Fincantieri Monfalcone, il problema è la mancanza di “saldatori italiani” o l’organizzazione del lavoro imposta dall’azienda?
Fincantieri Monfalcone, il problema è la mancanza di “saldatori italiani” o l’organizzazione del lavoro imposta dall’azienda? La proposta uscita dal recente incontro tra la sindaca di Monfalcone con la dirigenza di Fincantieri sulla “italianizzazione” della forza lavoro del cantiere è semplicemente fuorviante. Se oggi il Cantiere attraverso la sua filiera dell’appalto, utilizza massicciamente lavoratori stranieri, più ricattabili e meno tutelati, lo si deve esclusivamente all’organizzazione del lavoro che ha imposto Fincantieri dagli anni ’90 in poi. L’utile operativo della produzione di navi da crociera è sempre stato molto ridotto, ciò ha favorito, anche con la colpevole complicità del quadro sociale e politico, la compressione dei costi di allestimento, scaricanti quasi esclusivamente sulla riduzione dei diritti e dei salari, fino a ledere la qualità del lavoro stesso e la dignità dei lavoratori. Se quindi, non si rivede in modo drastico il sistema organizzativo di Fincantieri, attraverso una discussione democratica dal basso, che coinvolga direttamente tutte le maestranze, mettendolo in discussione a partire dalla parificazione salariale e contrattuale dei lavoratori diretti e indiretti, al di là dalla loro nazionalità d’origine, anche internalizzando parti della filiera oggi in appalto, al fine di recuperare professionalità e qualità produttiva, ricomponendo la base operaia dietro un progetto di emancipazione generale, il rischio è che si faccia ancora una volta solo retorica e le sempre più urgenti condizioni di miglioramento complessivo rimangano una chimera.
Alessandro Perrone (Unione Sindacale di Base)