In attesa del referendum prossimo venturo l’Autonomia differenziata in scena in Consiglio Regionale Fvg
Tutto come da copione: sull’autonomia differenziata il centrodestra in Fvg in commissione fa quadrato e boccia la richiesta di referendum contro la legge. Del resto, come spesso accade, è stato un esercizio dialettico fra sordi al quale seguirà quello presumibilmente fotocopia giovedì in aula. Come è noto la questione è approdata in Fvg a seguito della richiesta di indizione pervenuta da 4 consigli regionali e in Fvg dall’iniziativa dei consiglieri regionali di opposizione. Le proposte all’ordine del giorno erano due, entrambe a prima firma del capogruppo del Pd Diego Moretti, supportato da tutti i colleghi del suo gruppo consiliare, da quelli del gruppo Misto (Serena Pellegrino di Avs, Rosaria Capozzi del M5S e Furio Honsell di Open Sinistra Fvg) e dal Patto per l’Autonomia-Civica Fvg (il capogruppo Massimo Moretuzzo ed Enrico Bullian). La sola differenza tra le due proposte riguardava l’abrogazione totale o parziale della norma nazionale.
Entrambe le proposte sono state elaborate sulla base di quanto già votato nel mese di luglio dai Consigli regionali di Campania, Emilia Romagna, Toscana e Sardegna, che hanno posto l’attenzione sui possibili rischi derivanti dall’applicazione della legge 86 rispetto ai principi di uguaglianza, solidarietà e coesione nazionale La contrarietà dei consiglieri di opposizione si basa anche sui dubbi del finanziamento dei LEP – i livelli essenziali dei servizi che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, che non garantirebbero i principi di solidarietà e sussidiarietà.
La maggioranza rispedisce al mittente le critiche ribadendo che la legge sull’autonomia differenziata è un’occasione per responsabilizzare gli amministratori locali, garantire una gestione più efficiente delle e che non mina l’unita del paese. Inoltre, una clausola di salvaguardia garantirebbe ulteriore autonomia alle regioni a statuto speciale e l’opportunità di poter trattare ulteriormente sui temi finanziari con lo Stato centrale.
Respinte le due proposte, totale e parziale, di deliberazione del referendum in commissione, seguirà un ulteriore dibattito tra i banchi del consiglio. Il 20 settembre invece si conclude a livello nazionale la prima fase di raccolta firme per l’abolizione della Legge Calderoli. Già superate le 500 mila firme necessarie. Ampio è stato il dibattito sulle due proposte, che ha visto emergere pareri contrastanti. Secondo Furio Honsell (Open Sinistra Fvg), firmatario soltanto della proposta per il referendum per l’abrogazione totale della legge 86, “la norma in questione è rischiosa in quanto viola il principio di solidarietà sociale e va contro i valori di uguaglianza delle comunità”. Inoltre per il consigliere di Opposizione “è impensabile che si dichiari di poter concedere l’autonomia alle Regioni in una vasta gamma di materie, senza però esplicitare come verranno garantiti i livelli essenziali di prestazioni”.
Per Francesco Russo(Pd) “l’attuale meccanismo alla base della norma consentirebbe alle Regioni a statuto ordinario di superare i livelli di autonomia di quelle speciali”. Russo ha inoltre espresso contrarietà alla legge “nel metodo, in quanto le norme non si fanno a colpi di maggioranza”. “Credo nelle forme di autogoverno dei territori – ha aggiunto l’esponente del Pd -, ma con questa legge si sta costruendo un sistema che acuisce le differenze e creerebbe solo più confusione”.
Anche per Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg, con la legge 86 “c’è il rischio di ordinarizzazione della specialità del Fvg”. Moretuzzo ha sottolineato inoltre che “la norma così come oggi si presenta è inapplicabile e ciò è dovuto alla mancanza di definizione dei Lep”. Secondo Enrico Bullian (Patto-Civica) “la legge 86 va contro l’idea comunitaria, entro la quale invece bisognerebbe risolvere problemi che sono di attualità per tutti”. Serena Pellegrino (Avs) è convinta che la preoccupazione maggiore “non riguardi la perdita della specialità del Fvg, quanto piuttosto la perdita di unitarietà del nostro Paese”.
Completamente diversa la posizione della Maggioranza, per la quale la legge 86 è invece un’opportunità da cogliere per migliorare ancora di più la specialità del Friuli Venezia Giulia.
Antonio Calligaris, capogruppo leghista, ha espresso la propria contrarietà alle due proposte referendarie ricordando le parole del giurista Sabino Cassese che “sulla norma 86 ha detto che l’autonomia differenziata non potrà causare ulteriori differenze regionali, che allo stato attuale già esistono per ragioni storiche”. In merito alla preoccupazione espressa dalle Opposizioni sulla perdita di specialità del Fvg, l’esponente della Lega ha ricordato la clausola di maggior favore per le Regioni a statuto speciale, “per cui sino all’adeguamento dei rispettivi statuti si possono applicare le disposizioni che prevedono forme di autonomia più ampie rispetto a quelle già attribuite”.
Medesima posizione quella di Mauro Di Bert, capogruppo di Fedriga presidente, che pur riconoscendo le complessità della norma ha evidenziato che “si tratta di una grande opportunità per il Friuli Venezia Giulia, la strada giusta da perseguire”.
In chiusura l’assessore alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, sulla scia dei colleghi consiglieri della Maggioranza ha ribadito che “la legge 86 è un’opportunità per avere nuove competenze e, inoltre, un elemento di garanzia per la specialità del Fvg è il fatto che la Regione lavora a un tavolo condiviso con le altre Regioni a statuto speciale”.