Medusa aquileiese contro l’invasione mafiosa del Friuli e della Mitteleuropa
Il civismo euroregionalista udinese e friulano che si raccoglie attorno al trentennale Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” ha ricordato a Udine, ultima capitale della prima Mitteleuropa unita ossia l’antico Patriarcato di Aquileia, il primo anniversario dell’assassinio del giornalista diciannovenne slovacco Jan Kuciack che denunciava, nel suo Paese, le infiltrazioni malavitose della ‘Ndrangheta calabrese anche a livello governativo. Un’occasione per lanciare, dal Friuli, crocevia e cuore antico dell’Europa Centrale, un’irruenta campagna di mobilitazione delle coscienze, dei sentimenti e dei comportamenti delle cittadinanze contro le barbariche invasione mafiose. “Nei nostri fori, sui nostri petti, sui nostri scudi, campeggiava un tempo il mitologico mostro della Medusa, atto ad intimorire le forze ostili. La Medusa del foro di Aquileia, dunque, divenga bandiera di capillare e transfrontaliera civica rivolta contro la tirannide delle mafie avanzanti anche in questo spazio storico tra Danubio e Adriatico!” ha detto il presidente del Fogolâr Civic, prof. Alberto Travain. “Un simbolo, un logo, un motto, a raccogliere il più fiero orgoglio di tradizioni e di volontà di resistenza civica da tradursi in un sano estremismo di autotutela, socioculturale, identitario, civista, localista e internazionalmente solidale: ‘Europa Aquileiensis Adversus Mafias‘, l’Europa aquileiese, la Mitteleuropa alpino-adriatica, antica culla di ordine e onestà, contro il dilagare malavitoso, intento associato alla pregnante immagine della Gorgone di Aquileia, primigenia metropoli del Centro Europa!”: l’ha spiegato così il leader fogolarista udinese il senso di quell’emblema che si propone diffusamente come “vessillo mitteleuropeo di ribellione contro le malavite all’arrembaggio del cuore del Continente”, iniziativa sollecitata anche dalla reiterata pubblica denuncia di compromissione del territorio regionale del Friuli Venezia Giulia che ricorrentemente si eleva dalla Procura della Repubblica triestina. “Le armi di un circolo culturale altro non possono essere che culturali, ma la cultura, il dato ideale e – perché no? – ideologico, pare essere il primo in parte irrazionale, quindi irresistibile, anticorpo contro l‘invasione mafiosa delle nostre terre. Moderazione e minimizzazione sia in alto che in basso hanno ceduto territori al nemico. Quale resistenza hanno saputo opporre le grandi reti della società civile, le grandi associazioni diffuse capillarmente e statutariamente animate da sani principi di patriottismo e dedizione al bene della comunità? Quanto, ad esempio, viene da pensare, le organizzazioni degli alpini in congedo, così incarnate nei territori del nostro Friuli e del Nordest italico, sono bastate culturalmente e socialmente a contrastare l’avanzata tra noi di questo subdolo nemico? Cosa ha fatto lo Stato? Cosa ha fatto la Chiesa? Cosa abbiamo fatto come cittadini? Cosa possiamo fare? Innanzitutto diventare estremisti dove ancora possibile, sostenere una mentalità radicata nei miti d’intransigenza locale, fare quadrato, isolare il nemico. O contro i mafiosi o sotto i mafiosi! L’unica risposta degna di una gente nota da sempre in Europa e nel mondo per la sua temuta irriducibilità, talvolta sommersa eppure riemergente dalla notte dei tempi, non può senza dubbio che essere la prima!”. Giovedì 21 febbraio 2019, insomma, presso le porte di ferro del palazzo comunale di Udine, una varia accolta di civismo locale ha vivacemente rappresentato questi sentimenti, ostentando un’effigie della Medusa forense di Aquileia ed agitando bandiere con l’aquila dell’antica metropoli friulana oltreché guerreschi cartelli antimafia in friulano, udinese ed inglese: “Fûr i mafiôs di cjase nestre!”, “Fora i mafioxi de caxa nostra!”, “Mafia get out of my Friuli!”, “Alarmis furlans cuintri dai mafiôs!”, “Netâ dai mafiôs la patrie furlane!”, “Vie dal Friûl i barbars mafiôs!”. Tra i convenuti, oltre al presidente Travain, del Fogolâr Civic e alla segretaria movimentale Iolanda Deana con le militanti fogolariste Marisa Celotti, Milvia Cuttini, Renata Marcuzzi e Paola Taglialegne, erano presenti il procuratore Alfredo Barbagallo, dell’Arengo udinese; il priore Giuseppe Capoluongo, della Confraternita del Santissimo Crocefisso; l’attivista Claudio Moretti, del Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis”; la presidente Laura Zanelli, dell’Associazione Giulietta e Romeo in Friuli. Un particolare indirizzo di saluto è pervenuto dal cameraro presidente dell’Arengo cittadino, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, anche a nome del Club per l’Unesco di Udine e del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo. Presenti anche rappresentanze del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” e del Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”. “Questa Gorgone aquileiese di fronte alle porte del municipio di Udine, la vogliamo davvero interpretare, come un tempo, quale icona idealmente apotropaica, scudo contro le minacce alla salute pubblica della nostra piccola capitale, Nuova Aquileia mitteleuropea” ha concluso il “tribuno” Travain richiamando a silente ossequio alla memoria del compianto giovane martire slovacco contro la mala del Sud Italia ed i suoi squallidi accoliti danubiani.