Mes di Martignacco, 11 posti a rischio. Azienda venduta per un euro. Un tracollo con troppe zone d’ombra
Nei mesi scorsi abbiamo incontrato i lavoratori della MES (Matthews Environmental Solutions), azienda di 11 dipendenti con sede a Martignacco leader nella progettazione, produzione e manutenzione di impianti di cremazione, nonché fornitore di soluzioni industriali per lo smaltimento dei rifiuti. I lavoratori lamentavano carenze dal punto di vista della sicurezza sul posto di lavoro, difformità nei pagamenti delle spettanze ed erano in possesso di informazioni relative a importanti cambiamenti societari, che suscitavano forti preoccupazioni sulla tenuta dei posti di lavoro. A parlare è la segreteria Fiom Cgil Udine che spiega: “attraverso Confindustria Udine, a cui MES è associata, abbiamo costruito un percorso di incontri volti innanzitutto a chiarire la situazione dell’azienda e in via prioritaria a risolvere alcune questioni sulla sicurezza. In merito ai cambiamenti degli assetti societari, la rappresentante dell’azienda aveva assicurato alle parti che avrebbe avuto luogo un semplice passaggio di quote, senza ripercussioni sui lavoratori. Il 22 novembre scorso, invece, è stata modificata la denominazione della società, ora Gem sistemi di cremazione srl, con capitale sociale di 100mila euro, interamente versati, ed è stato nominato il nuovo organo amministrativo, nella persona dell’amministratore unico Leslie John Coe, cittadino inglese di 73 anni domiciliato ad Amandola, nelle Marche. Nel contempo la società viene venduta interamente a Ect Holding Italia per la somma di 1 euro. Da questo momento in poi i lavoratori si ritrovano abbandonati al loro destino: unica comunicazione dai vertici aziendali quella del 23 dicembre 2024, quando l’amministratore unico, alle 10 del mattino, ordina ai dipendenti di rientrare a casa in quanto sarebbe stata attivata la cassa integrazione per chiusura attività. Consigliati dalla Fiom Cgil, i lavoratori hanno deciso di non abbandonare il posto di lavoro, per evitare di incorrere in contestazioni, e di rimanere a disposizione della società. Successivamente, il 10 gennaio 2025, la società è stata sollecitata a mezzo Pec a un incontro per fornire istruzioni operative. Nessuna risposta è arrivata fino a oggi, quando l’amministratore unico, presente a Martignacco, ha nuovamente avanzato fantasiose ipotesi di una chiusura dell’attività dal 31 gennaio 2025 e l’apertura di una cassa integrazione successiva. Tutto questo motivato, a suo dire, dal fallimento dell’azienda. Quanto all’erogazione degli stipendi, solo uno dei due conti intestati alla società è sbloccato, ma a quanto ci risulta senza disponibilità dopo le ultime spese effettuate per saldare le paghe di dicembre e altre spettanze nei confronti di agenti, fornitori e altre spese interne.
La situazione paradossale che stanno vivendo i lavoratori è quella di un totale abbandono, da parte di una società che fino a novembre chiedeva ai lavoratori di effettuare interventi in tutta Europa, anticipando le partenze la domenica per essere operativi già il lunedì, con molte ore di straordinario per terminare le manutenzioni, frequenti trasferte, anche nell’arco della stessa settimana, per rispondere alle esigenze degli innumerevoli clienti, diversi appalti in essere nel settore pubblico per la gestione dei forni crematori: una situazione, in sintesi, che non faceva assolutamente presagire il tracollo come quello che viene oggi prospettato.
La Fiom ritiene che queste azioni siano frutto di altre logiche e macchinazioni, di cui pagheranno le conseguenze solo i lavoratori. Non è nostra intenzione però attendere inerti gli eventi: dopo aver informato l’opinione pubblica della contorta vicenda in corso, ci attiveremo per difendere e tutelare i lavoratori con tutti i mezzi possibili”.