La depurazione acque in Fvg funziona egregiamente, ci raccontano dalle aule regionali. Peccato che le multe milionarie Ue ci riguardino direttamente
C’è anche il Friuli Venezia Giulia fra le regioni meno virtuose relativamente ai sistemi di raccolta e trattamento delle acque di scarico urbane per le quali la Commissione europea ha deciso di inviare all’Italia un parere motivato, seconda fase della procedura di infrazione, perché 237 agglomerati (centri urbani o parti di centri urbani) con oltre 2.000 abitanti non dispongono di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque di scarico urbane. Le regioni interessate oltre al Fvg sono 12 (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana). Questo “secondo passo” o se volete avvertimento, della procedura sugli agglomerati con oltre 2000 abitanti è l’ultimo prima del deferimento alla Corte di giustizia Ue. La procedura odierna arriva a un anno dall’avvio formale dell’infrazione. Sul capitolo acque reflue l’Italia sta subendo anche altre tre procedure di infrazione: una di queste ha già portato la Corte Ue a condannare il nostro Paese a pagare una multa di 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di oltre settanta centri urbani o aree sprovvisti di reti fognarie e adeguati depuratori. Il conto sta progressivamente diventando miliardario.
Sempre oggi la Commissione europea ha inoltre aperto due nuove procedure di infrazione contro l’Italia per mancata notifica delle sanzioni adottate a livello nazionale in caso di violazione delle norme Ue sui gas fluorurati a effetto serra e sulla trasposizione delle regole Ue sui biocarburanti sostenibili. Infine, l’esecutivo Ue ha deferito alla Corte di giustizia Ue il nostro Paese per il mancato recepimento delle norme di sicurezza per la protezione contro l’esposizione alle radiazioni ionizzanti. Riguardo alla lettera inviata all’Italia dalla Commissione europea sulla questione delle fogne e dei depuratori c’è da registrare la dichiarazione del ministro pentastellato Sergio Costa che in linea con tutti i suoi predecessori dichiara il più classico dei “faremo”. Peccato che di faremo in faremo le uniche cose che sembra interessano alla politica italiana, vecchia e nuova, è la gestione dei servizi, affidati in genere consorzi o società a controllo pubblico, dove il concetto di controllo diventa spesso sinonimo di impunità e indolenza. “E’ stata approvata nella legge Sblocca Cantieri spiega il ministro, la norma che amplia i poteri del commissario alle acque, secondo il modello già funzionante per le discariche, dove la commissione europea sta scomputando le procedure. Anche su questo, quindi, siamo sulla buona strada”. Che dire al ministro se non invitarlo a fare un giretto nell’estremo Nord’Est d’Italia parlando magari con i suoi esponenti locali di partito che con il loro impegno e le denunce su malfunzionamenti degli impianti di depurazione stanno ottenendo la più classica delle “punizioni” che politica e commistione affaristica riservano a chi non si adegua all’andazzo. Isolamento e tentativi di sminuirne l’autorevolezza usando ogni possibile arma, dall’intimidazione sottotraccia all’uso delle potenzialità di pressione mediatica e non ultima cercando di farli passare per incapaci. Un “cojonamento” per un usare termine gergale ma efficace, al quale si prestano perfino aree dell’ambientalismo “istituzionalizzato”. Intanto le sanzioni “corrono” e alla fine a passare per cattiva sarà la Ue che non ci lascia impunemente smerdare i mari e le acque. Pagheremo cara la disattenzione colpevole, sia dal punto di vista ambientale che da quello della salute, a pagare sarà come sempre il cittadino, colpevole a sua volta di farsi “cojonare” dalla peggiore classe politica che si sia mai vista in Italia, e, credeteci, non è record da poco.