati fuori dal centro di detenzione di Gharyan, a 90 chilometri a sud di Tripoli, dove le condizioni di vita erano terribili e dove i detenuti erano sempre più a rischio per gli scontri ravvicinati. I rifugiati eritrei e somali erano rinchiusi da mesi con un accesso molto limitato ai servizi, scarsità di cibo e condizioni igieniche pessime che hanno portato allo scoppio di epidemie. Sono stati rilasciati nella comunità, dove verranno sostenuti dall’UNHCR attraverso il suo programma urbano.
L’UNHCR ha accolto con favore la collaborazione del ministero dell’interno libico nell’assicurare il rilascio delle persone e ha ringraziato i partner, l’Agenzia libica per gli aiuti umanitari (Libaid) e l’International Medical Corps (IMC), per il loro impegno ed i loro continui sforzi. L’Alto Commissariato ONU continua intanto a lavorare per ricollocare i detenuti dal centro di Tajoura, il quale è stato colpito da un bombardamento aereo il 2 luglio provocando la morte di oltre 50 persone e il ferimento di altre decine.
Questa settimana si sono viste le tragiche conseguenze dei conflitti sui rifugiati e migranti tenuti arbitrariamente nei centri di detenzione. Alla luce delle violenze in corso a Tripoli e del rischio evidente per la vita dei civili, il rilascio dei rifugiati e migranti dai centri di detenzione affinché possano essere portati al sicuro è ora “più urgente che mai”. Allo stesso tempo, aggiunge l’UNHCR, sono necessari nuovi sforzi per garantire che nessuna persona soccorsa nel Mediterraneo centrale venga riportata in Libia.