Grandi opere. No a Commissario, mozione della pentastellata Capozzi bocciata a maggioranza fra le polemiche
Bocciata a maggioranza dall’Aula, con il voto contrario dell’intero Centrodestra, la mozione proposta da Rosaria Capozzi, consigliera del Movimento Cinque Stelle, che poneva all’attenzione della Giunta sull’articolo 13 del decreto legge 10 agosto del 2023 numero 104, che prevede la nomina di un commissario straordinario per grandi programmi d’investimento esteri sul territorio italiano, definiti di interesse strategico nazionale. La proponente, spinta anche da quanto accaduto recentemente sulla questione acciaieria sull’Aussa Corno, suggeriva alla Giunta di presentare un ricorso davanti alla Corte Costituzionale per la declaratoria di illegittimità costituzionale, o di richiederne l’abrogazione in sede di conversione in legge. Come spiegato dalla pentastellata, “nel decreto è previsto che il Consiglio dei ministri possa con propria deliberazione, su proposta del Ministro delle imprese e del made in Italy, dichiarare il preminente interesse strategico nazionale di grandi programmi d’investimento esteri sul territorio italiano, che richiedono, per la loro realizzazione, procedimenti amministrativi integrati e coordinati di enti locali, Regioni, Province autonome, amministrazioni statali e altri enti o soggetti pubblici di qualsiasi natura. Per garantire la tempestiva ed efficace realizzazione del programma d’investimento sarà nominato un commissario straordinario di Governo che potrà operare in deroga dando alle amministrazioni competenti un periodo massimo di quindici giorni per eventuali richieste, al termine del quale può procedere anche in mancanza dei pareri”. “A nostro avviso – ha aggiunto Capozzi – per realizzare infrastrutture o insediamenti produttivi sul territorio regionale non è in alcun modo necessaria la nomina di un commissario da parte del Governo e anzi, laddove ne è stato nominato uno, anche di recente, non si sono velocizzate le procedure, ma invero si sono definitivamente bloccate, come successo sulla linea ferroviaria Venezia-Trieste o l’insediamento recente di multinazionali che hanno affrontato investimenti che hanno superato i 500 milioni di euro senza l’utilizzo di questa figura. Questa nomina – ha concluso l’esponente dell’Opposizione – a nostro parere rischierebbe di prevalere sulle norme regionali votate da questo Consiglio o approvate dalla Giunta, limitandone così l’autonomia prevista dalla Costituzione”. Il documento è stato sottoscritto anche da altri consiglieri di minoranza che in Aula hanno ribadito la loro contrarietà al decreto sostenendo che a rischio, in primis, c’è la specialità regionale. Secondo Furio Honsell (Open) “bisogna porre particolare attenzione ai rischi che si incontrano quando prevale la normazione in deroga, che invece dovrebbe avvenire solo in occasioni veramente straordinarie. Una modalità di legiferare che non tiene conto di tutti i punti di vista, che non ha attrito, rendendoci tutti molto più deboli e senza garanzie”. “Considerando le dichiarazioni rilasciate dai parlamentari leghisti Pizzimenti e Dreosto – ha proseguito Massimo Moretuzzo (Patto-Civica) che annunciavano la presentazione di emendamenti volti a garantire l’autonomia decisionale della Regione Fvg su questioni strategiche per il nostro territorio come salute, ambiente e turismo, mi sorprende il silenzio in Aula dei consiglieri della Lega che invece affidano le loro repliche all’assessore Pierpaolo Roberti, posizione mantenuta anche dal direttivo del partito su territorio regionale. In discussione c’è un punto fondamentale: l’articolo 4 dello Statuto di autonomia del Fvg che attribuisce le materie di competenza regionale. E quindi bisogna decidere se esercitare la nostra specialità o lasciarla in balia degli eventi”. A fargli eco Diego Moretti (Pd): “Bisogna capire se utilizzare o meno la nostra specialità e le competenze che vengono assegnate alla Regione. Credo che comunque la si pensi, visto anche quanto accaduto sulla questione dell’acciaieria, è giusto che il destino economico e industriale del Fvg si decida nella nostra regione rispettando le competenze primarie previste”. La replica da parte della Maggioranza è arrivata dall’assessore Pierpaolo Roberti che ha ribadito come il Centrodestra, a partire dalla passata Legislatura, sia stato in grado di difendere con ogni mezzo l’autonomia di questa Regione, anche grazie ai nuovi patti finanziari. Nel merito della mozione, “il parere è contrario poiché si parla di un decreto legge che ha una validità di 60 giorni e che, se non verrà convertito in legge, decadrà. Consideriamo inoltre che i parlamentari friulani hanno presentato degli emendamenti di modifica in merito. Se sarà necessario interverremo sul testo di legge”, ha annunciato Roberti. Serena Pellegrino (Avs) ha sottolineato come si tratti di un articolo di legge “che mette a rischio la democrazia stessa, spregio ai più elementari diritti di autodeterminazione delle popolazioni e dei territori senza margine di ascolto e trattativa, imbavagliando amministrazioni pubbliche e politica e attribuendo a un unico soggetto, il commissario di Governo, un potere inusitato in nome dell’interesse strategico nazionale”. Prima del voto, ha preso la parola anche Antonio Calligaris (Lega) che ha ribadito come “la Lega abbia preso una posizione a livello regionale e nazionale e abbia presentato degli emendamenti tramite i suoi parlamentari. L’assessore ha dato una risposta tecnica a conferma che nessuno ha cambiato idea ma che l’impugnativa costituzionale di un decreto legge, che non è stato ancora convertito e su cui si sta lavorando con delle modifiche, credo sia una commedia”.