Legge sul fine vita: al via le audizioni in Commissione sanità. Liguori: «Massimo impegno su questi temi per tutelare la dignità di ogni individuo»

Si è parlato di legge sul fine vita e di suicidio medicalmente assistito nella seduta pomeridiana della terza Commissione sanità in Consiglio regionale dove sono stati ascoltati i referenti nazionali e regionali dell’associazione Luca Coscioni.  «Su questi temi – ha spiegato Liguori – il nostro impegno è massimo: assieme ad alcuni colleghi, tra cui il primo firmatario Enrico Bulian, a inizio legislatura abbiamo presentato una mozione sul fine vita e presto la discussione arriverà in Aula. Sono oltre 186.000 gli italiani che, in base alla legge sul biotestamento del 2017, hanno lasciato le proprie Disposizioni Anticipate di Trattamento sanitario, in previsione di un’eventuale incapacità di autodeterminarsi, ovvero il diritto di prendere decisioni autonome riguardo al proprio trattamento medico, alle cure palliative e a eventuali decisioni relative alla fine della propria vita». «Parallelamente – ha aggiunto Liguori – stiamo seguendo con attenzione anche il procedimento della legge regionale di iniziativa popolare promosso dall’Associazione Luca Coscioni, che ha visto l’11 agosto il deposito in Consiglio di 8 mila firme valide e che è già stata sancita come ammissibile dalla Commissione di Garanzia. Alcune regioni italiane, tra cui il Veneto, e diversi Consigli comunali del FVG con maggioranze di centrodestra e di centrosinistra si sono già espressi per sensibilizzare un intervento del legislatore volto a garantire il diritto di scelta di ogni individuo. L’ambito di applicazione, lo ricordiamo, rimane circoscritto sulla base dei requisiti individuati dalla Corte Costituzionale e dunque non ci sarà, come strumentalmente paventato da qualcuno, una possibilità di uso “estensivo” della norma che possa includere, disabili, anziani, depressi e non si favorirà nessun turismo della morte. Al contrario, si porterà a compimento una battaglia di civiltà per la dignità delle persone che effettivamente si trovano in condizioni di sofferenza intollerabile».