Imperativo categorico, “fermare i migranti”, il blocco navale lo farà la Tunisia di Kais Saied dietro lauto compenso e in barba ai diritti umani

Dal blocco navale a quello terrestre. Giorgia Meloni ha abbracciato la linea Minniti. Nonostante pur di frenare i migranti la decisione è la solita, facciamo il patto con il diavolo. Una scelta molto occidentale, molto disumana vista l’imprevedibilità del presidente tunisino Kais Saied che, pochi lo stanno evidenziando, ha acquisito un potere quasi assoluto dopo la sospensione del parlamento del paese nel 2021 e la successiva messa sotto indagine e, in alcuni casi, arresto di almeno 72 esponenti dell’opposizione e di altre persone critiche nei confronti del presidente con accuse spesso pretestuose. Ma alla missione del tridente europeo Meloni-Von der Leyen-Rutte poco importa di trattare con uno dei demoni che si aggirano per il Mediterraneo, se lo avessimo previsto solo alcuni mesi fa che l’operazione si sarebbe svolta con gli auspici di questo strano triunvirato ci avrebbero presi per matti. Ma del resto la politica del terzo millennio è questa. Si viaggia da emergenza in emergenza. Così ecco arrivare il memorandum d’intesa tra l’Ue e Tunisia con uno schema – che la premier italiana, che manco si vergogna di dirlo, ha già rivendicato come inedito «modello di partenariato» per il Maghreb e l’Africa tutta. C’è voluto più del previsto e più soldi ma alla fine l’intesa ha soddisfatto tutti gli attori in campo, tranne i migranti che il campo, anzi il deserto lo patiranno sulla loro carne viva. Restano infatti forti dubbi sulla tutela dei diritti umani di chi sceglie la traversata del Mediterraneo per raggiungere l’Europa. Ma vediamo quali sono i cinque termini del Memorandum: Assistenza macrofinanziaria, relazioni economiche, cooperazione energetica, migrazione, contatti tra le persone. Ovviamente sono il primo, i soldi in gestione al “presidente” tunisino e il rallentamento dei migranti i veri termini della questione, il resto sarà probabilmente “fuffa” ma utile a confezionare l’accordo rendendolo potabile in sede Ue. Così Von der Leyen ha già spiegato che si tratta di «un investimento nella nostra prosperità condivisa, nella stabilità e nelle generazioni future». Ma è soprattutto la Meloni che canta vittoria cercando così di far dimenticare la figuraccia planetaria del suo “blocco navale”. Meloni considera il patto siglato i una sua creatura. Ma in realtà essersi consegnati, come a suo tempo fu fatto con la Libia e più recentemente con la Turchia alle volntà degli autocrati di turno non è certo una bella idea, perchè così come si chiudono, i ribinetti dei traffici di uomoni si possono riaprire. L’accordo prevede la solita ricetta, consegna di motovedette (a Tunisi ne verranno consegnate 17 riequipaggiate e otto nuove) ma addirittura non è neppure i prevista una zona di salvataggio e assistenza (Sar) di competenza esclusiva del Paese, il che potrebbe non obbligare la Guardia costiera locale a interventi in caso di emergenza. Senza contare la questione del rispetto dei diritti umani dei migranti, di cui Von der Leyen ha ribadito la necessità, ma che sembra non preoccupare più di tanto Saied. Anzi nella conferenza stampa congiunta di ieri il presidente Tunisino ha attaccato le ong, da cui «arrivano fake news con l’obiettivo di danneggiare la Tunisia e il suo popolo». Ieri poi fonti Ue hanno specificato che l’intesa prevede il rimpatrio in Tunisia solo dei migranti irregolari tunisini e non di quelli di altre nazionalità arrivati nel territorio dell’Unione transitando dal Paese nordafricano. Questo perché, hanno sottolineano le stesse fonti, le autorità locali «hanno espresso chiaramente la volontà di non diventare un Paese che fa da centro di accoglienza per i migranti irregolari che vengono rimpatriati dall’Europa».
In risposta alla firma di un memorandum d’intesa, una delle prime voci contrarie è stata quella di Eve Geddie, direttrice dell’ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee, ha dichiarato: “Questo accordo mal ponderato, firmato nonostante le evidenti prove di gravi violazioni dei diritti umani da parte delle autorità tunisine, comporterà una pericolosa proliferazione di politiche migratorie già fallimentari e segnalerà l’accettazione da parte dell’Unione europea di un comportamento sempre più repressivo da parte del presidente e del governo di Tunisi”.

“In un contesto di crescenti violenze e maltrattamenti da parte delle autorità tunisine nei confronti dei migranti subsahariani, tale decisione dimostra che non è stata appresa nessuna lezione dai precedenti, simili accordi. Ciò rende l’Unione europea complice delle sofferenze che inevitabilmente ne deriveranno”, ha proseguito Geddie.

“Nello stesso periodo in cui la Tunisia e l’Unione europea si apprestavano a firmare questo accordo, le autorità tunisine hanno lasciato centinaia di persone, bambini compresi, intrappolate alle frontiere desertiche del paese, inizialmente prive di acqua, cibo o riparo”.

“Concentrandosi sulle politiche e sui finanziamenti per il contenimento e l’esternalizzazione del controllo delle frontiere, anziché garantire percorsi sicuri e legali per coloro che cercano di attraversare i confini in modo sicuro, i leader dell’Unione europea si stanno ancora una volta avviando verso politiche fallimentari basate su una spietata indifferenza verso i diritti umani fondamentali”, concluso Geddie.