Mandati di arresto per Netanyahu e Sinwar, la Corte penale internazionale mette sullo stesso piano il leader israeliano e quello di Hamas
Mandati di arresto spiccati nei confronti del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e del capo di Hamas, Yahya Sinwar da parte del procuratore capo della Corte penale internazionale. Questo almeno secondo quanto riporta il sito del Cnn. L’accusa è quella di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità, sia per l’attacco del 7 ottobre partito dalla Striscia sia per la reazione di Israele, che ha bombardato e invaso i territori di Gaza. È la prima volta che la Corte penale internazionale mette nel mirino il leader di un Paese alleato degli Stati Uniti. Oltre a Netanyahu, la Corte starebbe valutando di emettere un mandato d’arresto per il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, per Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, leader delle Brigate Al-Qassem (più conosciuto come Mohammed Deif), e per Ismail Haniyeh, leader politico di Hamas. Se effettivamente raggiunto dal mandato di arresto internazionale, Netanyahu subirebbe le stesse limitazioni che hanno colpito Vladimir Putin (per la vicenda Ucraina), tra cui il non poter soggiornale in Paesi che hanno aderito alla Corte. Sia Israele che gli Stati Uniti non ne fanno parte, tuttavia la Corte ha la giurisdizione su Gaza, Gerusalemme est e Cisgiordania, visto che i leader palestinesi hanno formalmente accettato di essere vincolati ai principi fondanti della Corte, nel 2015. Le accuse contro Netanyahu e Gallant sono motivate dall’aver «causato lo sterminio, di aver usato la fame come metodo di guerra – inclusa la negazione degli aiuti umanitari -, e di aver preso di mira deliberatamente i civili durante il conflitto». Qualche settimana fa, Netanyahu aveva fatto sapere di considerare qualsiasi azione della Corte contro funzionari governativi e militari israeliani alla stregua di «un oltraggio di proporzioni storiche» e c’è da giurare che la linea israeliana sarà di netto rifiuto di ogni interferenza della corte internazionale.