La Francia democratica a sostegno di Mimmo Lucano, spettacolo e libro scritto a molte mani

Un gruppo di autori e artisti ha pubblicato in Francia  un libro a sostegno di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace, condannato in Italia a tredici anni di carcere per il suo impegno nei confronti di esuli e rifugiati. Lo scrive il quotidiano francese Mediapart che annuncia di essere partner dell’iniziativa invitando in un editoriale di Edwy Plenel co-fondatore e presidente di Mediapart, i propri lettori alla serata di supporto organizzata per sabato prossimo 26 febbraio a Bagnolet dal Théâtre de l’Échangeur de Bagnolet (Seine Saint-Denis). Lo spettacolo di musica di testi di Terre d’Humanité, coro per Mimmo accompagna il libro pubblicato su Merle Moqueur, questo libro-manifesto è nato da una petizione a sostegno dell’ex sindaco di Riace dopo la sua condanna in secondo grado a tredici anni di carcere per il suo impegno nei confronti dei ricorrenti di rifugio. “A nome di Mediapart, scrive Edwy Plenel, che è partner di questa iniziativa, ho scritto in questa antologia collettiva, una prefazione che pubblico su questo blog per invitarvi a partecipare e sostenere questa mobilitazione cittadina”.

Per una terra di umanità
Per quattordici anni, da giugno 2004 a ottobre 2018, Domenico Lucano, che si chiama Mimmo, è stato sindaco di Riace, un paese della Calabria, nel sud Italia, all’estremità dello stivale della penisola, non lontano dalla Sicilia. Nel settembre 2021 è stato condannato in secondo grado a tredici anni di reclusione e una sanzione pecuniaria di 500.000 euro per il suo impegno nei confronti di migranti, esiliati e rifugiati che ha deciso di accogliere nel suo villaggio, sostenendoli e aiutandoli, anche se significa talvolta contravvenire a leggi inospitali la cui ispirazione xenofoba danneggia le solidarietà elementari.
Più di un decennio di carcere e mezzo milione di multa per aver difeso asilo, solidarietà e ospitalità: la sproporzione della pena che colpisce Mimmo Lucano è proporzionale a quanto lei vorrebbe scongiurare. Perché non colpisce solo un uomo: cerca di sradicare un principio. Rinnovando il confronto di Antigone e Créon, il sindaco di Riace si è opposto a leggi ingiuste che calpestano i diritti fondamentali.
Così facendo, salva l’anima dell’Europa quando i suoi giudici la portano fuori strada nel rinnegare se stessa. Del resto, il 7 dicembre 2000, l’Unione Europea non ha adottato una Carta dei diritti fondamentali in cui si proclama basata “sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà”?
Questi sono i valori che vengono difesi in tutta Europa, come Mimmo, dagli operatori umanitari e solidali che sono impegnati e attivi, su tutti i suoi confini, mare e terra, al mare e in montagna, in campagna come in città, per venire in aiuto di uomini, donne e bambini che si muovono per sfuggire alla sventura, trovare speranza, sfuggire alla fatalità e inventare un destino. Salvare i migranti è salvare noi stessi, dicono e lo dimostrano. Il realismo è dalla loro parte quando l’irresponsabilità è quella di un’Europa che, avvicinandosi ai richiedenti asilo, si barrica, li respinge e li reprime.
Chiudendo le porte all’umanità e ai migranti, questa Europa spalanca le porte al nemico contro il quale afferma di opporsi e di affermarsi. L’estrema destra nelle sue varie manifestazioni nazionali, che mescolano nazionalismo esacerbato, fascismo riabilitato e petainismo restaurato (corrente francese di destra ndr). La base ideologica di quest’ultimo è l’odio per l’uguaglianza. Tuttavia, le politiche anti-migrazione insegnano la disuguaglianza, stabilendo una gerarchia delle discipline umanistiche promuovendo la preferenza nazionale. Ci abituano all’abbandono del principio che fonda la speranza di emancipazione che ha consentito le nostre conquiste democratiche e sociali: l’uguaglianza dei diritti – il diritto ad averli, il diritto di rivendicarli, il diritto di conquistarli, il diritto di difenderli – senza distinzione di origine, nascita, condizione, nazione, identità, cultura,
Trasformare i migranti stranieri in minacce per i popoli nazionali non significa difendere i diritti di questi ultimi, ma rinunciare alla parità di diritti per tutti e, di conseguenza, fare il gioco degli interessi che si sfruttano e si ribellano gli uni contro gli altri. È giunto il momento di affermare che una sinistra degna di questo nome – e, al di là di ciò, qualsiasi politica che pretenda di essere basata sull’umanità e sui suoi diritti naturali – può oggi solo difendere l’accoglienza dei migranti come una politica equa e realistica.
Come ieri, un popolo che ha accettato di opprimere un altro non poteva essere libero, perché quindi facendo il gioco dei suoi padroni, oggi un popolo che accetta di respingere l’umanità che bussa alla sua porta non potrà più difendere la sua propria umanità, perché avrà accettato la messa in discussione dei diritti fondamentali.
Perché è in occasione delle ossessioni per la sicurezza portate dalla questione migratoria che ci abituiamo all’esistenza di campi in Europa dove rinchiudiamo persone che non hanno commesso alcun reato ma hanno semplicemente affermato un diritto naturale, sancito dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo Diritti del 1948: “Ognuno ha il diritto di lasciare qualsiasi Paese, compreso il proprio, e di tornare nel proprio Paese.»
È così che ci abituiamo all’indifferenza verso i nostri stessi diritti fondamentali: al potere assoluto di uno Stato di polizia, alla reclusione dei minori in violazione dei diritti dei bambini, alle restrizioni alla libertà di muoversi, alla regressione della libertà di espressione e del diritto di contestazione, alla messa in discussione del diritto di asilo, ai discorsi e agli atti xenofobi, alla criminalizzazione della solidarietà, al disprezzo della vita umana, alla disumanizzazione dell’altro proprio perché altro. Insomma, all’arbitrarietà della disuguaglianza, a scapito della richiesta di uguaglianza. La questione dei migranti non è quindi altro che la questione di noi stessi. Chiudersi ad alcuni è chiudersi in se stessi. Il rapporto con il lontano determina la nostra visione del prossimo. Almeno se rivendichiamo l’emancipazione, questo movimento infinito e sempre incompiuto di liberazione dalla servitù e dall’oppressione, ciò che di solito chiamiamo sinistra. Lungi dal proteggere le nostre conquiste democratiche e sociali, qualsiasi concessione alle politiche di rifiuto, preferenza nazionale o confini identitari, giocherà nelle mani del loro avversario radicale: l’estrema destra che è disuguale, identitaria e autoritaria.
L’uomo ribelle, scriveva Albert Camus, è prima di tutto un uomo che dice di no. Rivoltato dalla disumanità delle politiche migratorie europee, il sindaco di Riace ha detto no all’ingiustizia delle leggi per meglio dire sì alla parità di diritti. “Agisci al tuo posto, pensa con il mondo! “, consigliava Édouard Glissant, ed è quello che ha fatto Mimmo Lucano. Il poeta e filosofo, che professava l’identità-relazione contro il muro-identità, intravedeva in lontananza l’avvento di un mondo nuovo dove, «come ci sono stati-nazione, ci saranno relazioni-nazione, come ci sono state frontiere che separare e distinguere, ci saranno frontiere che distinguono e connettono, e che distingueranno solo per connettere”. Questo auspicio, ha aggiunto, “semplicemente suppone che verrà il tempo in cui il desiderio di dominare, di dettare la sua legge, di costruire il suo impero. Ricorderemo ancora Domenico Mimmo Lucano quando i nomi dei suoi giudici saranno definitivamente dimenticati. Perché è uno degli architetti di questo nuovo mondo a venire, dove ogni politica di umanità sarà un’etica dell’ospitalità. Il coro di scrittori e artisti che ora si fanno avanti per mostrargli la loro gratitudine e solidarietà stanno già componendo la sinfonia.

Leggi l’articolo sul blog di Mediapart https://blogs.mediapart.fr/edwy-plenel/blog/180222/en-soutien-mimmo-lucano-pour-une-terre-d-humanite