La sanità del Fvg come un calesse impazzito. A cassetta c’è un vetturino maldestro che non disdegna l’uso della frusta
Cade un’altra pedina della sanità regionale? Probabile, dato che l’assessore Riccardo Riccardi è abituato a scansare le responsabilità quando le cose vanno male e prendersi i meriti quando, ormai raramente, vanno bene. Lui è come il cartoon Jessica Rabbit non è cattivo, lo disegnano così, sfuggevole e scarica barile. Vedremo se il direttore generale dell’Asfo Joseph Polimeni accetterà silente di essere sacrificato dall’ineffabile assessore per fare scudo alle proprie incapacità di guidare la sanità pubblica del Fvg, mentre come è noto favorire quella privata gli riesce benissimo. In merito ai rumors sulla possibile uscita di scena del direttore generale dell’Asfo, chiesta del resto da molte parti, qualcuno afferma sia cosa fatta, del resto le procedure riccardiane le conosciamo bene tutti, a cominciare dai tecnici voluti, nominati, dominati e dimissionati dall’assessore, preferibilmente silenziandone il clamore. Chi non ricorda l’uscita di scena del direttore generale dell’Azienda sanitaria Universitaria del Friuli Centrale Massimo Braganti. Era l’aprile 2021 poco più di un anno fa, e con la scelta del silenzio prima e poi quella di minimizzare la portata della dipartita si tentò di far calare un velo sulla partenza del Direttore Generale verso analoga carica in Umbria. Così però si dimostrava che, tutto sommato, quella pletora di direttori servono solo da scudo all’assessore. Personaggi utili a garantire la tenuta di un sistema politico regionale in sanità fatto di tagli di nastri, distribuzione e moltiplicazione di poltrone, lauti stipendi e nomine varie, il tutto mentre i cittadini patiscono tempi d’attesa lumaca per le prestazioni e ogni genere di disservizio e non certo per colpa del personale sanitario come si vorrebbe far credere. Del resto Riccardi trova, quasi sempre, alleati nella stampa locale che amplificano ogni marcatura del territorio di Riccardi. L’esempio della vicenda Braganti è emblematica, dimissioni per motivi professionali su cui, forse, non tutta la verità è emersa. Come scrivevamo allora: prima gli amici di Riccardi defilarono la notizia infarcendola dei soliti stucchevoli complementi al “sistema Friuli” che tanto piace scrivere e leggere in autoreferenziale e appagante onanismo e poi minimizzarono la vicenda declassandola a informazione localissima, quasi che il ricambio del direttore Asufc riguardasse un personaggio insignificante. Allora questa strategia comunicativa si dimostrò un pericoloso boomerang per l’assessore, perchè apparse evidente che, o l’assessore alla salute non sapeva della dipartita di Braganti e dimostrando quantomeno l’incapacità di gestire i rapporti con le direzioni sanitarie, o invece sapeva e ha taciuto ben consapevole che lasciare sguarnito il vertice di una grande realtà sanitaria, fra l’altro eravamo in piena pandemia, era fatto gravissimo. Ma non un problema per lui, dalla sua postazione di vetturino autoritario, era già pronto per il rincalzo, il cambio di callo, variazione sul tema de “uno vale uno”, che uscendo dai confini del grillismo è ormai stato assorbito come utile “valore” da chi intende la gestione della cosa pubblica come cosa propria e i collaboratori funzionali alla sua maestà. Sarà lo stesso per Polimeni, vedremo. Evidenziamo fra l’altro che i medici e i professionisti sanitari che giustamente rivendicano attenzione, in questa situazione continuano a patire un disagio crescente e un preoccupante grado di conflittualità, di cui è facile identificare le responsabilità. Certo nei direttori generali, ma soprattutto in chi è “a cassetta” del calesse della sanità del Fvg. Lui tiene le redini e la frusta con la quale sferza i suoi collaboratori, direttore centrale e direttori generali aziendali compresi, che evidentemente si lasciano frustare volentieri, siamo insomma al masochismo sanitario ma ben retribuito. Avremo ora anche qualche spettacolo in stile “burlesque”?