Fontanini corre ufficialmente per un secondo mandato. Buona notizia per gli avversari, sempre che…..

Il dato è tratto, Pietro Fontanini si ricandida sindaco di Udine. Ormai è ufficiale dopo che questa mattina si è svolta una conferenza stampa in centro a Udine, presenti i maggiorenti del centrodestra regionale. E’ certamente una buona notizia per il centrosinistra, sempre ovviamente che la sindrome tafazziana non prevalga ancora una volta e le forze alternative a Pieri non decidano di fare harakiri arrivando alla scadenza elettorale divise da veti incrociati e da una dilaniante lotta per la poltrona di candidato sindaco. Certo molti fanno notare che Fontanini fino ad oggi, quando si è candidato a qualsiasi cosa ha sempre vinto dimostrando fiuto e fortuna, ma come si sa bene, anche solo in termini di probabilità statistica, prima o poi la sconfitta arriva. Nel caso del sindaco Fontanini inoltre, nonostante i puntelli mediatici su cui può contare, è troppo visibile il malgoverno della città per poterlo nasconderlo e poco servono più o meno pilotati sondaggi, magari intestandosi vittorie non proprie o nascondendo del tutto la verità di una città senza smalto che viene costantemente umiliata nella sua funzione di capitale del Friuli. Del resto negli ultimi mesi lo stesso Fontanini è passato dal definirsi il sindaco solo di chi l’ha votato, all’accusare la sua giunta e le forze di maggioranza di non avergli fornito una squadra di qualità. Chi può dimenticare la sua pregiudiziale per candidarsi: “cosa chiederò agli alleati? Vorrei una squadra amministrativa rinnovata, composta da persone di maggior esperienza. C’è bisogno di portare all’interno dell’amministrazione professionisti di livello….”. Ora, secondo il principio della transizione del pensiero da positivo in negativo e viceversa, appare evidente che volendo “persone di maggiore esperienza amministrativa” Fontanini ammetteva che quelle della giunta uscente non lo erano e che quindi il governo della città non è stato “splendente”. Chissà se queste garanzie gli sono state date. A giudicare dal linguaggio del corpo, dal non detto al tavolo della conferenza stampa e dalle facce non certo entusiaste, la sensazione plastica è che fra gli alleati il tarlo del dubbio non è stato risolto. Del resto come fanno ad essere tranquilli dopo aver sentito il sindaco dare degli ingrati agli udinesi. Nel centrodestra si deve essere pensato che se si deve perdere, tanto vale farlo con chi si è palesemente sfiduciato da solo e che sarà facile scaricare dandogli tutte le colpe. Così la piroetta di oggi nella quale Fontanini afferma di credere di poter vincere, potrebbe essere considerata una sorta di canto del cigno. C’è però l’incognita, c’è la concreta possibilità che Fontanini trovi insperati alleati nei suoi avversari e che questi gli facciano l’enorme favore di scannarsi fra di loro. I sintomi ci sono tutti e non solo quelli relativi al braccio di ferro fra l’ex rettore Alberto Felice De Toni e l’attuale capogruppo del Pd, Alessandro Venanzi. Quello è il meno. Il problema è che bisognerebbe riconoscere in via preventiva gli errori fatti; prima nella precedente contesa elettorale del 2018, poi negli ultimi mesi alle “politiche” ed infine per il fatto che l’opposizione a Fontanini in questi anni, fuori e dentro il consiglio comunale, è stata poco incisiva, oseremmo dire inesistente, almeno in rapporto a quello che effettivamente premeva ai cittadini di Udine. Quindi, al di là di chi raccoglierà come capo cordata il guanto di sfida di Fontanini, sarebbe necessario pensare a liste elettorali che non premino chi non va premiato. Insomma niente  più rendite di posizione e che si parta per una volta da un foglio “vergine”.

FF