L’assessore Bini non ha resistito alle caramelle. L’opposizione scopre l’acqua calda
Scoprire oggi che l’assessore Sergio Emidio Bini pensa agli affari propri scambiando la “cosa” pubblica per cosa propria, era nell’ordine delle cose. Diciamolo, non è colpa sua, quando agisci con spregiudicatezza e nessuno di ostacola seriamente, ti abitui a pensare di essere nel giusto e che tutto ti è concesso. Del resto sotto sotto c’è l’ideologia del fare che si sposa con quella del merito. Poco importa se “fare e merito” sono forvianti e corrono bordenline, magari non sul baratro dei codici (del resto che ci stanno a fare gli avvocati di grido), ma su quello dell’etica politica e della moralità. Quindi si può fare spallucce, perché il fine, il profitto e il potere, giustificano i mezzi. Così che oggi il centrosinistra, da anni disattento sulle attività di Bini (e non solo sulle sue) al quale anzi si strizzava l’occhio facendo intuire che sotto sotto ne si ammirava la bravura, l’attacchi lancia in resta, è esercizio tardivo d’opposizione, grida che presto diventeranno sussurri. E’ già stato cosi con altri su questioni relative alla sanità, per non parlare alle vicende autostradali. Quindi, comunque andranno le cose, e tutto fa pensare che non avverrà nulla almeno a livello politico, non sarà certo Massimiliano Fedriga a buttare giù dalla torre Bini al quale è incatenato da accordi imprescindibili. Lui guarderà con distacco la vicenda dall’altro del suo gradimento alla maggioranza della minoranza del popolo votante e dello scodinzolante polo mediatico. Del resto l’emblematica fuga dall’aula del Consiglio regionale di ieri, con il presidente presente finché si parlava di alpini, sono state la dimostrazione che Fedriga continuerà a fare lo struzzo.
Incarnando in se probabilmente perfino le mitiche scimmiette del “non vedo, non sento, non parlo”. Solo una apertura di un livello giudiziario potrebbe smuovere le acque, ma diciamolo, in situazioni analoghe in passato la giustizia ha volto lo sguardo altrove, perché, tutto sommato, a disturbare il manovratore poco ci si guadagna. Quindi spezziamo noi una lancia a favore di Bini, non è colpevole perché su questi fatti era incapace di intendere o volere, per il semplice fatto che non pensava di far alcun male nel fare gli affari propri. A nessuno verrebbe in mente di punire un bambino che vedendo il vaso delle caramelle ne agguanta una bella manciata, al massimo scatteranno i rimproveri e magari una riduzione della paghetta, ma nessuno lo manderà per sempre a letto senza cena. Forse il centrosinistra anziché accorgersi oggi di quello che tutti sapevano e che qualcuno aveva anche scritto, incassando una bella rata di minacce ed intimidazioni, dovrebbe preoccuparsi del fatto che la vicenda dimostra molto altro. Dimostra ad esempio che esiste una emergenza informazione in Fvg. Non solo per le fin troppo prevedibili posizioni assunte dal duopolio ex Gedi, che sempre nel salvifico solco di sentire le due campane, magari evidenziando maggiormente certi rintocchi, finisce per addomesticare ogni notizia fuori dallo spirito “alpino”. E’ sempre stato così, ma oggi, la vicenda vede una novità, è emersa per uno scoop che viene da quello che potremmo definire “fuoco amico” o meglio di ex amici di Bini. Scriviamo questo perché ci è apparso bizzarro, che alcune vicende che riguardano assessori della giunta Fedriga 1 e oggi 2, emerse e pubblicate in passato, anche se non nello specifico quelle odierne, non fossero mai state riprese chiedendogliene conto. Oggi le bordate partono da destra e allora ecco che la sinistra le nobilita. Più che bizzarro è sospetto, ben conoscendo alcuni retroscena. Non entriamo nel particolare, ma alcune vicende erano emerse già in passato non destando l’interesse di una opposizione più propensa a guardare le pieghe e i foruncoli intorno al proprio ombelico che a denunciare gli interessi di certi amici, soci, parenti, amanti ecc. ecc. di assessori e affini. Il risultato è stato che il povero Bini, oggi viene messo sulla graticola perché nessuno gli aveva fatto notare che non poteva considerarsi intoccabile e che di conseguenza lui si è convinto di esserlo. Certo, forse sarà colpevole, ma lo sono altrettanto quelli che non hanno voluto vedere, secondo una strana concezione di politicamente corretto e di fair play istituzionale che si fa connivenza. Ma tranquilli, ora ci penserà la stampa locale a buttare l’acqua sul fuoco. Finché ovviamente un ritorno di fiamma non finirà per bruciare la faccia di qualcuno e non certamente quella del manovratore. Speriamo di sbagliarci ma, come accennato, le grida diventeranno sussurri e poi assordante silenzio. Del resto già oggi il Tgr Rai, che pur aveva dato notizia della querelle, non l’ha più ripresa e altre testate manco l’hanno mai rilevata. Così a passare saranno le tesi autoassolutorie. Chi siamo noi per metterle in discussione. Oggi nella testa di qualcuno poco, domani niente.