Giorgio Napolitano è morto

Oggi, alle ore 19.45, il Presidente Emerito della Repubblica, Senatore Giorgio Napolitano, si è spento presso la clinica Salvator Mundi al Gianicolo in Roma. E’ stata una figura di spicco nella politica italiana, Giorgio Napolitano era nato il 29 giugno 1925 a Napoli, dimostrando fin da giovane interesse per il diritto e politica. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza all’Università di Napoli con lode nel 1947, ha intrapreso la carriera accademica, insegnando Scienza delle finanze all’Università di Pisa. Questa solida formazione legale sarebbe stata la base su cui avrebbe costruito la sua futura carriera politica. Napolitano si è avvicinato alla politica nel 1945, quando ha aderito al Partito Comunista Italiano. Nel corso degli anni, ha svolto vari ruoli di rilievo all’interno del PCI, diventando segretario regionale per la Campania. Tuttavia, il suo impegno politico non si è limitato al PCI e ha continuato a evolversi con il cambiamento del panorama politico italiano, ma anche e soprattutto internazionale. Nel 1956, per esempio, fu in testa al partito nell’appoggiare la decisione di Mosca di stroncare con i carri armati la rivoluzione in corso in Ungheria. In seguito, però, intraprenderà un percorso che lo allontanerà sempre di più dall’ortodossia stalinista, portandolo all’ala destra del partito e alla ricerca di un dialogo serrato con i socialisti, differenziandosi in questo dalla linea di Luigi Berlinguer: nel 1968, per esempio, la sua posizione per l’intervento sovietico per reprimere la Primavera di Praga fu invece di dissenso. Di più: Napolitano iniziò a guardare con interesse anche all’America, tanto che fu il primo comunista italiano a ricevere il visto per gli States, grazie soprattutto alla benevolenza di Henry Kissinger. Nel 1991, con la fine del PCI, è stato tra i fondatori del Partito Democratico della Sinistra, che in seguito si è trasformato nel Partito Democratico. Questo adattamento alla nuova realtà politica italiana ha dimostrato la sua flessibilità e la sua capacità di navigare con successo attraverso i cambiamenti politici del suo paese. L’anno successivo diventa presidente della Camera, guidandola nei turbolenti anni di Tangentopoli, che mandano tra le altre cose in frantumi il tentativo di avvicinamento con il Psi di Bettino Craxi. Nel 1996, ha assunto l’incarico di ministro dell’Interno nel governo di Romano Prodi e nel 1998 ha firmato insieme a Livia Turco la prima vera legge che regola l’immigrazione in Italia, antesignana della Bossi-Fini . Ha poi ricoperto nuovamente il ruolo di ministro degli Interni nel governo di Massimo D’Alema dal 1998 al 2000. Il 15 maggio 2006 si è concretizzato il momento più alto della sua carriera con l’elezione a Presidente della Repubblica. Un mandato nel corso del quale sarà costretto ad assegnare per ben tre volte l’incarico di presidente del Consiglio, Romano Prodi nel 2006, a Silvio Berlusconi nel 2008, quindi a Mario Monti nel 2011: del triennio con Berlusconi si ricordano le ruggini, culminate con le dichiarazioni di incostituzionalità del lodo Alfano e del legittimo impedimento, varata dal governo Berlusconi e firmate dal Colle. Un mandato al quale, per la prima volta nella storia del Paese, è seguita una riconferma. Napolitano è stato infatti il primo Capo dello Stato ad essere stato eletto per un secondo mandato. Un gesto, il suo, dettato dalla forte responsabilità istituzionale: aveva infatti spiegato di essere stato profondamente convinto di lasciare il ruolo e quasi costretto ad accettare nuovamente l’incarico. Al termine del secondo mandato, il 31 gennaio 2015, Napolitano ha continuato a essere una figura di riferimento nella politica italiana. Ha offerto consulenza e supporto alla classe politica più giovane, condividendo la sua vasta esperienza e la sua saggezza politica. La sua voce è rimasta influente nel dibattito pubblico, la sua carriera politica eclettica e la sua lunga presidenza sono un testamento alla sua straordinaria capacità di adattamento e alla sua determinazione nel servire il Paese.