Il peso delle parole contro
Quando a mancare viene il rispetto e prende il sopravento l’insulto e il disprezzo, si interrompe la possibilità di confronto o del conflitto politico. Quando si spostano le divergenze delle idee, al giudizio morale superficiale, senza conoscenza, spinte da una furia ideologica, allora le parole possono diventare bastoni e olio di ricino, sottomissione. Le parole non sono aria, hanno sempre delle conseguenze nella realtà. Dipingere l’avversario politico come moralmente indegno, descrivere chi ha un’opinione diversa dalla propria come essere infame e colpevole di tutti i mali, indicare nel lavoratore, ricercato e chiamato da altri paesi, responsabile e colpevole di
invasione, oltre essere contro le basi della democrazia, si dimostra senza responsabilità di fronte a processi complessi che necessitano di governo, mentre si creano rischi di passaggi di rottura, di violenza. Demonizzare l’avversario è un’arma comoda, scontata alla portata dei nani politici, capace di reclutare i più indifesi, ignoranti, furiosi, ma ha il fiato corto come dimostra la storia politica degli ultimi trenta anni, con diversi tristi declini. La mancanza di rispetto è alla portata degli idioti, studiare e conoscere, soprattutto gli altri e per gli altri, è faticoso. Siamo governati a livello nazionale, regionale, locale da persone elette con le regole democratiche che rappresentano e praticano questo linguaggio rancoroso. Come è possibile tutto questo? Siamo di fronte a una mancanza di maturità democratica e di un dibattito intellettuale che dovrebbe rappresentarla. La maturità delle persone non si misura con l’età, ma dal loro sforzo di assumere le conseguenze delle proprie parole, conseguenze nel reale. Coloro che usano le parole come bastoni e proiettili sono il vero terreno del fascismo.
Luigino Francovig