L’editoria scientifica mondiale lancia un disperato “Appello per un’azione di emergenza per limitare l’aumento della temperatura globale”
Quasi 230 riviste che trattano di salute hanno congiuntamente pubblicato un “Appello per un’azione di emergenza per limitare l’aumento della temperatura globale, ripristinare la biodiversità e proteggere la salute”. Notizia davvero eclatante che però ha trovato scarso spazio sulle colonne della stampa e nessuno nelle trasmissioni televisive, tutte impegnate ad amplificare le strombazzate scomposte di Matteo Salvini e i suoi slogan di “lotta e di governo”. Per non parlare del fatto che si sta cercando di far passare il fatto che il tema virus, vaccinazioni e green pass siano gli unici problemi sul tappeto e che risolti quelli un futuro radioso si aprirà per tutti, licenziati, disoccupati e malati di altre patologie compresi. La pandemia in realtà potrebbe essere solo un venticello in confronto a quanto ci aspetta, ad esempio, se non si rallentano i cambiamenti climatici. Le parole degli scienziati sono molto chiare: il rispetto dell’Accordo di Parigi è anche una questione di salute pubblica. “Con un aumento globale di 1,5°C al di sopra della media preindustriale e la costante perdita di biodiversità – si legge nel documento – si rischiano danni catastrofici e irreversibili alla salute. Nonostante la necessaria preoccupazione del mondo per il Covid-19, non possiamo aspettare che passi la pandemia per ridurre rapidamente le emissioni. La più grande minaccia per la salute globale è il continuo fallimento dei leader mondiali nel mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto di 1,5°C e nel ripristinare gli spazi naturali”. Gli studiosi chiedono quindi una decisa inversione di rotta, ponendo anche enfasi sul concetto di giustizia climatica. “L’equità deve essere al centro della risposta globale. Le conseguenze della crisi ambientale ricadono in modo sproporzionato su quei Paesi e quelle comunità che hanno contribuito meno al problema e sono meno in grado di mitigare i danni. I Paesi ricchi devono agire più velocemente e fare di più per sostenere quelli che già soffrono a causa dell’innalzamento delle temperature”. Anche questo appello, l’ennesimo lanciato dagli scienziati, è destinato a rimanere inascoltato? Quella climatica è un’emergenza, tale e quale a quella sanitaria che stiamo vivendo; è ora che i decisori politici ne prendano atto e agiscano di conseguenza. In sostanza l’opinione della scienza è inequivocabile; un aumento globale di 1,5°C al di sopra della media preindustriale e la continua perdita di biodiversità rischiano danni catastrofici alla salute che sarà impossibile invertire. I rischi per la salute di aumenti di temperatura superiori a 1,5°C sono ormai ben accertati. In effetti, nessun aumento della temperatura è “sicuro”. Negli ultimi 20 anni, la mortalità correlata al calore tra le persone di età superiore ai 65 anni è aumentata di oltre il 50%.4 Temperature più elevate hanno comportato un aumento della disidratazione e della perdita della funzione renale, neoplasie dermatologiche, infezioni tropicali, esiti negativi per la salute mentale, complicanze della gravidanza, allergie e morbilità e mortalità cardiovascolare e polmonare. I danni colpiscono in modo sproporzionato i più vulnerabili, compresi i bambini, le popolazioni anziane, le minoranze etniche, le comunità più povere e coloro che hanno problemi di salute di base. Una cosa è certa: neo-liberismo e ambientalismo sono idee radicalmente diverse da apparire difficilmente conciliabili nelle logiche del profitto. Da una parte c’è poi la scienza, che nel caso del clima è sì predittiva, ma che sta purtroppo avendo continue, puntuali e provate conferme degli effetti devastanti del cambiamento climatico; dall’altra una visione economica ottusa, miope – se non cieca – in nome e a vantaggio di un’economia che molto guadagna dalle catastrofi e dalla privatizzazione della sanità. Se è questo il modello che passerà in occidente è evidente che i tempi per la maggioranza dell’umanità si faranno ancora più bui.