“La memoria è l’esperienza del vissuto, porta il passato nel presente, impedisce l’oblio”

Come dare torto alla senatrice sopravvissuta ai campi di sterminio Liliana Segre quando con amarezza si domanda cosa ne sarà di questi orrori e del loro lascito umano, sociale e antropologico quando non vi saranno più in vita gli scampati al genocidio. Una preoccupazione fondata considerando come i tempi che viviamo, in costante accelerazione, sembrano schiacciare occhi cosa alla “concretezza” dell’oggi rottamando ogni esperienza con il rischio del continuo azzeramento della storia che rischia di riprodursi come se non fosse accaduto nulla. Non ha torto chi si domanda se la pagina di storia dell’Olocausto ci sia effettivamente entrata nel Dna come forse, frettolosamente, si era fin qui  pensato. Ha ragione chi teme che il tempo, come nebbia che copre la realtà del passato, sparga amnesia sui giovani. Ha ragione chi piange di questo perché dimenticare dovrebbe essere impossibile ma ricordare è doveroso portando nelle scuole non solo più o meno corposi capitoli, ma dettagliate testimonianze degli orribili massacri compiuti su un popolo. Le vicende della seconda metà del 900 dovrebbero essere il filo conduttore continuo dell’istruzione scolastica, per troppi decenni è stata relegata alle ultime settimane della suola fermandosi spesso alle vicende della prima guerra mondiale perchè parlare dell’ascesa del nazi-fascismo dava fastidio ad un paese che non era riuscito a fare fino in fondo i conti con la propria orribile storia spesso in delirio di autoassoluzione nel solco di “Italiani brava gente”.  “L’Olocausto e le vicende storiche che lo provocarono, le responsabilità italiane, l’indifferenza dei più e la realtà dei fatti, sono una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria senza relegarlo all’efficacia di una commemorazione per un giorno all’anno. perché, citando Primo Levi: «nell’odio nazista non c’è razionalità: è un odio che non è in noi, è fuori dell’uomo, è un frutto velenoso nato dal tronco funesto del fascismo, ma è fuori ed oltre il fascismo stesso. Non possiamo capirlo; ma possiamo e dobbiamo capire di dove nasce, e stare in guardia. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre». Un pensiero da cui partire atraverso anche le parole di Salvatore Quasimodo che scrisse: “Da quell’inferno aperto da una scritta bianca: ‘Il lavoro vi renderà liberi’ uscì continuo il fumo”. In quel fumo era stata trasformata l’esistenza di una moltitudine di donne, uomini, bambini. Mai più. Tutto questo mai più. Per far sì che questa barbaria non si ripeta occorre conoscere, capire e sentire; studiare e vedere i luoghi della memoria. Storia e memoria sono risorse fondamentali per l’umanità, permettono di utilizzare il passato per capire il presente. La memoria è l’esperienza del vissuto, porta il passato nel presente, impedisce l’oblio.”