“Kaliningrad? L’abbiamo annessa”. Finto referendum ceco nel solco di «una risata vi seppellirà». Anche l’Austria potrebbe cercare lo sbocco al mare rivendicando Trieste
Tra le eredità del Sessantotto c’è anche una frase, espressa in realtà in scritte murali, che rispecchiava e forse tornerà a rispecchiare la forza dell’Utopia, quella coscienza antagonista che allora diede origine alla contestazione in un clima di totalizzante politicizzazione e che oggi, ahinoi rischia di rispettare solo l’incapacità di coinvolgere le persone in obiettivi reali e non fantasiose parodie del vorrei ma non posso. Detto questo possiamo inserire in questo solco dell’ironia come risposta al potere quanto avvenuto ieri in repubblica Ceca che si è svegliata con il geniale “progetto” di annettere Kaliningrad per avere l’agognato sbocco al mare. Ovviamente si trattava di uno scherzo, che però ha irritato non poco la Russia, che evidentemente si deve essere sentita colpita nel vivo. Del resto, l’annessione avrebbe anche delle radici storiche, basta una rapida escursione enciclopedica e si scopre che l’odierna Kaliningrad è in realtà Königsberg, nome storico della città prussiana, città nata dal fatto che i cavalieri teutonici in fuga dalla Polonia nel tredicesimo secolo avevano fondato la “collina del re” affacciata sul Mar Baltico e l’avevano dedicata in realtà al re boemo Ottocaro II. Koenigsberg poi divenne la sovietica Kaliningrad, quando il Reich nazista fu smembrato dopo la Seconda guerra mondiale. Ma i discendenti e concittadini di Ottocaro non hanno mai dimenticato l’origine boema della città. E quindi dopo i referendum farsa di Putin per annettere quattro province ucraine, i cechi hanno dunque deciso che il meccanismo potrebbe valere per tutti e che in una nuova geografia e con i nuovi metodi di annessione territoriale, si potrebbe perfino indire un referendum nella russa Kaliningrad e annetterla. Inutile dire che la “proposta” è diventata virale tanto che anche il governo di Praga e l’ambasciata americana hanno alimentato la “notizia”. Tutto pare partito, scrivono le agenzie di stampa, dal parlamentare polacco Tomas Zdechovsky, che su Twitter ha pubblicato una finta cartina di Kaliningrad divisa in due zone, una polacca e una ceca, e ha celebrato il nuovo sbocco di Praga sul Baltico: “È tempo di spaccare Kaliningrad e garantire ai fratelli cechi finalmente un accesso al mare”. Da qui ha preso le mosse il referendum finto della Repubblica Ceca: un’iniziativa che è ispirata ovviamente dalla nuova dottrina putiniana . “La Russia – spiegano i promotori – ci ha dimostrato in Crimea e ora nel resto dell’Ucraina che è abbastanza normale entrare in un territorio straniero, annunciare un referendum e annetterlo. E noi abbiamo la straordinaria opportunità di espandere il territorio ceco e garantirci finalmente l’accesso al mare”. Inutile dire che a Mosca, visto l’andamento della loro “operazione speciale”, hanno preso molto male lo scherzo. Scherzo che si potrebbe replicare in molte situazioni europee. L’Italia, visti i venti governativi che tirano, potrebbe cercare, a colpi di referendum, di “riprendersi l’Istria”, ma ancora di più l’Austria potrebbe tornare a rivendicare il Tirolo e magari anche l’accesso al mare, Trieste in sostanza potrebbe tornare ad essere asburgica. Inutile dire che molti in Friuli non sarebbero contrari e che anzi l’idea di ripristinare il confine dalle parti di Cormons dove incideva fino al 1918 il confine fra l’Italia dei Savoia e l’ Austria di “Franzjosef” trova ancora oggi nostalgici ed entusiasti sostenitori dell’appartenenza all’impero. Non parliamo di quello finto mussoliniano durato una manciata di anni, ma di quello austroungarico. Dicono gli attuali sostenitori di Cecco Beppe tirando la storia come fosse un elastico, che quell’influenza culturale e confinaria austriaca sarebbe durata mille anni, facendo risalire tutto all’editto di Ottone I nel 980. Insomma ben prima che Pietro il Grande (1682-1725) cui spesso Putin si ispira, calcasse il globo terracqueo. Si fa per ride, ovviamente. Sperando che invece di seppellire Putin di risate, non sia lui, che pecca di senso dell’umorismo, a seppellire noi, di poco ilari… radiazioni.