M5S FVG: “Nucleare non è risposta a crisi energetica”
“Dopo l’interesse sul ritorno al nucleare di Centrodestra e Terzo Polo nell’ultima campagna elettorale, in questi giorni in Friuli Venezia Giulia torna in auge il dibattito su questa tipologia di impianti, nonostante i cittadini italiani si siano espressi ben due volte contro questa tecnologia”. Lo rimarcano il coordinatore regionale del MoVimento 5 Stelle, Luca Sut, e i consiglieri regionali pentastellati Mauro Capozzella, Ilaria Dal Zovo, Cristian Sergo e Andrea Ussai. “Un dibattito inutile in partenza, visto che il nucleare in Italia non può risolvere il problema del caro bollette, ma vogliamo porre delle domande a chi oggi continua a parlare di questa tecnologia come fosse la panacea di tutti i problemi energetici”. “In una recente tavola rotonda organizzata dalla Cisl di Trieste e Monfalcone, più che di transizione energetica si è parlato, secondo quanto riportato dalla stampa, di ‘transizione verso il nucleare’ da sperimentare proprio nella città dei cantieri” ricordano gli esponenti M5S. “Dopo lo scontro sulle trivelle, con la contrarietà del presidente veneto Zaia e la posizione favorevole dell’omologo FVG Fedriga (contrario ai tempi del referendum del 2016), ecco una nuova dicotomia nella Lega: Salvini vuole un impianto nel suo quartiere a Milano. Fedriga fa la parte del ‘non ideologico’ e apre al ritorno al nucleare, mentre la sindaca di Monfalcone Cisint si dissocia dall’idea di una centrale nel suo Comune. Anche a Udine si torna a parlare di nucleare: domani sera infatti ci sarà il fisico del Cern Kersevan al Visionario. Una voce autorevole sul tema da cui ci attendiamo delle risposte”. “È risaputo che il costo al kWh delle rinnovabili è nettamente inferiore a quello nucleare, come emerso da un gruppo di ricercatori indipendenti nel loro World Nuclear Industry Status Report – aggiunge la nota del MoVimento regionale -. Quella nucleare è risultata la fonte energetica più costosa (16,3 $c/kWh), seguita dal carbone (11,2 $c/kWh) e dal gas (5,9 $c/kWh). Le fonti più sostenibili anche sotto l’aspetto economico sono il fotovoltaico (3,7 $c/kWh) e l’eolico (4 $c/kWh). Per non parlare dei tempi di realizzazione di una centrale. L’impianto di Olkiluoto (Finlandia), struttura di cosiddetta terza generazione plus, dovrebbe entrare in funzione 17/18 anni dopo l’avvio della costruzione, con costi più che quadruplicati rispetto a quelli preventivati. Peggio ancora a Flamanville, in Francia, i cui costi sono lievitati fino a 19 miliardi di euro dai 5 miliardi preventivati. Il gestore EDF ha annunciato che l’avvio dell’attività è stato posticipato a metà del 2023: la costruzione è iniziata nel 2007 e la previsione iniziale di conclusione era fissata per il 2014”. “In sostanza, se partissimo ora con il rilancio del nucleare in Italia, avremo il primo kWh forse tra vent’anni, ma per quella data dovremmo avere già ridotto in maniera importante le emissioni di gas serra. Come sostiene il Prof. Nicola Armaroli, dirigente di ricerca al CNR di Bologna e direttore della rivista scientifica Sapere, ‘fra 30 anni le rinnovabili saranno totalmente dominanti sul mercato elettrico. Costruire una centrale nucleare fra 30 anni sarà come entrare oggi in un negozio di elettronica e chiedere un TV a tubo catodico’ – concludono i rappresentanti M5S -. Siamo in una fase storica in cui dobbiamo ridurre la dipendenza dal gas metano e ci chiediamo come aumentare l’indipendenza energetica con il nucleare? L’uranio che alimenta questi impianti è concentrato in alcuni Stati e oltre la metà proviene dal Kazakistan, Paese sotto la sfera di influenza russa. Siamo sicuri che sia questa la strada per renderci indipendenti energicamente?”.