Epidemia di colera in Siria, la malattia si diffonde in tutto il Paese
Secondo il WHO, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno si segnalano da 1,3 a 4 milioni di casi di colera nel mondo e da 21.000 a 143.000 decessi. Il colera è una malattia diarroica acuta che può uccidere in poche ore se non trattata accuratamente. I sintomi possono manifestarsi dalle 12 ore ai 5 giorni dopo aver ingerito cibo o acqua contaminati. È una malattia che colpisce sia i bambini che gli adulti e può essere fatale. L’accesso all’acqua potabile diviene condizione essenziale per prevenirne la diffusione, così come l’accesso ai servizi igienici.
Da settembre di quest’anno in Siria si sono registrati i primi casi di colera. In inverno, con le rigide temperature e l’usura delle infrastrutture idriche, la situazione peggiora e il colera si diffonde maggiormente. Inoltre, col freddo, le persone fanno più fatica a raggiungere i centri medici, che sono pochi e difficili da raggiungere, aumentando il rischio di non ricevere le giuste cure per tempo. In Siria, tanti anni di conflitto, di infrastrutture danneggiate, uniti alle conseguenze dei cambiamenti climatici, in particolare la siccità degli ultimi mesi, hanno creato condizioni drammatiche, aumentando il rischio epidemia nel Paese. Le aree più a rischio di diffusione dell’epidemia sono i governatorati nel Nord, al confine con la Turchia. Ma, ad oggi, in tutti i 14 governatorati del Paese sono stati riportati casi di colera. Le ultime cifre, aggiornate ad inizio dicembre, segnalano 46.409 casi sospetti, tra cui 97 decessi attribuiti al colera, con un tasso di mortalità dello 0,2%.
“Avere accesso ai beni di prima necessità è sempre più complicato e l’acqua pulita è uno di questi”, racconta Mattia Leveghi di INTERSOS Siria, “il 90% della popolazione siriana vive sotto la soglia di povertà, in una crisi che si protrae da quasi dodici anni e che ora vede dilagare un altro pericolo per la vita delle persone. Molto spesso, causa della carenza di acqua potabile, è la mancanza di manutenzione e la conseguente usura delle infrastrutture idriche”.
La diffusione del colera è il risultato di una serie di fattori, tra cui economia instabile, povertà radicata in tutto il territorio, carenza di risorse umane nei settori professionali essenziali come quello della sanità – basti pensare che la metà dei medici ha lasciato il Paese negli anni di crisi, penuria di medicinali e macchinari medici. L’incapacità strutturale del sistema sanitario nazionale di intervenire con cure immediate – circa il 40% degli ospedali non è funzionante o lo è solo parzialmente – ha portato diverse organizzazioni umanitarie a lavorare sul campo per provare a colmare questo vuoto interno.
Lo staff di INTERSOS è operativo nelle aree di Damasco, Idlib ed Hama in collaborazione con la Mezzaluna Araba Siriana: operatori e operatrici si occupano di sensibilizzare le comunità sulla natura e la pericolosità della malattia, puntando alla prevenzione anche attraverso la formazione del personale sanitario locale. Per arrestare o quantomeno rallentare la diffusione dell’epidemia, è prioritario consentire l’accesso all’acqua potabile a tutta la popolazione. Un processo da avviare sia strutturalmente che attraverso la conoscenza e la divulgazione dell’importanza dell’uso della sola acqua non contaminata.
In contesti come quello siriano questo è un obiettivo molto complesso che consegna alle organizzazioni umanitarie il compito di intervenire su vasta scala territoriale e settoriale. Il colera esiste e ancora oggi si diffonde facilmente e, anche se in Europa lo colleghiamo spesso solo ad epoche molto lontane da noi, milioni di persone stanno lottando contro la malattia in tutto il mondo. (fonte aise)