In ateneo friulano due mostre sulle donne premi Nobel e matematiche di fama internazionale
Tutti conoscono Rita Levi Montalcini, insignita nel 1986 del Premio Nobel per la Medicina e sicuramente in tantissimi hanno sentito parlare di Marie Curie, che si è guadagnata due Premi Nobel in discipline diverse, fisica e chimica. Ma quanti possono dire di sapere chi è Dorothy Crowfoot Hodgkin, biochimica e cristallografa britannica, pioniera nella tecnica di diffrazione dei raggi X e vincitrice del premio Nobel per la chimica nel 1964? O Esther Duflo, economista francese, classe 1972, insignita del Premio Nobel per l’economia nel 2019 per l’approccio sperimentale nella lotta alla povertà globale, seconda donna insignita di un premio Nobel per l’economia, nonché la persona più giovane a ricevere tale premio? Per dare visibilità alle assegnazioni femminili del Premio Nobel nell’ambito della Scienza e della Medicina e in generale alle donne che si sono distinte nella Matematica a livello internazionale, molte delle quali ancora sconosciute ai non addetti ai lavori, l’Università di Udine ha deciso di allestire due mostre nei corridoi del piano terra del campus dei Rizzi dell’Università di Udine da venerdì 10 febbraio a lunedì 10 aprile, in occasione della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, fissata dalle Nazioni Unite per l’11 febbraio e commemorata dall’Unesco e UN Women per fornire un accesso pieno ed equo alle donne e alle ragazze per partecipare alla scienza. Le esposizioni saranno visibili anche in occasione del Salone dello studente a fine marzo. Le Nobel per la Medicina e Le Nobel per la Scienza (Chimica-Fisica-Economia) – La mostra “Le Nobel” è composta da 34 pannelli (70x100cm), nello specifico 14 pannelli più uno di introduzione dedicati alle Nobel per la Medicina e 18 pannelli più uno di introduzione per Le Nobel per la Scienza (10 alla chimica, 6 alla Fisica e 3 all’Economia). Realizzata dall’associazione di promozione sociale Toponomastica femminile per diffondere e dare risalto alle assegnazioni femminili del Nobel, la mostra vuole mettere in luce tutte quelle figure femminili, poco conosciute dal grande pubblico, che hanno fatto la storia della scienza e della medicina: donne che si sono fatte strada in un ambiente prevalentemente maschile e maschilista che respingeva le donne considerate inadatte agli studi e alla ricerca scientifica.
La mostra “Women of Mathematics throughout Europe – a gallery of portraits”, è composta da 23 pannelli più uno introduttivo. Questa mostra itinerante, il cui punto di partenza è stato il 7° ECM tenutosi nel luglio 2016 a Berlino, nasce dalla constatazione che ancora oggi le donne trovano molti ostacoli di ordine culturale e sociale quando intendono intraprendere una carriera di ricerca nel nell’ambito degli studi matematici a causa dei pregiudizi, degli stereotipi e delle discriminazioni di genere che ancora persistono. Dopo l’apertura a Berlino, la mostra ha viaggiato in più di 130 località in Europa e nel mondo, tra cui Sudamerica, Australia e Africa.
Oltre alle due mostre il progetto di dare visibilità alle donne che si sono distinte nella scienza culminerà con l’evento “Donne che fanno la scienza” in programma giovedì 2 marzo nell’auditorium della nuova biblioteca dei Rizzi a Udine e vedrà la partecipazione di Marica Branchesi, ricercatrice del Gran Sasso Science Institute e dell’Istituto di Fisica Nucleare, inserita nel 2022 nell’elenco annuale delle 100 persone più influenti al mondo della rivista Time. È previsto anche l’intervento di otto ricercatrici dell’Università di Udine, una per ogni dipartimento dell’ateneo, che si sono distinte per premi, riconoscimenti e progetti di ricerca nazionali e internazionali.
Il progetto, promosso in sinergia da Valeria Filì, delegata del Rettore alle Pari opportunità e Presidente del CUG, Alessandro Trovarelli, delegato del Rettore alla Ricerca, e dall’Area Servizi alla ricerca, si colloca nel solco delle numerose attività che l’Ateneo di Udine ha intrapreso a partire dall’a.a. 2019-2020. Come ha sottolineato il rettore Roberto Pinton all’inaugurazione dell’anno accademico, la nostra università è stata tra le prime ad adottare il Gender Equality Plan, richiesto dal PNRR e dalla Commissione europea, e questo non è stato considerato solo un adempimento formale, ma l’occasione per proseguire verso la strada della costruzione di una comunità inclusiva e volta alla promozione dei talenti senza discriminazioni.
«Purtroppo le discriminazioni verso le donne esistono ancora – dice Valeria Filì – anche se oggi sono più subdole e nascoste. Le donne protagoniste delle due mostre hanno lottato contro pregiudizi, stereotipi e ostacoli di ogni genere, hanno sfidato le loro famiglie e le loro comunità per poter intraprendere la strada della ricerca e realizzare i loro sogni. A molte era addirittura preclusa l’istruzione. Sono delle eroine! Quanti uomini lo avrebbero fatto? Domandiamocelo prima di dire che le donne non hanno talento e sono inadatte alla ricerca. Certo, oggi il pensiero va alle donne dell’Iran o dell’Afghanistan, segregate, a cui viene impedito studiare e lavorare. A loro va la nostra piena solidarietà, la nostra ammirazione per il loro coraggio e il nostro invito a non arrendersi».
«Nella nostra comunità accademica ci sono molte donne e uomini di talento che si sono distinti in diversi campi della ricerca – dice Alessandro Trovarelli – Con queste iniziative vogliamo però mettere in mostra solo le donne per dare dei buoni esempi, dei modelli di riferimento e di successo, in particolare alle giovani che devono scegliere cosa studiare e alle ragazze che si sono già iscritte ai corsi di laurea STEM. Si tratta di una iniziativa che vuole combattere i pregiudizi ancora presenti e incoraggiare le donne ad intraprendere studi considerati tradizionalmente a predominanza maschile, che però possono dare grandi soddisfazioni e ottime prospettive occupazionali. Si tratta di una azione positiva per la promozione delle pari opportunità nell’università e nella ricerca. A tal fine, sul sito dell’Ateneo è stata dedicata una pagina alle ricercatrici di Uniud che si sono distinte nelle diverse discipline ottenendo riconoscimenti nazionali e internazionali; la pagina si chiama proprio “donne che fanno la scienza” (www.uniud.it/cug )».