Soccorso in mare viziato dalla logica ideologica di “prima le manette”. Il salvagente è solo seconda opzione, la bara l’ultima
Mentre proseguono le ricerche dei dispersi, che secondo le stime sono tra 27 e 40, continuano anche le indagini sul naufragio di migranti a Steccato di Cutro, in cui hanno perso la vita 70 persone. Di oggi il ritrovamento di due corpicini. La Procura di Crotone indaga sui mancati soccorsi al barcone e sul rimpallo di responsabilità tra Guardia Costiera, Guardia di Finanza e Frontex, che ha coinvolto anche i ministri dell’Interno Piantedosi e dei Trasporti Salvini. Ma è soprattutto il giudizio morale sulle parole del ministro dell’interno Pianntedosi che ormai scolpito sulle coscienze della maggior parte degli italiani, tranne ovviamente per quella piccola folla di squallidi personaggi ideologicamente orientati. Le ricerche dei dispersi sono coordinate dalla Direzione marittima di Reggio Calabria e proseguiranno a oltranza con mezzi aerei, navali, nucleo di sommozzatori e personale a terra. Le condizioni meteo in peggioramento potrebbero rendere ancora più difficoltose le ricerche. Intanto sul fronte delle indagini, nello specifico, relazioni di servizio, brogliacci e tutte le comunicazioni intercorse tra la Guardia di finanza e la Guardia costiera, compresa l’ultima una decina di minuti prima dello schianto, saranno oggetto dell’analisi della Procura di Crotone. Dopo quello sul naufragio, i magistrati hanno aperto un altro fascicolo per far luce su quanto accaduto nella notte tra sabato e domenica al largo, prima che il barcone finisse su una secca a 100 metri dalla spiaggia di Cutro. Il fascicolo è al momento senza ipotesi di reato e contro ignoti, ma i magistrati hanno delegato i carabinieri ad acquisire gli atti proprio per verificare se vi siano state falle penalmente rilevanti nella catena dei soccorsi nelle ore antecedenti il naufragio. Ma in realtà quanto è emerso e che il sistema dei soccorsi in mare è stato reso volutamente farraginoso ideologicamente orientato a considerare i migranti invasori e quindi prima le eventuali manette poi il salvagente. Fin qui la vicenda di Cutro che colpisce per la gravità del singolo evento e per la drammaticità delle immagini che ormai da qualche giorno mostrano in maniera palpabilmente plastica la realtà di una tragedia ma che è solo la punta di un iceberg. Le stime infatti ci narrano di come minimo di 26.000 esseri umani morti nel Mediterraneo dal 2014 al gennaio 2023 nel tentativo di approdare nelle tanto agognate sponde europee del “Mare Nostrum”. I 70 morti accertati, per il momento, di domenica 26 non sono infatti il risultato di un accidente naturale, né costituiscono principalmente un dramma umano per quanto molto doloroso esso sia. Essi sono l’espressione di una tragedia strutturale sociale di cui la responsabilità incombe soprattutto sui dirigenti italiani e europei ed anche su quelli dei paesi da cui essi fuggono. In generale ex-colonie passate e recenti delle potenze europee o comunque aree dove impera la guerra e la violenza. E’ la storia delle tragedie causate e alimentata dall’ingiustizia, l’irresponsabilità, l’inezia e gli egoismi dei gruppi dirigenti dei paesi coinvolti. In Italia ma anche in Europa ci sono governi che da anni dicono che la soluzione consiste nell’arrestare le partenze dei migranti – resi “illegali” perché indesiderati allo scopo di favorire, nel caso, l’entrata di immigrati utili perché risorse umane profittevoli all’economia nazionale. Cioè, siamo lontani da valori etici, sociali e politici ispirati ad una visione umanista e rispettosa della dichiarazione dei diritti universali. Siamo di fonte a scelte di esclusione sociale, di rigetto dell’altro perché fonte di costi e non di benefici. Siamo di fronte a società umane che ragionano ed agiscono prioritariamente in funzione di criteri non umani, non sociali. Per loro, le migrazioni non costituiscono un fenomeno sociale collettivo. La politica che propongono è la politica dei muri, dei blocchi navali, dei fili spinati. Ma si tratta di strumenti fallaci di sicurezza nazionale perché alla fine lo racconta la storia millenaria dell’uomo le migrazioni,, quando si scappa da mote certa non sono arginabili, Del resto i muri della separazione, dell’esclusione, dell’odio, della vergogna non hanno mai creato storie felici, ma tragiche e Cutro ne è l’ultimo esempio.