Follie di mezza estate: Salvini scopre di non comandare più e spera che Di Maio cada nel nuovo trappolone segando il ramo dove è seduto
Il quesito sembrava banale, riunirsi il 14 o il 20 agosto per discutere e votare la mozione di sfiducia nei confronti del premier Giuseppe Conte. Diciamo subito che l’Aula di Palazzo Madama, convocata dopo la fumata nera della Conferenza dei capigruppo al Senato ha bocciato le richieste avanzate da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia di votare domani (14 agosto) alle 16 sulla mozione di sfiducia al premier Conte. Insomma i pruriti di Salvini, che evidentemente si era abituato al fatto che ogni suo desiderio era ordine, sono restati insoddisfatti. Così le comunicazioni del presidente del Consiglio si terranno martedì 20 agosto, ore 15. L’esito del voto sul “calendario” era scontato ed è stato raggiunto grazie ad una inedita maggioranza composta da M5S e Pd che hanno reso impossibile alla Lega, sostenuta da Fratelli d’Italia e Forza Italia, di riuscire a calendarizzare la sfiducia a Contenei tempi dell’era salviniana. Come sottolineato nel corso dei lavori al Senato fra l’altro non solo si incocciava sulla vigilia di Ferragosto che non sarà giornata sacra come Pasqua o Natale ma resta comunque una giornata festiva importante. Ma inoltre quest’anno la vigilia di mezza estate coincide con il primo anniversario del crollo del Ponte Morandi di Genova. “La proposta di andare al voto domani è uno sgarbo istituzionale al presidente del Consiglio, perché domani si celebra il primo anno della sciagura di Genova e noi dovevamo discutere in aula la revoca delle concessioni, non la mozione di sfiducia” afferma, non a torto, il capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato, Stefano Patuanelli. Tutto come previsto quindi se non fosse che un colpo di scena arriva dal vicepremier Matteo Salvini, che per sparigliare le carte dichiara di accogliere la proposta del suo ex socio di contratto Di Maio di andare al voto sulla riduzione dei parlamentari. E’ evidente che il capitano è terrorizzato all’idea che si stia per concretizzare il suo peggior incubo, quello di una maggioranza alternativa in questa legislatura che lo releghi all’opposizione, togliendogli fra l’altro tutti i privilegi che il ruolo di ministro degli interni gli ha fornito, dal suo gioco preferito, relegare i migranti sulle navi delle ong ai comizietti istituzionali in spiaggia. Inoltre dovrà insomma girare l’Italia a sue spese e non più, come fatto fino ad oggi, a spese del Viminale facendo coincidere i propri comizi o iniziative propagandistiche con una “stretta di mano” istituzionale con qualche sindaco o Prefetto, così da caricare le spese al ministero. Ma al di là dei soldi è evidente che la mossa di chiedere le elezioni lasciando Di Maio Sedotto e abbandonato rischia di ritorcersi contro.
Il taglio dei 345 parlamentari, prima di tornare alle urne non è fattibile, per un fattore semplice, è praticamente impossibile farlo dopo che il premier Conte viene sfiduciato. Inoltre è palese che anche se si trovasse l’escamotage per votarlo il taglio dei parlamentari, questo entrerebbe in vigore solo a partire dalla prossima legislatura. Ovviamente in un primo momento Luigi Di Maio è sembrato gioire, ma poi anche alcuni dei suoi gli hanno fatto notare che sarebbe una vittoria di Pirro, non si potrebbe di certo gridare ai quattro venti un risultato che avrebbe effetto dopo sei anni. Ed allora ecco che Di Maio in una sorta di ping pong rilancia e alza la posta e chiede a Salvini di dimezzare anche gli stipendi dei parlamentari: “Abbiamo fatto 30 – scrive Di Maio su Facebook – facciamo 31! Tagliamo 345 parlamentari e contestualmente dimezziamo anche gli stipendi di deputati e senatori. In ufficio di presidenza della Camera abbiamo ancora la maggioranza, non serve neanche convocare le Camere. Bastano un paio d’ore e buona volontà” conclude. Ma poi passano i minuti e anche Di Maio che in questi mesi non ha certo dimostrato grande acume politico si rende conto che la proposta di Salvini è irricevibile a meno che non si ritiri la mozione leghista di sfiducia a Conte. Insomma Salvini dovrebbe fare un dietrofront giustificandosi probabilmente con un “abbiamo scherzato”. Tutto è ovviante possibile con questa classe politica del terzo millennio, anche che Di Maio seghi il ramo dove è seduto, ma difficilmente Salvini che è ormai accecato dalla sua ambizione decida di tornare all’ovile di Giuseppe Conte e per di più da perdente. Non ci fosse in gioco il futuro del Paese dovrebbero essere i cittadini a godersi lo spettacolo mangiando popcorn. Ma come è noto c’è il rischio che i giochetti di palazzo costino caro alle famiglie italiane, un popcorn amaro da poter inghiottire. A proposito di popcorn Matteo Renzi che deve averne fatto una scorpacciata in questi mesi si è messo a dieta e poco prima della seduta al Senato ha cercato di rubare il palcoscenico illustrando la sua proposta per gestire questa delicata fase politica. “Io non so se il Pd prende il 25% se si vota, ha detto Renzi, so che se l’Iva arriva al 25% è un disastro per il Paese, è sicura la recessione – spiega ai giornalisti l’ex premier a Palazzo Madama – Si può evitare, ma ci vuole il coraggio e la forza di formare un governo”. Secondo Renzi “siamo di fronte a un fatto clamoroso, e nella mia veste di ex premier trovo che sia un passaggio che non va sottovalutato. E’ la prima volta che si apre una crisi in pieno Ferragosto e si ipotizza di votare in piena sessione di bilancio, che la nomina del commissario Ue è fuori dall’ordine del giorno, che c’è un clima d’odio generalizzato”. Ma se quella innescata da Salvini è una crisi “inspiegabile” quanto “clamorosa”, una cosa – secondo Renzi – è certa: “Capitan Fracassa Salvini ha fallito”. Poi lui tende una mano al Movimento 5 Stelle. “Sono dell’idea che la riduzione dei parlamentari possa essere un punto di incontro e non di scontro”. Poi a chi gli faceva notare che stava scavalcando il ruolo di Zingaretti suo segretario di partito Renzi ha risposto spiazzando i propri interlocutori. “Zingaretti ha avanzato due richieste, unità del partito e che la segreteria gestisca questo passaggio. Sono richieste comprensibili, da accogliere, è giusto ci sia l’unità massima da parte delle forze politiche”. Per questo Matteo Renzi appoggia ufficialmente il “lodo Bettini”, ossia la proposta di un accordo di legislatura con il M5s. Avverto il bisogno di lanciare un appello a tutte le forze politiche che oggi ha lo spazio per essere accolto: c’è una occasione che viene testimoniata dal voto sul calendario che forse oggi si terrà. Dico forse perché Salvini scopre di essere in minoranza”.