Macelleria verde sul Collio? Legambiente contesta le modalità di ripristino di un esteso vigneto a Lucinico
Legambiente denuncia lo scempio che si sta consumando sul colle di Pubrida (o Cucula) a Lucinico laddove sono partiti i lavori di ripristino di un vigneto che era stato abbandonato. Lo fa contestando il metodo utilizzato che, in barba ai più recenti orientamenti in materia ambientale (come l’agroecologia), vede un intervento che ha fatto tabula rasa in poche settimane di circa 13 ettari di vegetazione arbustiva e arborea, senza salvare nemmeno un albero, tra vari che avrebbero potuto garantire un inserimento più decoroso a livello paesaggistico del vigneto senza pregiudicare la produttività. Nemmeno le siepi lungo le scarpate sono state risparmiate, che sarebbero state un valido ricovero per insetti impollinatori, micro-fauna, tra cui uccelli (cinciallegre, codibugnoli, fringuelli ecc.) e supportare la biodiversità.
L’agricoltura è indubbiamente un elemento caratterizzante del paesaggio e importantissimo dal punto di vista economico e culturale. Ma si tratta dell’ennesimo vigneto in un’area che ha già estesi e recenti impianti. Adesso Legambiente ha forte timore che vi possano essere future conseguenze anche per l’area boscata, tutelata dal Piano paesaggistico e della legge forestale regionale, dove risiedono anche alcune decine di begli esemplari di quercia e di castagno.
Ma la stretta vicinanza all’abitato di Lucinico apre la necessità di un ragionamento più ampio sulle potenziali ripercussioni sanitarie dell’agricoltura in generale. Sono accertati effetti negativi per la salute da parte di molti pesticidi utilizzati oggi, tra cui: teratogeni, mutageni, interferenti endocrini ed altri. Rileviamo che anche in questo caso il Comune di Gorizia – notoriamente in ritardo su diversi fronti regolamentari e pianificatori – non ha un regolamento di polizia rurale che dia prescrizioni circa l’uso di fitofarmaci a ridosso delle aree abitate diversamente da altre amministrazioni.
Legambiente non si esprime con contrarietà allo sviluppo economico, ma questo non può imporsi sempre in via prioritaria a discapito del paesaggio e della tutela ambientale, cioè del tanto sbandierato “sviluppo sostenibile”.
Legambiente sta facendo le dovute verifiche sulla liceità e correttezza di questi lavori, che ricordano gli interventi che si facevano 40 anni fa. Ci chiediamo, e chiediamo ai cittadini, se sia questo che vuole un territorio che si sta candidando come patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO.