La cosiddetta guardia costiera libica collabora con gli scafisti: le prove di Sea Watch
La cosiddetta guardia costiera libica è profumatamente finanziata e addestrata dall’Italia e dall’Europa, impedisce sistematicamente alle persone di fuggire dai centri di detenzione e attraversare il Mediterraneo con intercettazioni e respingimenti illegali. Abbiamo le prove, spiega della collaborazione di questa milizia criminale con gli scafisti, come nel caso documentato.
L’8 ottobre, l’equipaggio del nostro aereo da ricognizione #Seabird ha avvistato un’imbarcazione blu chiaro con circa 50 persone a bordo. Fate caso al numero e ai segni sullo scafo dell’imbarcazione. Dall’alto, abbiamo visto una motovedetta della cosiddetta guardia costiera libica intercettare le persone in fuga. Davanti ai nostri occhi è avvenuto l’ennesimo respingimento illegale, tutte le persone sono state portate a bordo e respinte in Libia.
Ma, invece di dare fuoco all’imbarcazione per renderla inutilizzabile, i libici sono saliti a bordo e hanno fatto qualche giro di prova, mentre #SeaBird ha dovuto abbandonare la scena.
L’11 ottobre, tre giorni dopo, dal cielo avvistiamo la stessa imbarcazione: stesso numero, stessi colori, stessi identici segni, ma a bordo ci sono altre persone.
Dal 2017 la cosiddetta guardia costiera libica ha ricevuto oltre 100 milioni in formazione ed equipaggiamenti (57,2 milioni dal Fondo fiduciario per l’Africa e 45 milioni solo attraverso la missione militare italiana dedicata). Il Memorandum Italia-Libia prevede il sostegno di questo corpo militare attraverso fondi, mezzi e addestramento. Continuare a supportarla significa non solo contribuire direttamente e materialmente al respingimento di uomini, donne e bambini, ma anche sostenere i centri di detenzione dove le persone vengono sottoposte a trattamenti inumani e degradanti, abusate e uccise.