«Il finto autonomismo leghista: per normare il Fine Vita si nascondono dietro le competenze statali. Una delusione»
“I leghisti, anche quelli regionali, in questi giorni esultano per i passi in avanti della riforma sull’Autonomia Differenziata”, affermano Massimo Moretuzzo e Enrico Bullian, rispettivamente presidente e consigliere regionale del Gruppo del Patto per l’Autonomia-Civica FVG. “Tuttavia, contemporaneamente, i leghisti del FVG respingono la proposta di legge regionale di iniziativa popolare sul Fine Vita (di natura esclusivamente procedimentale e organizzativa, figlia della sentenza della Corte costituzionale 242/2019) nascondendosi dietro la presunta competenza esclusivamente statale. E usando in aula lo scudo della “questione pregiudiziale”, che ha cassato perfino la discussione del provvedimento nell’assemblea legislativa. Ieri è stata una brutta pagina del Consiglio regionale del FVG: la proposta sottoscritta da 8mila cittadini del FVG è stata liquidata in maniera inqualificabile, senza nemmeno che la maggioranza di centro-destra riconoscesse la dignità di un dibattito a una proposta di legge di iniziativa popolare. Alla faccia dell’autonomismo, della sussidiarietà, del protagonismo dei territori, di cui si riempiono la bocca. Abbiamo assistito alla nascita di una nuova forza politica: i leghisti-autonomisti a ore alterne. Dopo grandi strilli di tromba per il passaggio parlamentare sull’autonomia differenziata, nel nostro Consiglio regionale non esercitano nemmeno le competenze concorrenti che già ci sono. Una delusione completa: la bocciatura della legge regionale avviene per motivi politico-ideologici, per la contrarietà di fondo del Presidente della Regione a riconoscere la libertà di scelta di ciascuno sul proprio Fine Vita quando le condizioni di sofferenza diventano estreme. Ma questa possibilità è già stata riconosciuta dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019, mentre al Consiglio regionale spettava il compito di codificare procedure, tempistiche e ruoli certi affinché le strutture pubbliche delle aziende sanitarie la rendessero esigibile in maniera uniforme su tutto il territorio del FVG. Evitando, come nel caso della triestina Anna, lunghe trafile giudiziarie. Hanno affossato la norma, non certo le richieste di una libera scelta per un Fine Vita dignitoso che provengono dalla società, confermate anche nel recente appello dell’altra triestina, Martina. Ciononostante né il Parlamento né la Regione legiferano: restiamo un paese incivile su questo tema e assai poco autonomista nei fatti. Tuttavia, la battaglia di civiltà continuerà e, prima o poi, la legge prevedrà questa possibilità di libera scelta, così come è stato per gli altri diritti civili, a partire dal divorzio e dall’aborto”.
Massimo Moretuzzo e Enrico Bullian.