In 3000 in corteo a Udine. Manifestazione democratica pro-Palestina ma soprattutto per la pace
Almeno 3000 persone oggi hanno partecipato a Udine alla manifestazione pro-palestina in concomitanza con la contestata partita di calcio Italia Israele. Il corteo, nonostante i timori della vigilia, si è snocciolato per le vie di un centro città blindato in maniera tranquilla e colorata. Tutto bene e non solo per la partecipazione, ma per il fatto che nessun momento di tensione e nessuna tendenze antisemita si sono palesati. Certo, la censura nei confronti del governo di Israele, è stata ferma, ma accompagnata da una convinta richiesta di pace. Un buon segnale che dovrebbe fare riflettere. Unica nota stonata nella giornata le scritte apparse davanti alla sede della Regione in Via Sabbadini (prontamente cancellate) e davanti a palazzo d’Aronco sede del Comune di Udine. Nota stonata non solo perché è stata una inutile azione demenziale di nessuna valenza comunicativa, ma soprattutto perché ha consentito alle forze di centrodestra di cercare di sporcare una giornata di composta e democratica protesta. Per fortuna la risposta l’ha data la piazza che si è riunita sotto l’idea che prevalga la fine dei conflitti, una richiesta ai governi del mondo che richiamino lo Stato di Israele alla ragionevolezza perché si convinca a fermare le drammatiche operazioni militari in atto, le cui modalità, compresi gli intollerabili attacchi ai caschi blu dell’Onu, non hanno più alcuna giustificazione. Infatti ad un anno dalla drammatica e vigliacca azione di Hamas contro civili inermi, la conseguente reazione di Israele si è ora trasformata in una irrefrenabile voglia di vendetta e di annientamento. Da uno stato democratico non si può tollerare e non ci si aspetta l’odierno atteggiamento iper-violento , bullistico e arrogante che diventa la negazione di ogni possibile spiraglio diplomatico tendente ad una futura possibilità di convivenza civile. Ovviamente la giornata “internazionale” udinese si concluderà con la partita il cui risultato sportivo sarà ininfluente ma che è stata, per molti, e non senza contraddizioni, la pietra dello scandalo. Un match calcistico che secondo molti, non tutti però, non andava disputato. Fra l’altro la vicenda del patrocinio da parte del Comune di Udine è stata utilizzato in maniera strumentale soprattutto per il tentennamento del primo cittadino che in primo tempo aveva negato il patrocinio, per poi concederlo in “zona Cesarini”. Decisione che ha diviso la maggioranza che sostiene De Toni lasciando ampio spazio alle incursioni della minoranza di centrodestra che non vedeva l’ora di amplificare le polemiche. Purtroppo il sindaco, che notoriamente non è indifferente agli obiettivi e alle vetrine mediatiche, questa sera appariva felicemente indifferente davanti alle telecamere nei pressi dello stadio, contento soprattutto per essere in tribuna con Vip governativi, regionali e della massima dirigenza sportiva. Peccato però che il suo pavoneggiarsi non sia riequilibrato da un franco dialogo all’interno della sua stessa maggioranza. Ora servirà un confronto chiaro con le forze politiche e non solo sulla vicenda patrocinio, ma sulla gestione stessa della politica comunale. De Toni probabilmente affetto dalla sindrome di ritorno del “Magnifico”, non considera appieno che un sindaco, una volta eletto, non ha il potere assoluto, ma deve continuamente confrontarsi con chi lo sostiene. Eccessivo decisionismo alla fine diventa un problema. A tirare troppo la corda questa rischia di spezzarsi.