La crisi dei Pronto Soccorso del Fvg va affrontata strutturalmente con una seria pianificazione

L’analisi dell’ANAAO sullo stato e sulle prospettive dei Pronto Soccorso in Friuli Venezia Giulia recentemente pubblicata da QS  merita particolare attenzione e offre lo spunto ad alcune considerazioni. Innanzitutto va sempre ricordato che il Pronto soccorso è la prima struttura a subire concretamente il peggioramento/impoverimento del sistema sanitario pubblico: da un lato la carenza di letti in ospedale, dall’altra gli accessi in aumento perché i malati trovano sempre meno risposte sul territorio e quindi non sanno dove rivolgersi se non al Pronto Soccorso, che è la prima linea della sanità e quindi è la prima struttura ad essere “colpita” quando l’intero sistema salute funziona poco e male.
Ma riferirsi ai codici colore per valutare l’appropriatezza degli accessi in PS sembra fuorviante visto che il codice del triage è solo una sorta di semaforo per la priorità d’accesso, ovvero misura il grado di urgenza, ma NON è un indice di appropriatezza degli accessi. Basta osservare che tra i codici verdi si trovano, ad esempio, la gran parte dei traumi cranici, delle fratture di testa e collo di femore, delle sincopi (ovviamente risolte), e tanti altri quadri clinici che necessitano di cure, di accertamenti diagnostici, di osservazione in ambiente protetto, che solo il Pronto soccorso può garantire. Ben altri sono i problemi del Pronto soccorso, oltre la mancanza di personale (ma qualcuno si chiede come i medici e gli infermieri vengono trattati in FVG?). Il problema forse più grosso è la mancanza di posti letto nei reparti, soprattutto di medicina, dopo i tagli della riforma Serracchiani confermati dall’ amministrazione Fedriga. E così i malati bisognosi di cura e assistenza rimangono in attesa che si liberino i letti nei reparti, sottoponendo il personale del Pronto soccorso, già ridotto all’osso, ad ulteriori carichi di lavoro, questo sì improprio per il Pronto Soccorso, ma sono malati, anche gravi, e bisogna assisterli. In parallelo la carente ricettività delle strutture territoriali ritarda di giorni le dimissioni dai reparti di pazienti che necessitano non più di cure ospedaliere ma di assistenza sul territorio.
Ricordiamo che 200mila cittadini di questa regione sono senza medico di base, i tempi di attesa per visite specialistiche e accertamenti diagnostico sono infiniti, l’assistenza territoriale delle persone con patologie croniche e invalidanti appare palesemente carente. Quindi si eviti di concentrare la colpa sui cosiddetti accessi impropri, anche se può risultare comodo scaricare responsabilità ai cittadini e fornire così un alibi a chi non sa governare e gestire, mentre sa e fin troppo bene sottofinanziare. In un quadro così complesso pensare di affrontare i problemi aprendo tavoli di confronto pare ingenuo, serve invece affrontare strutturalmente la crisi con una seria pianificazione, che significa che chi ha la responsabilità e i mezzi deve partire con un’analisi completa dei problemi per individuare le soluzioni realizzabili e fissarne le priorità.

Walter Zalukar
Associazione Costituzione 32