Legambiente: Osservazioni al ddl n. 854 e il famigerato articolo 13 pro acciaieria
Di concerto con Legambiente FVG, Puglia e Toscana, Legambiente nazionale ha presentato le osservazioni al DDL 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici. Si riporta il contenuto dell’osservazione relativa all’art. 13 (Realizzazione di programmi di investimento esteri di interesse strategico nazionale) che è stato oggetto di discussione e dibattito in Regione, mentre per l’art. 14 (Ponte sullo stretto di Messina) si omettono le prevedibili note trasmesse.
“Nell’articolo 13 Il provvedimento prevede la possibilità per il Consiglio dei ministri di dichiarare il preminente interesse strategico nazionale di grandi programmi d’investimento esteri sul territorio italiano di valore non inferiore a 1 miliardo di euro. Per la loro realizzazione si procede alla nomina di un Commissario straordinario a cui è attribuita la facoltà di adottare ordinanze in deroga alle disposizioni di legge. Inoltre, si prevede il rilascio di un’autorizzazione unica da parte di detti commissari in sostituzione di tutti gli atti di assenso necessari alla realizzazione dei programmi di investimento. Detta autorizzazione può avere effetto di variante urbanistica e comprendere la dichiarazione di pubblica utilità.
Con l’osservazione si propone la soppressione di tale articolo. È un provvedimento che interviene sulle scelte industriali del nostro paese, a partire dall’industria di base, a nostro parere sbagliato nel metodo e nel merito. Alla vigilia di Ferragosto si è voluto cucire un abito su misura per il progetto di un polo siderurgico in Friuli-Venezia Giulia nella zona industriale dell’Aussa-Corno, area confinante con la Laguna di Marano e Grado. I soggetti proponenti sono la multinazionale ucraina dell’acciaio Metinvest, proprietaria delle acciaierie di Mariupol, e la italiana Danieli, produttore di impianti siderurgici. Si è voluto così superare la contrarietà delle comunità e istituzioni locali sostituendo un procedimento autorizzativo previsto dalla legge con i poteri in deroga dati all’ennesimo commissario straordinario di Governo.
Si tratta di una nuova acciaieria con una capacità produttiva che arriverebbe fino a quattro milioni di tonnellate annue. Un progetto sbagliato per il Paese, sul piano industriale, e per il Friuli-Venezia Giulia per l’impatto ambientale e le ripercussioni sul tessuto economico del territorio. Sul piano industriale, lascia a dir poco perplessi che si “imponga” la costruzione di una nuova acciaieria in Italia, di tali dimensioni, quando le crisi degli stabilimenti siderurgici di Taranto e Piombino non vedono alcuna soluzione, con migliaia di lavoratori in cassa integrazione, diventata cronica, e tanti soldi pubblici buttati.
Si rammenta che il sito di Taranto, considerato impianto strategico nazionale e gestito oramai da una società pubblico-privata, aspetta dal 2012, anno del sequestro degli impianti a caldo, un Piano industriale che concretizzi le reiterate promesse di uno stabilimento capace di dare garanzie sul fronte produttivo, occupazionale, ambientale e sanitario. Quanto a Piombino, l’acciaieria giace nel limbo da circa 10 anni. Ci chiediamo: a quale strategia industriale risponde un tale provvedimento?
Quanto all’impatto ambientale e alle ripercussioni economiche del territorio, ben descritti in una lettera di Legambiente e WWF inviata ai ministri Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin in data 19 luglio scorso, sembrerebbero superati da una presa di posizione contraria alla realizzazione del progetto della Regione Friuli-Venezia Giulia manifestata il 1° settembre scorso dall’assessore regionale alle Attività produttive Sergio Emidio Bini Senza il consenso della Regione Friuli-Venezia Giulia, nonostante la forzatura, ci sembra complicato che tale progetto possa realizzarsi.
Si farà altrove? dove? chi e come decide? Legambiente non è contro la produzione di acciaio nel nostro paese che utilizzi le migliori tecnologie da destinare a usi civili orientati alla transizione ecologica. Non possiamo però permetterci di reiterare gli stessi errori del passato, su cui paghiamo pesanti conseguenze. Le scelte industriali di un paese manifatturiero, com’è il nostro, non possono essere fatte con provvedimenti improvvisati e maldestri e senza una visione d’insieme”.
Il 27 ottobre a Taranto l’associazione organizzerà un convegno sulle politiche industriali nel settore siderurgico e sulle tecnologie che possono accompagnare il processo di decarbonizzazione della produzione.