Lettera aperta di Franceschino Barazzutti a Mario Tozzi sul Tagliamento
Vi giro con l’intento che anche voi vogliate aiutare il Tagliamento e il Lago di Cavazzo o Tre Comuni. Grazie. Si apre così il messaggio alla stampa lanciato da Franceschino Barazzutti che ha postato una lettera a Mario Tozzi geologo, divulgatore scientifico e saggista italiano personaggio noto anche come autore e uomo di televisione.
“Egregio dott. Tozzi,
Le scrivo anche a nome di altri Comitati che si occupano della difesa dei corsi d’acqua della montagna friulana. Personalmente mi occupo del tema “acqua” nel Friuli montano (e non solo) da una vita, ciò anche in relazione alle cariche istituzionali che ho ricoperto (sindaco di Cavazzo Carnico dal 1977 al 1995, consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia, presidente del Consorzio del Bacino Imbrifero Montano del Tagliamento).
Ho visto la Sua trasmissione “Sapiens” del 16 c.m., e nel ringraziarla per avere portato alla ribalta televisiva il nostro fiume, volevo condividere con Lei alcune considerazioni:
il Tagliamento, come giustamente osservato, si estende dal Passo della Mauria al mare di Lignano; è un unico corpo e come tale andrebbe descritto e analizzato;
nella Sua trasmissione è stato considerato solo un suo breve tratto mediano, quello “buono”, dove ancora i suoi rami si intrecciano grazie principalmente alla portata dello scarico del Lago di Cavazzo, naturale sino agli anni ’50, ora sconvolto – purtroppo e inutilmente! – dallo scarico della centrale idroelettrica di Somplago; questa è alimentata, attraverso un percorso in gallerie di circa 80 km, da acque gelide e torbide dei corsi d’acqua della Carnia centrale ed occidentale, Tagliamento compreso, acque portatrici di limo e fango, che hanno creato grossi problemi ambientali, come mostrato da diversi studi, compreso quello recente dei suoi colleghi dell’ISMAR-CNR di Bologna;
nella trasmissione non c’è traccia del fiume a monte del tratto da Lei considerato, sebbene da lì alla sorgente il corso sia molto, molto lungo, interessante e problematico. Risalendo dal tratto mediano troviamo il Tagliamento sofferente, poi il Tagliamento morente ed infine il Tagliamento che non c’è più, in un alveo desertificato, in quanto alle acque è stato imposto un percorso “idroelettrico” che sfocia nel Lago di Cavazzo o Tre Comuni. Questo lunghissimo corso avrebbe meritato attenzione, anche alla luce di quanto (giustamente) da Lei ha illustrato nella trasmissione rispetto alla criticità degli interventi antropici; se avesse fatto questo, avrebbe potuto notare ben 32 captazioni, tre dighe e sbarramenti idroelettrici che hanno sconvolto completamente e in poco tempo l’equilibrio naturale e il rapporto tra il fiume e il territorio, del quale, come Lei sottolinea in analogia al corpo umano, rappresenta l’ “arteria principale”. Nella trasmissione Lei afferma che il problema sono le “grandi dighe” non i piccoli impianti, veicolando un messaggio a nostro avviso discutibile: dipende molto dalla quantità e dall’impatto di questi “piccoli” impianti; il tema qui da noi sarebbe stabilire un limite di sopravvivenza, del quale i gestori (forse comprensibilmente) e gli amministratori (molto meno comprensibilmente), con qualche rara eccezione, non si curano troppo. E così si dà il permesso per, non “qualche centralina di troppo” – come Lei ha dichiarato al Messaggero Veneto – ma per ben due centralone come quelle di Ampezzo e di Somplago (turbina 66 mc/sec) ed un’inflazione di centraline diffuse, con l’assalto agli ultimi ruscelli in quota, creando un deserto, ambientale e culturale, facendo prevalere una logica predatoria del territorio che allontana le persone dalla Natura;
abbiamo senz’altro percepito nella trasmissione la buona intenzione di dare un’immagine positiva, esemplare del Tagliamento, ma per questo avremmo ritenuto utile mettere il “dito” nelle “molte piaghe” che nessuno vuole curare; crediamo che il suo messaggio sarebbe stato ancora più efficace in questo modo, e sarebbe stato molto apprezzato dalle popolazioni locali che non si sono riconosciute nella sua narrazione, perché da decenni si battono contro l’indiscriminato sfruttamento del fiume e dei suoi affluenti.
Egregio dott. Tozzi, mi sono permesso d’inviarLe queste righe poiché apprezzo il Suo lavoro di educazione ambientale, in un Paese refrattario a questi temi come il nostro, e gradirei che Lei considerasse queste mie osservazioni un contributo collaborativo. Mi farebbe piacere che Lei volgesse la Sua attenzione anche al tratto montano del Tagliamento, e discutesse come da errori del passato possiamo e dobbiamo affrancarci, con una trasmissione o magari realizzando un documentario. Per questo La invito a venire da noi a parlarne. Di persone che si sono interessate, s’interessano e continueranno ad interessarsi del Tagliamento ce ne sono tante nella parte montana del suo corso, e sarebbero tutti felici di incontraLa. Ci sono anche suoi colleghi geologi del CNR che sono sicuro sarebbero felici di condividere con Lei le osservazioni interessanti che ogni tanto ci propongono anche in assemblee pubbliche”.
Nell’augurarLe buon lavoro Le porgo distinti Saluti”.
dott. Franceschino Barazzutti, presidente del Comitato Tutela Acque del Bacino Montano del Tagliamento, Tolmezzo
Sottoscrivono:
Valentino Rabassi per il “Comitato difesa e valorizzazione del Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni, Val del Lago (Bordano, Cavazzo Carnico, Trasaghis);
Antonino Galassi per il “Comitato Acqua Libera”, Paluzza;
Hans Puntel per il “Comitato Carnia in Movimento”, Valle del torrente But;
Claudio Polano per il “Comitato Forra del torrente Leale”, Gemona del Friuli;
Paolo Querini per il “Comitato Val Degano”, Ovaro;
Simone Petris per il “Comitato Interregionale Per Altre Strade Dolomiti”, Sezione Carnia, Alta Val Tagliamento, Ampezzo;
Marco Lepre presidente del Circolo Legambiente della Carnia, Canal del Ferro, Valcanale;
Anna Micelli, portavoce del Comitato centralina Resia 2 Ponte Rop, Val Resia, Resia.