Conclusa la “Dolomiti Mountain School” a Forni di Sopra

Si è conclusa a Forni di Sopra la seconda giornata della “Dolomiti Mountain School”, che ha visto susseguirsi sul palco numerosi esperti di diversi campi per discutere il tema dei diversi turismi possibili nella montagna friulana. “La Mountain School mi ha dato la possibilità di condividere con i partecipanti un excursus sulla mia esperienza di amministratore in montagna, prima di un paese non turistico e poi di uno turistico” ha commentato il sindaco di Forni di Sopra Marco Lenna. “Le difficoltà sono enormi e molteplici, ed abbracciano a 360 gradi l’interezza del territorio. Le sfide sono in ogni ambito: culturale, turistico, ecologico, nel rispetto dell’ambiente e nel risparmio dell’energia. La mia è un’analisi generale che però scende nel dettaglio nel cercare di far comprendere i problemi dell’amministrare un piccolo comune di montagna al confine con il Veneto che, con una popolazione di partenza di mille abitanti, si trova ad averne 8-9 mila nel corso delle stagioni turistiche”. Nel corso della Mountain School è intervenuto anche il coordinatore della scuola, il giornalista e studioso Giampaolo Carbonetto. “Ho voluto gettare luce su quattro sfaccettature di un problema estremamente complesso. La prima è la difficoltà di far convivere ambiente e turismo: è un concorrere nello stesso filone di elementi molto contrastanti, se non addirittura opposti. Far entrare persone in un ambiente protetto, portare modernità dove si vuole mantenere la tradizione, e così via”.

“Il secondo tema è legato alla salvaguardia dell’ambiente, che può essere condotta solo avendo la consapevolezza di come le culture del passato hanno trasformato la montagna rendendola ciò che è oggi” prosegue Carbonetto. “Il terzo punto riguarda la cura e l’attenzione per chi in montagna abita: chi ci vive sa quando e come intervenire sull’ambiente e sul territorio per preservarlo e, se possibile, migliorarlo. L’ultimo punto riguarda il trattamento di coloro che in montagna arrivano. Sono di tipologie estremamente diverse: dal turista che pretende di essere servito e non gli interessa se è al mare, in montagna o in una città d’arte, fino all’altro estremo, quello che io chiamo il ‘residente part time’, che viene con spirito di partecipazione e di solidarietà, si interessa alla montagna e vuole che sia salvaguardata. Situazioni assolutamente diverse tra loro che richiedono una grande preparazione da parte di chi si occupa di accoglienza”.

Tra gli esperti che si sono avvicendati sul palco anche il geologo Emiliano Oddone, il quale ha spiegato che “Le Dolomiti friulane, parte del sistema Patrimonio Unesco, presentano diverse specificità che non si trovano altrove. Sono un territorio molto selvaggio che risponde ad una dimensione di grande solitudine in montagna che ormai nelle Dolomiti è rara, e in più c’è una natura estremamente ben esposta, facile da leggere e interpretare. La dolomia qui è più fossilifera: contiene al suo interno degli elementi unici al mondo, come le tracce dei primi e più antichi rettili volanti mai studiati, e tutta una serie di altre peculiarità, come un gran numero di orme di dinosauro. Richiami che possono rendere la geologia accattivante e raccontabile anche ad un largo pubblico in chiave turistica, non soltanto agli esperti e agli addetti ai lavori. Si parla spesso di turismo esperienziale, e questo ne è sicuramente un esempio lampante”.

Nel corso della seconda giornata sono intervenuti la guida naturalistica Fabio Paolini, il professore di zootecnia Stefano Bovolenta, il ricercatore del CNR Renato Roberto Colucci, il professore di scienze cognitive Ugo Morelli, il direttore dell’Azienda per il Turismo della Val di Fassa Paolo Grigolli, il direttore marketing di Promoturismo FVG Bruno Bertero e il professore di economia ambientale dell’Università di Udine Francesco Marangon. L’evento è stato organizzato dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dalla Comunità di montagna della Carnia in collaborazione con Fondazione Dolomiti UNESCO, ASCA e Università di Udine.