Lingua friulana. Moretuzzo: «Senza potenziamento delle strutture regionali, politica linguistica sul friulano rischia fallimento»
Il Patto per l’Autonomia partecipa alla III Conferenza sulla lingua friulana e deposita due interrogazioni. Nel giorno della III Conferenza regionale di verifica e di proposta per la lingua friulana (5 novembre, ndr), il Gruppo Consiliare del Patto per l’Autonomia evidenzia che sono diversi gli ambiti nei quali la minoranza linguistica friulana, nonostante l’esistenza di apposite norme statali e regionali e lo preveda la Costituzione, non è ancora tutelata. Tra questi c’è il settore dei media, in particolare la questione della presenza e utilizzo della lingua friulana nella programmazione radio e tv della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. «Scarne notizie di stampa parlano del rinnovo della convenzione tra Presidenza del Consiglio e Rai senza menzionare né gli attesi notiziari informativi radiofonici e televisivi in lingua friulana né la creazione di una struttura autonoma dedicata alla radio e alla televisione in lingua friulana a Udine, formata da personale competente a garanzia della qualità del servizio offerto: figure specializzate e professionisti che già operano in Rai – ricorda il consigliere regionale Giampaolo Bidoli –. In attesa che il documento sia reso pubblico, ribadiamo che non potrà essere un bando (emanato dalla Rai nelle scorse settimane, ndr) che seleziona due apprendisti sotto i 30 anni, in pratica senza esperienza per la mansione che saranno chiamati a svolgere, a garantire qualità nella programmazione radiotelevisiva della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. Ci sembrano pertanto fuori luogo i commenti trionfalistici di qualche esponente politico nostrano. La Regione può e deve pretendere una giusta attenzione nei confronti del friulano, soprattutto a fronte del fatto che le risorse ci sono».
Il capogruppo del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo invita a «mettere in campo misure incisive e coerenti di pianificazione linguistica, che necessitano di risorse finanziarie, materiali e organizzative adeguate. A fronte della previsione della scomparsa di 100 mila parlanti regolari il friulano entro il 2050 – quasi un quarto degli attuali –, contenuta nel Piano generale di politica linguistica per la lingua friulana 2021-25, proposto dall’Arlef, l’Agjenzie regjonâl pe lenghe furlane, non ci sembra che le risorse attualmente stanziate nel Piano possano essere sufficienti per promuovere l’uso di una lingua minoritaria come il friulano nei vari ambiti della vita sociale ed istituzionale, e per lo sviluppo delle competenze nella stessa lingua», aggiunge Moretuzzo, critico anche sull’effettiva realizzabilità dello stesso Piano, che «delega all’Arlef le competenze per concretizzare il notevole lavoro proposto senza, però, dotarla del personale necessario rischiando così di compromettere la fattibilità concreta di molte delle azioni contenute del Piano. Basti pensare che anche un servizio fondamentale come quello dello Sportello linguistico regionale per la lingua friulana è stato esternalizzato dall’Arlef».
Moretuzzo sottolinea la «crucialità della maggior tutela possibile per la lingua friulana, e della diversità linguistica in genere, per la crescita sociale, civile ed economica del Friuli-Venezia Giulia, la cui autonomia e specialità trovano fondamento proprio nella presenza delle minoranze linguistiche e nella loro tutela».
Con questa consapevolezza, la valorizzazione del plurilinguismo deve essere un obiettivo trasversale a ogni azione della pubblica amministrazione regionale. Il Gruppo Consiliare del Patto per l’Autonomia ha depositato oggi due interrogazioni relative proprio al mancato rispetto della tutela della lingua friulana prevista dalle norme vigenti. La prima per sollecitare che il sito internet della neonata Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale, pubblicato online da più di un anno, si doti quanto prima della versione in lingua friulana; attualmente si presenta come trilingue, con versione nelle lingue italiana, slovena e tedesca. «La comunicazione della pubblica amministrazione nelle diverse lingue parlate in regione è, oltre che un diritto dei cittadini, un importante elemento per facilitare il rapporto tra utenti e fornitori di servizi, migliorando la comprensione reciproca», sottolinea Moretuzzo con il collega Giampaolo Bidoli.
Il Gruppo Consiliare del Patto per l’Autonomia ha interrogato inoltre la Giunta sul fatto che l’Istat non utilizza la lingua friulana per le rilevazioni statistiche sul territorio regionale, mentre – correttamente – utilizza la lingua slovena, invitando ad utilizzare per i materiali informativi e promozionali del censimento permanente tutte le lingue minoritarie riconosciute e tutelate dalla normativa italiana e regionale, comprendendo, quindi, anche il friulano e il tedesco nei territori di insediamento della rispettiva minoranza linguistica.