Lettera aperta di denuncia della “Rete Dasi”: il sindaco di Udine “snobba” le associazioni di volontariato
Una lettera aperta è stata trasmessa all’attenzione del Sindaco di Udine Alberto Felice De Toni con una richiesta urgente di incontro. Questo il testo:
Spettabile Sindaco,
come volontari e volontarie del gruppo udinese della Rete DASI FVG, Le scriviamo, per ora non a mezzo stampa, perché ad oggi non è stato possibile interloquire direttamente con Lei. Le nostre richieste di essere ricevuti, protocollate in data 26 febbraio, 26 aprile e 20 maggio, oltre a una nostra telefonata alla Sua Segreteria in data 29 maggio, sono infatti rimaste inascoltate. Volevamo incontrarLa per per un confronto costruttivo alla luce della nostra esperienza di volontari/e di strada e delle osservazioni da noi raccolte in questo ultimo mese. Il 9 maggio, dopo lo sgombero, molte delle persone che avevano bivaccato nella “moschea” della ex caserma Cavarzerani si sono ritrovate senza sostegno, costrette a dormire in strada. Lo stesso è successo dopo il 15 maggio, quando l’Amministrazione comunale ha deciso di chiudere il dormitorio di via Modotti. Nell’ultimo mese, peraltro particolarmente piovoso, abbiamo cercato di aiutare le persone migranti fuori accoglienza e, più in generale, tutte le persone senza tetto. Oltre a offrire alcune forme di sostegno elementari e temporanee come una coperta o un piatto di zuppa, abbiamo però potuto solo constatare come queste persone si trovino abbandonate a sé stesse. Siamo consapevoli che alcuni luoghi debbano essere dismessi perché inadeguati, come il dormitorio dell’ex Scuola Fritz. Noi stessi ne abbiamo sottolineato con enfasi le numerose criticità. Ci chiediamo però perché ancora oggi, a fine giugno, ci troviamo a chiedere l’attivazione tempestiva di soluzioni alternative che non ci risultano programmate dal Comune. Possibile che pur sapendo della natura provvisoria di quel dormitorio l’Amministrazione non abbia riflettuto fin da subito su cosa fare alla sua chiusura?
Vorremmo inoltre fare presente che l’inadeguatezza delle politiche di primo sostegno per trovare un ricovero e l’assenza di politiche abitative di più ampio respiro diventeranno una problematica sempre più pressante. Non solo a Udine, ma in tutta Italia, sempre meno persone infatti riescono ad accedere a regolari contratti di affitto. Un caso particolarmente preoccupante è quello delle persone in attesa di valutazione della propria richiesta di asilo che, per motivi di reddito “troppo elevato”, vengono allontanate dalle strutture di accoglienza ordinarie nelle quali sono ospitate – principalmente Centri di Accoglienza Straordinaria come è la stessa Cavarzerani o gli altri appartamenti CAS di accoglienza diffusa distribuiti nella città di Udine e in tutta la provincia. Vogliamo però sottolineare che per l’anno 2024 la soglia reddituale massima per mantenere il diritto alle misure di accoglienza è pari a 6.947,33 € lordi; al raggiungimento di questa cifra, qualsiasi richiedente asilo accolto può essere formalmente costretto a lasciare il proprio posto in accoglienza e tutti i relativi servizi. A questo proposito, sappiamo che il Prefetto sta rendendo sistematiche le verifiche reddituali dei richiedenti asilo attualmente ospitati nelle varie strutture e sta procedendo alla revoca delle misure di accoglienza per chi ha raggiunto la soglia di reddito sopra citata. Ce lo confermano i gestori dei CAS del territorio, che negli ultimi due mesi hanno ricevuto un numero di preavvisi di revoca dell’accoglienza nettamente superiore rispetto ai mesi precedenti, e lo stesso vale per i provvedimenti di revoca, a seguito dei quali i richiedenti asilo devono lasciare tempestivamente le strutture alloggiative.
Questa strategia del Prefetto solleva forti preoccupazioni: come si può pensare che il mero superamento di una soglia prefissata, per altro spaventosamente bassa per l’attuale costo della vita (nettamente inferiore rispetto alla soglia di povertà assoluta stabilita dall’ISTAT), possa essere garanzia di una stabilità economica? La precarietà delle persone richiedenti asilo scaturisce dalla natura stessa del loro permesso di soggiorno: un permesso con scadenza semestrale, che non costituisce garanzia di lunga permanenza per nessun richiedente, anche quando nei fatti le attese per le convocazioni della Commissione Territoriale e i relativi ricorsi si trascinano per molti anni. La breve durata di questo permesso di soggiorno porta a contratti di lavoro di pochi mesi e senza prospettive, spesso in condizioni di lavoro nero e di sfruttamento. E senza garanzie reddituali l’ottenimento di una stanza o di un posto letto in affitto sul mercato immobiliare non è soltanto difficile, è impossibile. La decisione del Prefetto, per quanto ingiusta, rispecchia quanto previsto dalla normativa. Desta tuttavia preoccupazioni che queste misure vengano prese prima che l’Amministrazione comunale avvii una filiera sostenibile dell’abitare. Percepiamo pertanto una totale assenza di coordinamento tra le due istituzioni. In quanto responsabile delle politiche abitative per tutte le persone residenti sul territorio, spetta quindi al Comune trovare una soluzione a questa contingenza, avviando un serio programma di sostegno all’abitare, che si rivolga anche ai richiedenti asilo. Siamo inoltre aspettando che vengano realizzate le promesse fatte dal Comune mesi fa, relative alla diffusione in città dei manifesti in più lingue riguardanti la Circolare Ministeriale n. 19 del 07/08/2009 che consente l’iscrizione anagrafica di bambine e bambini nati in Italia da genitori stranieri non in regola con il permesso di soggiorno. Rinnoviamo dunque la nostra richiesta di avere un confronto con Lei, per discutere direttamente dei seguenti punti:
1. l’apertura di un nuovo dormitorio di bassa soglia accessibile a tutti entro la fine dell’estate;
2. l’attivazione di politiche abitative adeguate al contesto della città;
3. la diffusione dei manifesti relativi alla sopracitata Circolare Ministeriale.
Ci lasciamo con un augurio, ricordando le parole di Margalit Avishai “la società decente è la società che non umilia, attraverso le sue istituzioni, quanti si trovano a viverci”. In attesa di una società giusta, chiediamo di poter diventare una società decente. Restiamo in attesa di una sua celere risposta, in assenza della quale ci vedremo costretti/e a prendere iniziative pubbliche.
RingraziandoLa per l’attenzione, Le rivolgiamo distinti saluti.
Rete Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale del FVG,
Centro di Accoglienza “Ernesto Balducci” Zugliano,
GrIS Friuli Venezia Giulia (Gruppo Immigrazione e Salute)-Società Italiana di Medicina delle Migrazioni,
CGIL UD,
Time for Africa,
Oikos ETS,
Ospiti in Arrivo ODV,
Centro di Volontariato Internazionale UD,
LegAmbiente FVG,
Rete Radié Resch UD,
Donne in Nero UD