Ferriera: Serracchiani, ipotesi riconversione preparata da anni
“Le ipotesi di trasformazione del sedime ora occupato dall’area a caldo della Ferriera non sono una novità di questi mesi, ma sono state preparate in anni di lavoro, come molte altre realizzazioni di oggi, sono la concretizzazione di una serie di atti predisposti nel passato”. Lo afferma la deputata Debora Serracchiani, già presidente della Regione Fvg, in merito all’ipotesi di una riconversione in terminal ferroviario di una parte della Ferriera di Trieste delle Acciaierie Arvedi, e precisamente la cosiddetta “area a caldo”.
“La disponibilità del cav. Arvedi a trattare la dismissione dell’area a caldo – osserva la deputata – fonda su argomenti prettamente economici, com’è logico da parte di un imprenditore, che svolge sempre un’analisi costi-benefici. Un’analisi tra la necessità di adempiere entro una data precisa a obblighi onerosi che gli sono stati imposti dalla nostra Giunta, come la copertura dei parchi minerari, e l’opportunità di realizzare un profitto che, tra l’altro, compensi gli investimenti per le bonifiche. La Giunta Fedriga, anche qui, raccoglie un’opportunità che abbiamo aperto noi”.
Per Serracchiani “se uno degli asset in discussione in questa partita è la piattaforma logistica, ricordo l’impegno finanziario profuso dal Governo di centrosinistra e la collaborazione strettissima tra Regione, Governo e Autorità portuale per realizzare infrastrutture logistiche, che ora si presentano appetibili a investitori anche stranieri. Le potenzialità logistiche di quell’area sono divenute sempre più evidenti con il procedere di un piano strategico che riguarda tutta la vocazione emporiale di Trieste e del suo porto, che abbiamo fortemente sostenuto”.
In sostanza – spiega Serracchiani – se l’area a caldo un giorno chiuderà non sarà perché la Ferriera inquina – e questo l’ha riconosciuto anche l’assessore regionale all’Ambiente – né perché l’hanno promesso Fedriga o Dipiazza, ma perché si sono create condizioni economiche favorevoli al cambio d’uso dell’area. È peraltro evidente che la disponibilità data da Arvedi è subordinata all’interesse di investitori pronti ad accollarsi un impegno finanziario estremamente rilevante, e qui possono svolgere un ruolo importante di facilitazione l’Autorita portuale e il Governo, sia direttamente con Mise e Mit sia attraverso le agenzie a ciò dedicate”.
“Tutto il percorso iniziato con l’arrivo di Arvedi, tra cui l’avvio del laminatoio e grandi benefici ambientali pagati dallo Stato – puntualizza la deputata del – è stato fondamentale per giungere a ipotizzare un nuovo inizio. Rivendichiamo il lavoro fatto, nonostante le contestazioni spesso strumentali, che ha guardato sempre con estrema attenzione ai lavoratori, i quali sono stati troppe volte considerati come un fastidioso intoppo anziché come una preziosa risorsa professionale di Trieste, una città che – conclude – non può assolutamente rinunciare all’industria”.