Gaza luna park
So che non è facile fare dell’ironia di fronte all’orrendo spettacolo delle immagini che, non certo per merito dei media nostrani, ci arrivano da Gaza; ma pare che da quelle parti il tiro al bersaglio e la giostra vadano alla grande. In questo tragico “parco divertimenti” non è necessario spiegare chi siano i bersagli del tiro a segno, sulla giostra invece c’è un abbonato speciale, il segretario di stato USA, Blinken che come una trottola si ostina a replicare i suoi infruttuosi giri nell’area mediorientale come se fosse su un seggiolino del famoso “calcio in culo”. Gira gira, ma non riesce mai ad arrivare al pollo appeso che gli consentirebbe di ottenere un premio.
Gli obiettivi principali di questo tiro al bersaglio, i civili inermi, cercano disperatamente un posto dove potersi sentire al sicuro, ma niente, gli implacabili tiratori li stanano anche lì. Bambini e donne pare valgano di meno, ce ne sono in abbondanza e dunque prendere la mira su di loro risulta fin troppo facile. Quelli che a quanto pare invece valgono più punti sono i giornalisti; non sono quelli internazionali che a Gaza non possono entrare, ma quelli locali vanno benissimo ugualmente. Dal 7 Ottobre scorso, sono 109 i rappresentanti della categoria che sono rimasti vittima delle bombe mollate sulle abitazioni civili, sugli ospedali e scuole, centrati dai razzi sparati dai droni o delle pallottole dei militari israeliani. Un numero impressionante e mai visto prima, segno indiscutibile che quanto subito dai palestinesi deve essere oscurato, che meno pubblicità si fa su quanto di orribile sta succedendo, meglio è. Che meno si vede, più la gente si può concedere l’alibi del non sapere e continuare a starsene tranquilla a farsi i fatti suoi.
Dovrebbe esistere un Pulitzer dedicato a coloro che nonostante le bombe che cadono loro attorno, ai droni che li inseguono e li disintegrano, ai cecchini che nonostante tutti siano perfettamente riconoscibili (e forse è proprio quello il problema) li colpiscono a morte; che nonostante tutto ciò continuano a fare il loro lavoro e ad informarci, che consapevoli di essere potenziali bersagli non si arrendono, uscendo tutti i giorni a raccogliere notizie ed immagini sul macello che sta succedendo in Palestina. Quel massacro che non riesce, malgrado l’evidenza, a smuovere le coscienze dei nostri rappresentanti istituzionali, italiani, europei e, ma questa purtroppo non è una novità, di quelli USA. Se l’occidente ha la responsabilità maggiore di non prendere un’iniziativa che potrebbe mettere fine alla carneficina in tempi brevi, Cina, Russia, Paesi arabi, Turchia e compagnia non si distinguono certo per decisioni che metterebbero almeno e sicuramente in difficoltà il governo razzista di Netanyauh. Unica mossa di rilievo e a modo suo importante, la richiesta del Sud Africa (probabilmente il passato di apartheid che quello Stato ha subito permette ai suoi attuali governanti di riconoscere la stessa situazione in Israele) di incriminare Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia, organismo che anche Tel Aviv riconosce e non potrà evitare, per genocidio. Certo gli USA ci hanno già informato che non esistono le basi su cui l’accusa possa basarsi.
Le immagini di Wael Dahoudh, capo dell’ufficio di Gaza dell’emittente qatarina, che sta ancora piangendo la perdita del figlio maggiore Hamza, fulminato da un razzo sparato da un drone israeliano assieme ad il collega di AFP Mustafa Abu Thuraya e dopo avere perso buona parte della sua famiglia nello scorso Ottobre, con la mano ferita da un precedente ulteriore attacco, sono commoventi. Sentire le sue parole che dicono a tutto il mondo che il suo lavoro è e sarà la sua priorità, da un certo punto di vista spezza il cuore, dall’altro ci concede un minimo di speranza. Quella che ci sono e ci saranno sempre persone che mettono davanti a tutto la deontologia, l’amore per il loro lavoro e la ricerca della verità illustrata dalle immagini che riescono a raccogliere e a farci vedere.
Cambiando invece padiglione e spostandosi al settore giostre, è lì che incontreremmo il segretario di Stato Usa, col suo ciuffo da “er banana”, Antony Blinken. Un abbonato di quel divertimento che imperterrito e come niente fosse, continua a girare come un matto in cerca di qualcuno che sopperisca, ma con moderazione ovviamente, a quello che sarebbe il suo ruolo; trovare una soluzione per fermare la guerra e Israele, ma soprattutto impedire che si allarghi. Abbiamo perso i conti di quante siano già state le sue missioni (in realtà sono già cinque) in giro per il Medio Oriente per cercare di convincere i maggiori attori di quell’area a prendere una qualche iniziativa, quale potrebbe essere pare non saperlo nemmeno lui, che impedisca al conflitto di includere prima il Libano e poi non si sa bene dove. Anzi, sì, si sa benissimo quali siano le mire del governo israeliano; non è un segreto per nessuno che da anni a Tel Aviv si vorrebbe portare la guerra in Iran e di conseguenza coinvolgere gli USA che però quello scontro non possono permetterselo. Almeno ora. E dunque il “calcio in culo” che metaforicamente Bilnken si prende un po’ dappertutto rimane il gioco a cui deve, volente o nolente, sottostarsi. Naturalmente una soluzione ci sarebbe, basterebbe che gli USA smettessero di fornire quattrini e armamenti a Israele e la guerra non potrebbe andare avanti per molto. Ma forse qui si sfiora l’’utopia.
Non solo, ma sembra veramente che Israele giochi con Blinken, e dunque con gli USA, come il gatto con il topo; ogni volta che il segretario di stato arriva in missione per chiedere se, per favore, si possono ridurre le vittime civili a Gaza e nella West Bank e calmare la tensione al confine con il Libano, succede l’esatto contrario. L’altro giorno in sole 24 ore ci sono state 240 vittime palestinesi a causa dei continui bombardamenti; la cifra giornaliera più alta dal 7 Ottobre. Dopo l’assassinio di Harouri un alto ufficiale di Hezbollah è stato fulminato da un missile mentre si recava al suo villaggio e ieri tre altri militanti sempre di Hezbollah hanno subito la stessa fine. Niente male davvero come benvenuto. Ma oggi il nostro eroe incontrerà per l’ennesima volta Abu Mazen a cui non potrà che ripetere la solita solfa, raccontando che nei giorni precedenti gli interlocutori che ha incontrato gli hanno promesso importanti fondi per la ricostruzione di Gaza. Senza neppure menzionare il fatto che a Tel Aviv dicono tranquillamente che la guerra andrà avanti almeno tutto quest’anno. Sempre ammesso che non si espanda.
Non riescono a fare di meglio nel Regno Unito, dove il nuovo, si fa per dire, Ministro degli Esteri David Cameron sostiene che sì, forse, Israele potrebbe aver commesso crimini di guerra, ma lui non essendo un giudice non ha la facoltà di esprimersi chiaramente. Ahh, ecco. Forse è questo il motivo per cui generalmente i nostri politici mantengono un rigoroso silenzio.
C’è dunque da chiedersi quale sarà il prossimo passo dell’inarrestabile giramondo o quale distrazione si concederà al luna park; se tanto mi dà tanto, saranno probabilmente gli autoscontri.
Docbrino