«L’acqua è un bene comune da tutelare. La Regione aumenti i canoni di concessione per le acque minerali e li investa per diminuire le perdite delle reti» così Massimo Morettuzzo
Il tema delle perdite idriche sulla rete regionale è di estrema attualità, anche in seguito al periodo di grave siccità che sta vivendo la nostra regione. «Il Friuli-Venezia Giulia presenta una minore efficienza delle reti di distribuzione dell’acqua potabile rispetto alla media italiana e alle altre regioni settentrionali e del Nord-Est, con un dato pari al 52,2% nel 2015, particolarmente grave nelle ex province di Gorizia e di Trieste – afferma il capogruppo del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo –. L’emergenza climatica ha già severamente condizionato la fruizione di acqua potabile, portando a situazioni critiche anche sul territorio regionale, come ben si vede in questi giorni. Non c’è più tempo da perdere». Anche per questa ragione, i consiglieri regionali del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo e Giampaolo Bidoli hanno presentato una mozione in cui si chiedono opere di miglioramento e ammodernamento della rete di distribuzione dell’acqua potabile, e la revisione urgente dei canoni di concessione per la coltivazione delle acque minerali, termali e di sorgente. «Oggi più che mai è importante ricordare che l’acqua è un bene comune che va difeso, sempre, contro ogni forma di mercificazione e gestione orientata alla mera ricerca del profitto – spiega Moretuzzo –. Lo avevano decretato 27 milioni di cittadine e cittadini italiani nel referendum popolare sull’acqua pubblica del 2011 esprimendo netta contrarietà alla privatizzazione dei servizi pubblici locali e per la sottrazione degli stessi, a partire dall’acqua, dalle dinamiche di profitto, perché ritenuti beni essenziali. Eppure periodicamente riemergono nel dibattito pubblico posizioni che affermano l’opportunità di affidare la gestione dell’acqua alle regole del mercato. Abbiamo quindi ritenuto opportuno presentare una mozione in cui sollecitiamo una forte iniziativa da parte delle istituzioni pubbliche, con investimenti importanti per i quali devono essere trovate le risorse necessarie. In questo senso proponiamo di aumentare i canoni per la coltivazione delle acque minerali, termali e di sorgente, rivedendo disciplina e regolamento della materia, in analogia a quanto già fatto da altre Regioni. Il nostro Statuto riconosce alla Regione potestà legislativa primaria in materia di acque minerali e termali». I dati – quando disponibili – parlano chiaro. Inchieste condotte a livello italiano evidenziano come i canoni versati siano irrisori rispetto ai quantitativi d’acqua imbottigliati, dato che a fronte di 17,9 miliardi di litri d’acqua emunti nel 2020, sono stati corrisposti canoni per appena 18,8 milioni di euro. «L’acqua non è una “semplice” materia prima parte di un processo produttivo più ampio, ma un bene della collettività. Eppure, per il Friuli-Venezia Giulia, non esistono dati sul rapporto tra “bene pubblico utilizzato e indennizzo alla comunità”, che invece è nel pieno diritto di tutta la cittadinanza conoscere – osserva Moretuzzo –. Riteniamo inaccettabile consentire lo sfruttamento dell’acqua pubblica da parte di soggetti privati che realizzano su di essa consistenti profitti economici senza prevedere un adeguato indennizzo ai territori cui viene sottratta tale risorsa, come peraltro è emerso in più occasioni nel corso dei dibattiti sull’energia idroelettrica che si sono svolti in Aula». Il capogruppo del Patto per l’Autonomia evidenzia come dal 2015 la spesa familiare per acqua minerale cresca a un ritmo superiore rispetto a quella per la fornitura di acqua nelle abitazioni (+22,3% contro +9,6%) e che, nel 2021, in due terzi delle famiglie (66,7%) almeno uno dei componenti consuma quotidianamente almeno un litro di acqua minerale imbottigliata, dato in crescita rispetto agli ultimi anni. Nel dettaglio, la mozione del Gruppo Consiliare impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale a rivedere i canoni di concessione per la coltivazione dei giacimenti di acque minerali, termali e di sorgente, introducendo anche un canone relativo ai litri di acqua emunti e contestualmente modificare l’attuale regime di riduzione dell’importo del canone annuo posticipato riferito ai litri imbottigliati, prevedendo parametri maggiormente restrittivi rispetto agli attuali in grado di incentivare realtà produttive virtuose. Li impegna inoltre a diffondere le case dell’acqua in tutti i Comuni della Regione, nelle scuole, negli uffici pubblici e a destinare i proventi derivanti dall’aumento dei canoni per realizzare opere di miglioramento e ammodernamento della rete di distribuzione dell’acqua potabile ovvero altre attività volte a contrastare le criticità derivanti dalla carenza idrica, dando priorità agli interventi da realizzarsi sui territori contermini allo stabilimento stesso nonché per la realizzazione di campagne formative e informative per un uso corretto e sostenibile della risorsa acqua.