“Le Anime del Fiume” un progetto cinematografico friulano al quale l’aggettivo “amatoriale” va decisamente stretto
Il pubblico che frequenta le sale è ormai abituato a considerare cinema solo le grandi produzioni cinematografiche, in genere americane. Spesso si tratta di pellicole frenetiche nei tempi e molto spesso dalle sceneggiature scontate, con schemi che si ripropongono in ambientazioni diverse e che solo il grande uso di effetti speciali stupefacenti rendono spettacolari e quindi comunque apprezzabili, ma spesso vuote di contenuti, se non quelli superficiali della narrazione buoni contro cattivi. Ovviamente se ci si accontenta dello “spettacolo” sono film che piacciono ad un pubblico vasto. Il cinema italiano, così come anche alcune produzioni internazionali non a “stelle e strisce”, forse grazie anche alla carenza di mezzi e tecnologie e grazie ad una diversa storica concezione dell’arte cinematografica e del racconto, ha sostituito spettacolarità con umanità e storie di vita reale, sceneggiature e narrazione e pennellate di alata fotografia, diventano solco qualitativo. Un “ripiegare” che ha prodotto spesso veri capolavori. C’è poi l’altro cinema, quello cosiddetto amatoriale o semi-professionale che spesso ha prodotto e riprodotto storie fenomenali, talmente ricche sul piano scenico ambientale, della narrazione e dell’uso sapiente della luce e delle immagini, da sorprendere anche in considerazione dei mezzi e del dilatarsi del tempo delle riprese che, proprio perchè legate al volontariato, rendono complessa la gestione dell’intera macchina.
E’ il caso del lungometraggio “Le Anime del Fiume – diretto da Gianluca Fioritto e prodotto dall’associazione MoviEst Project, che in queste settimane viene proiettato in maniera autarchica in sale comunali (noi l’abbiamo visto a Faedis nella palestra delle scuole). Un film che meriterebbe certamente di approdare in sale cinema vere. Vi consigliamo di trovare modo di vederlo, magari acquistando il dvd (https://www.facebook.com/moviestproject/). Vale la pena, da questo punto vista, fare un ragionamento più generale sul fatto che il cinema cosiddetto amatoriale non ha beneficiato e non beneficia di adeguati sostegni che, così come avviene in altri settori, finiscono nelle casse dei soliti noti. Tutto si muove come se la giustapposizione dell’aggettivo “amatoriale” fosse un marchio infamante tale da rimandare all’insignificante se non addirittura all’inesistente. Ed invece è valore autentico costruito dagli sforzi di decine di appassionati che spesso hanno ritrovato le radici di quella ricerca culturale che nel caso di “Le Anime del Fiume” si muove con disinvoltura fra lo “storico” e il “fantasy” o meglio il fiabesco, restituendo immagini e valori che ormai solo raramente il grande cinema restituisce con genuina autenticità. Del resto quando i filmati pennellano emozionanti pezzi della vita di una volta, in questo caso addirittura tornando indietro di secoli, mostrando attività quotidiane, persone comuni, interni di case, vie, cortili e ambientazioni naturali non di cartapesta, splendide ed emozionanti oggi come allora, ben si comprende come proprio “l’amatoriale” dia la possibilità di operare liberamente buttando le basi su alcuni aspetti divenuti oggi marginali nella cultura cinematografica “professionale” come l’utilizzo sapiente di facce non professionistiche ( fattore di valore utilizzato spesso anche da grandi registi del passato) e per questo molto autentiche unite al sapiente inserimento di qualche cammeo, come nel caso dell’attore protagonista di Le Anime del Fiume, Roberto Baita un viso e un corpo con espressività paragonabile ad attori di alto calibro. Un plauso anche a tutti gli attori che con la loro naturalezza e in molti casi sorprendente capacità espressiva hanno arricchito il contesto dell’intero film.
Le Anime del Fiume è ambientato tra il 1468 e il 1516 in Veneto e in Friuli. Questo è un periodo storico particolarmente difficile, in quanto caratterizzato dalle incursioni turche e ungheresi, dalla ribellione dei contadini contro i nobili nel 1511, dall’epidemia di peste e dal terremoto che devasterà vaste zone del Friuli nello stesso anno. Tutti questi eventi fanno da sfondo al film e alla sua narrazione che potremmo definire a episodi concatenati secondo una struttura a domino, attraverso l’entrata in scena più o meno casuale di nuovi personaggi raccontati però attraverso la storia di un uomo che nasce in un paesino delle colline friulane. La sua vita semplice è caratterizzata da un primo evento traumatico, un’epidemia di tifo. Unico sopravvissuto della sua famiglia, creduto morto e lasciato in una fossa comune, viene trovato da un gruppo di uomini e portato in salvo. Nel 1501 si trasferisce in un’abbazia veneta ove trascorrerà la sua vita tra lavoro e preghiera. Causa un evento particolare l’uomo divenuto frate Giovanni deciderà di lasciare questo luogo e di intraprendere un cammino a ritroso, verso i suoi luoghi d’origine. Nel suo viaggio da benandante incontrerà dei personaggi anch’essi messi duramente alla prova dagli avvenimenti, emarginati e vittime delle superstizioni e una strega a cui è legato da un fatto avvenuto durante la sua nascita.
Dati film-associazioni coinvolte (1)
Trailer film: https://www.facebook.com/moviestproject/videos/2967237696884155