Le famiglie, gli spogliatoi
Nell’ultima conferenza regionale amianto, tenuta a Gorizia nei giorni scorsi, è stata sottolineata la costanza nel numero dei morti: 7000 all’anno in Italia, 200 in Regione, in maggior numero nell’area Trieste, Monfalcone. Un morto ogni 44 ore, nel silenzio, anche delle campane. A distanza di oltre trenta anni della legge di divieto, il pericolo continua, ora il picco viene spostato verso il 2030, visto l’aumento del numero di morti delle donne, esposte indirette per il lavaggio degli indumenti, delle tute da lavoro. Oltre al materiale maledetto c’è stata una mancanza di protezioni individuali, di spogliatoi, le conseguenze hanno superato i muri della fabbrica colpendo la salute pubblica. Questo fatto, più volte è stato ricordato nelle varie iniziative, compreso in questi giorni. Anche se ha coinvolto tutte le famiglie viene vissuto in modo molto personale, sentimenti intensi e delicati da affrontare, con grande rispetto. Mi chiedo: a cosa serve ricordare se poi non viene trasformato in una azione di risoluzione di queste cause. Oggi vengono utilizzati nuovi prodotti, le Fibre artificiali vetrose, viene detto che non è l’amianto, ma viene detto che bisogna proteggersi attentamente perché non ci sono ancora sufficienti conoscenze. Nonostante questo, e quanto pagato dall’amianto, viene scelto il materiale con un suo utilizzo massiccio, rispetto la sicurezza della persona. Ritengo vada messo fine al silenzio che sa di arresa è morte, si parta dall’ importante studio svolto nei primi anni 2000 fatto a Monfalcone da parte del Sindacato, Asugi, Fincantieri, Ist. Maugeri che hanno elaborato un Documento sulle Buone Maniere; dall’Accordo Stato Regioni del 2015; dal Convegno svolto a Monfalcone nel 2017. Vengano aggiunte le conoscenze maturate e quelle emerse sul materiale utilizzato nel Militare, sul tipo di rifiuti pericolosi della nave passeggeri Concordia, sul tipo di protezione necessaria. Adesso conosciamo che la Fincantieri ha deciso di costituire una task force ad hoc per verificare che non ci siano rischi occulti. Su queste basi, diversi sono gli interventi da svolgere per rimuovere le cause, dalle conoscenze sui materiali, alle protezioni individuali, dalle tute monouso al lavaggio in azienda delle tute utilizzate per lavorazioni con materiali riconosciuti pericolosi, agli spogliatoi per evitare le fibre in famiglia. Si chiama fare prevenzione, una questione tutta locale. Un breve pensiero: siamo difronte ad un’azienda di Stato che non rispetta una legge dello Stato del 2008 sulla sicurezza, per quanto riguarda gli spogliatoi e di un’Amministrazione Comunale garante della salute dei cittadini, che non è intervenuta, anche davanti alle conseguenze pagate, perché? Nell’ambito della ristrutturazione dell’ex albergo operai erano previsti posti spogliatoio, nel 2017 all’inaugurazione, perché non sono stati rivendicati? Nel 2020 in pieno Covit c’è stata l’Ordinanza n 26, conosciuta come quella del divieto di ingresso con gli indumenti di lavoro, che metteva giustamente al centro “la tutela della salute pubblica”, si sottolineava l’importanza del rispetto della legge 81/ 2008 inerente la sicurezza nei luoghi di lavoro. Dichiarazione che si scontrava con la realtà, per la mancanza di spogliatoi per una parte consistente di lavoratori delle ditte di appalto, due volte discriminati, prima sul posto di lavoro, poi con la famiglia con le tute impregnate di fibre. Di conseguenza anche la tutela della salute pubblica non era rispettata. Sempre in quei giorni veniva presentato “come un grande risultato” l’accordo a più firme, per gli spogliatoi per la tutela dei lavoratori, per 2700 nuovi posti, formato da uno stipetto per gli indumenti puliti e uno per quelli sporchi. Un cronoprogramma “strappato” alla F/C: 4 settembre fine gara, i lavori inizieranno il 7, si concluderanno in 340 giorni, settembre 2021. Sono passati 1700 giorni e ognuno può verificare ogni giorno la vergona, la mancanza di civiltà, dove centinaia di lavoratori sono costretti a portare le fibre in famiglia. Evito di commentare le notizie seguenti, del 2024, di 400 stipetti pari a 200 posti, un numero molto limitato, e proposti in rotazione tra lavoratori, sulla base dei turni di lavoro!!!! Le mancate soluzioni sono scaricate in città, mentre non è stata fatta nessuna pressione sulla azienda, ancora un perché? Via dà me il pensiero che sia fatto di proposito, che il tutto sia più utile mantenere un clima pesante. Questo è un fallimento di tutta la città. Ora, per essere credibili, questa volta con la schiena dritta, prima di tornare a parlare della sicurezza sui posti di lavoro, della salute dei lavoratori, delle famiglie, della città, per il Loro rispetto, per non versare più queste lacrime, venga fatta applicare la legge, venga risolto questo punto.
Luigino Francovig