L’Europarlamento ha approvato la direttiva Ue per il diritto d’autore in rete. 348 favorevoli, 275 contrari e 36 astenuti
Alla fine l’Europarlamento ha approvato la nuova direttiva Ue per il diritto d’autore in rete, e questo nonostante il lobbying delle multinazionali del digitale arrivato spesso alla intimidazione, sviluppato in modo così insistente da portare il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani a un richiamo pubblico per far interrompere le “pressioni” sugli eurodeputati. I favorevoli sono stati 348, i contrari 275, gli astenuti 36. Dopo tre anni di procedura sempre contrastata e ad alta tensione, alla fine hanno vinto le associazioni di editori, case cinematografiche e musicali, giornalisti, artisti, attori, sceneggiatori, creativi in genere, che da questa legge comunitaria si aspettano di poter richiedere un equo compenso per l’utilizzo sul web delle loro produzioni da parte dei colossi Usa come Google e Facebook anche se, a dirla tutta, la battaglia è solo all’inizio perchè l’applicazione non sarà così facile. Le mega-piattaforme informatiche avrebbero preferito far slittare tutto alla prossima legislatura, sperando in diversi equilibri, continuando nel frattempo a pagare poco o nulla quanto sarebbe protetto dal copyright. Per questo lo scontro è stato durissimo con un intenso lobbying riuscito a convincere molti eurodeputati e utenti sui rischi di freni alla libertà della rete e all’innovazione, che spunterebbero dietro alcune ambiguità del testo. Si è arrivati così addirittura al “popolo del web libero” e ai “pirati informatici” schieratisi per il “no”, in sorprendente sintonia con le multinazionali, per far eliminare i due articoli più controversi, che nasconderebbero a loro dire l’introduzione di una “link tax” e di filtri sulle piattaforme in grado di censurare contenuti e impedire condivisioni come se già oggi non esistesse un controllo sui contenuti. La riforma della direttiva è nata invece per aiutare chi produce opere dell’ingegno a recuperare potere contrattuale nei confronti dei giganti Usa del digitale anche se sarà opportuno vigilare molto, perchè con l’aria destrorsa che gira in Europa e nel mondo il rischio che si approfitti della norma per imbavaglire qualcuno c’è ed è concreto. Entità senza fini di lucro, come l’enciclopedia Wikipedia, piccole imprese e “start-up” sarebbero specificamente esentate, ma le rassicurazioni non sono state sufficienti per superare tutti i dubbi e i sospett basti pensare all’atteggiamento di Wikipedia che alla vigilia del voto, ha oscurato le sue pagine in Italia e altri Paesi Ue per protestare contro i due articoli controversi. Bisogna aggiungere che le diverse interpretazioni della direttiva hanno diviso al loro interno anche i principali europartiti, a partire dai popolari del Ppe e dai socialisti di S & D. Il governo M5S-Lega si era espresso contro la nuova normativa sul diritto d’autore in rete già nel livello dei governi, finendo in minoranza davanti all’approvazione dell’ultimo compromesso franco-tedesco, che ha reso possibile il voto finale a Strasburgo. Gli eurodeputati del M5S hanno sostenuto il “no” parlando di “una ferita alla libertà della rete” con i due articoli contestati. Gli editori e le varie associazioni di categoria, numerosi famosi autori italiani avevano invece esortato l’Europarlamento ad approvare. Si tratta però di portatori di interessi di un certo peso, alcuni dubbi le hanno le piccole realtà editrici, nonché i tantissimi operatori delle arti non ancora “famosi” e che potrebbero avere più danni che benefici.