Friuli Venezia Giulia perde 14mila residenti in cinque anni. Unica regione del Nordest con il segno “meno”
In Friuli Venezia Giulia, al 1 gennaio 2019, il numero di residenti era pari a 1.215.220, 1.633 in meno rispetto ad un anno prima. Prosegue dunque la dinamica negativa iniziata cinque anni fa, quando gli abitanti in regione avevano sfiorato quota 1.230.000, oltre 14.000 in più rispetto al dato attuale; senza l’apporto del comune di Sappada (che si è aggiunto a fine 2017) il passivo sfiorerebbe le 15.500 unità. Tra le regioni del Nordest, rileva il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo che ha rielaborato i dati dell’Istat, la nostra è l’unica a presentare una variazione negativa. Il calo osservato nell’ultimo anno si è concentrato nella provincia di Udine (-1.905 unità) solo in quella di Pordenone si rileva un aumento (+453). Tra i cinque comuni più grandi della regione si possono rilevare gli incrementi di Monfalcone (+346 residenti) e Pordenone (+240). Si può infine osservare che la componente maschile è in crescita di 375 unità, mentre quella femminile è in netto calo (-2.008).
Le nascite tra i residenti sono ai minimi storici
Nel corso del 2018 tra i residenti in regione sono state registrate 7.829 nascite (294 in meno rispetto al 2017, -3,6%) e 14.476 decessi (30 in meno rispetto al precedente anno). Pertanto il saldo naturale, dato dalla differenza tra nati e morti, è risultato negativo per -6.647 unità. Anche nel 2018, come nel quadriennio precedente, il consistente saldo naturale negativo ha portato al decremento della popolazione, ponendo fine ad un lungo periodo nel quale i flussi migratori avevano compensato il declino demografico. Rispetto al picco toccato in regione nel 2007 (10.557 nuovi nati), nel 2018 si è registrato un numero di nascite inferiore di oltre 2.700 unità, il più basso almeno dai primi anni Novanta (da quando sono disponibili le serie storiche). A livello provinciale Gorizia presenta la flessione maggiore in termini relativi (-6,1%). In generale il saldo naturale risulta negativo in tutta l’Italia, con la sola eccezione della provincia autonoma di Bolzano.
Gli italiani che si trasferiscono all’estero
Per quanto riguarda il saldo migratorio estero (ossia la differenza tra gli iscritti e i cancellati da e per l’estero), la popolazione italiana fa registrare una perdita di oltre 1.400 unità nel 2018. Si può in effetti osservare la notevole diffusione del fenomeno (di portata non solo locale ma nazionale) dell’emigrazione di cittadini italiani, che spesso riguarda i giovani con titoli di studio elevati. Nel 2018 il numero di italiani residenti in regione che si sono trasferiti all’estero ha sfiorato le 2.800 unità (a fronte di poco più di 1.300 iscrizioni), un dato pari a più del doppio rispetto agli anni precedenti la crisi economica. Si può anche osservare che i dati illustrati sottostimano molto probabilmente il fenomeno, in quanto danno conto esclusivamente di situazione già consolidate da diverso tempo, che portano al definitivo trasferimento della residenza all’estero.
Cresce la componente straniera residente
Il numero di cittadini stranieri in regione è aumentato di oltre 3.500 unità nel 2018 (+3,3%) attestandosi a poco più di 111.000 residenti; gli incrementi maggiori si osservano nell’area isontino-giuliana (+6,9% nella provincia di Gorizia e +4,8% in quella di Trieste). In provincia di Pordenone si evidenzia la presenza maggiore in termini relativi (10,5% contro una media regionale pari a 9,1%; quella nazionale si attesta all’8,7%). Quasi un terzo degli stranieri residenti in regione sono originari di due soli Paesi: Romania e Albania. Nell’ultimo anno è aumentato soprattutto il numero di stranieri provenienti dal Pakistan (+819 residenti), dalla Romania (+751), dal Bangladesh (+500), dall’India (+240), dall’Iraq (+185) e dall’Afghanistan (+164), anche come conseguenza dei più recenti flussi migratori. Gli stranieri residenti in regione che nel 2018 hanno acquisito la cittadinanza italiana sono stati 2.522, in netto calo rispetto all’anno precedente (-30,5%). È possibile che questa flessione sia dovuta a una riduzione della platea degli aventi diritto, ma potrebbe avere influito anche una modifica delle modalità di presentazione della domanda di acquisizione della cittadinanza italiana, introdotta nel 2015, ma i cui effetti possono essersi manifestati in ritardo a causa dei tempi tecnici di espletamento delle pratiche amministrative. Sono compresi le acquisizioni e i riconoscimenti della cittadinanza per matrimonio, naturalizzazione, trasmissione automatica al minore convivente da parte del genitore straniero divenuto cittadino italiano, per elezione da parte dei diciottenni nati in Italia e regolarmente residenti ininterrottamente dalla nascita, per ius sanguinis di cittadini con avo italiano.