Il finanziamento della sanità. E’ possibile maggiore equità? Ne parla su FriuliSera Giorgio Simon già Direttore generale ASFO
Uno dei temi più rilevanti della politica sanitaria è la distribuzione delle risorse tra i diversi territori (da Stato a Regioni e da Regioni ad Aziende Sanitarie). La distribuzione per essere equa deve tener conto dei bisogni della popolazione (più o meno ammalata), dei servizi esistenti (alta specializzazione di riferimento) e delle caratteristiche del territorio (città, campagna, montagna). L’equa distribuzione delle risorse è uno degli elementi più importanti per la tenuta della coesione dei territori e deve quindi essere trattata con grande delicatezza. Bisogna mettere assieme solidarietà e misurazione dei bisogni.
In Regione Friuli Venezia Giulia la distribuzione delle risorse è equa? Ovvero risponde in maniera adeguata alle popolazioni dei diversi territori? La mia risposta è no.
Per dimostrare con i numeri quanto sostengo partirei dalla ultima ripartizione delle risorse alle aziende sanitarie fatta con la DGR 480/2023.
I criteri di riparto delle risorse partono dalla suddivisione dalla macro aree dei Livelli Essenziali di Assistenza: la prevenzione a cui si dovrebbe assegnare il 4%, il 51% all’assistenza distrettuale e il 44% a quella ospedaliera. Si sa poi che persone di età diverse consumano quantità diverse di risorse. Per questo per alcune funzioni (ospedali, ambulatoriale e farmaci) si “pesa” la popolazione.
Ad esempio, se si parla di spesa ospedaliera si sa che se un cittadino medio spende 1, una persona con più di 75 anni spende 2,8 mentre un giovane dai 5 ai 14 anni spende 0,2. Quindi per ciascuna Regione o Azienda si moltiplicano i residenti di ciascuna fascia di età per i rispettivi valori ottenendo così una popolazione pesata. Nella figura 1 si vede il calcolo fatto in Friuli Venezia Giulia che tiene conto anche della popolazione residente in comuni oltre i 500 metri. Per altre funzioni, ad esempio la prevenzione, non si pesa la popolazione quindi 1 vale 1.
Figura 1 – Pesatura della popolazione in Friuli Venezia Giulia
Un secondo passaggio consiste nel valorizzare economicamente alcune funzioni di riferimento che alcuni ospedali svolgono per tutta la regione e che non sarebbero pesabili (es. centro trapianti).
La prima parte delle risorse, quindi, viene distribuita sugli effettivi bisogni della popolazione (popolazione pesata) e sulla base di chi eroga funzioni di carattere regionale (es. malattie rare, ricerca, ecc.). E fin qui tutto bene, parti eguali a bisogni eguali. In questa maniera prevenzione, ospedali, medicina convenzionata ed altre funzioni sono finanziate con parametri oggettivi che tengono conto del tipo di popolazione.
Ci sono poi però alcune aggiunte ulteriori. Una di queste riguarda la presenza o meno di Cliniche universitarie. La presenza universitaria fa aumentare automaticamente la tariffa di ogni ricovero del 7%. Ad esempio, un ricovero per polmonite a Pordenone, Gorizia, Tolmezzo è pagato 3.558 Euro a Udine e Trieste 3.807 Euro. Moltiplicando ogni ricovero per le rispettive differenze a Udine sono assegnati ulteriori 15,1 milioni a Trieste 9,8 milioni e al Burlo 1,6 milioni. In questa maniera si finanzia la presenza dell’Università. Operazione ovviamente legittima e anche auspicabile ma di conseguenza gli altri sono penalizzati due volte, la prima perché sono pagati di meno per la stessa identica prestazione, la seconda perché non hanno, se non in minima parte, la disponibilità dei medici specializzandi che sono pagati con fondi universitari.
Oltre a questo, i due Istituti Scientifici IRCCS Burlo Garofolo e CRO sono finanziati con una quota aggiuntiva prevista dalla legge regionale 14/2006 che assegna poco più di 9 milioni ciascuno.
Alle fine però nella tabella del finanziamento c’è la fatidica riga chiamata “finanziamento integrativo” il cui calcolo non risponde ad alcun criterio di pro-capite e di cui non sono specificati i criteri di riparto (Tabella 1).
Tabella 1 – Finanziamento integrativo per Azienda
Per il 2023 questo finanziamento è stato di 64 milioni per Gorizia-Trieste, 75 per Udine e 4 per Pordenone con un aumento della cifra finale del 10% a Trieste-Gorizia, 8,3% a Udine e 0,8% a Pordenone.
Qual è il risultato finale? Se suddividiamo il totale finanziato per il numero degli abitanti calcolati con la popolazione pesata (quindi tenendo conto di anzianità e altri parametri) ogni cittadino Giuliano Isontino riceve 1.600 euro a testa, ogni Udinese 1.611 e ogni Pordenonese 1.447. Se volessimo aggiungere a Pordenone anche metà del finanziamento al CRO (oltre la metà delle prestazioni del CRO è erogata per fuori regione e fuori provincia) arriveremmo a 1.476, ma dovremmo fare la stessa operazione con il Burlo e le distanze rimarrebbero invariate. Quindi se Pordenone ricevesse la stessa quota pro-capite di Trieste avrebbe 56 milioni in più, la stessa di Udine equivarrebbe a 52 milioni in più.
È evidente che le differenze sono importanti ed è evidente che non si tratta solo di finanziamento ma di servizi che quel finanziamento produce di più in un territorio rispetto ad un altro. Sappiamo, da dati ufficiali, che la salute mentale a Trieste ha il 30% di più di spesa per il personale e il servizio delle dipendenze ha il doppio di addetti. Ma sappiamo anche di reparti ospedalieri che a parità di prestazioni erogate hanno il 20-30% di persone in più.
Ho lavorato praticamente in tutta la regione e so bene quanto sia delicato questo tema. Non si tratta di sottrarre risorse a qualcuno ma di definire quale livello di servizio deve essere garantito alla popolazione. Ad esempio, ritengo che lo standard di qualità per la psichiatria debba essere quello di Trieste da estendere a tutta la regione.
Vorrei solo che si iniziasse su serio un confronto e un raffronto tra i servizi resi ai cittadini nei diversi territori. Confronto partito molte volte negli anni ma sempre bloccato ad un certo punto. Così avremmo una sanità più equa.
Giorgio Simon già Direttore generale ASFO