Migranti: fallimento integrazione a Trieste. Marino (SIULP): “tra la ghettizzazione della destra e il buonismo becero della sinistra sono i poliziotti a pagarne il conto”

Il sindacato SIULP esprime forte preoccupazione per la gestione dell’immigrazione a Trieste, dove un approccio ideologico da entrambe le principali forze politiche ha prodotto effetti negativi sia sulla sicurezza cittadina che sui processi di integrazione. “Da un lato, chi ha ottenuto il consenso elettorale promettendo soluzioni concrete al fenomeno migratorio non può oggi negare che la situazione sia peggiorata. In particolare, la ghettizzazione dei migranti – spesso alimentata a fini propagandistici – genera un allarme sociale utile a certi obiettivi politici, ma allo stesso tempo produce dinamiche di radicalizzazione e marginalizzazione. Questo contesto, che prescinde dall’indole
personale dei soggetti coinvolti, finisce per esporli a situazioni di devianza e ad ambienti criminali da cui, inizialmente, non erano attratti.
Dall’altro lato, chi considera discriminatoria qualsiasi ipotesi di regolamentazione dell’immigrazione, finisce di fatto per legittimare un’accoglienza indiscriminata, priva di strumenti reali di integrazione. Ignorare la necessità di trasmettere il rispetto per l’autorità e per i codici di comportamento locali significa, nei fatti, favorire l’insorgere di condotte devianti e di atteggiamenti ostili verso le regole della convivenza civile. Sebbene Trieste resti ancora una realtà relativamente più sicura rispetto ad altre città del Nord Italia, questo non può più essere un elemento rassicurante” – commenta Francesco Marino, il Segretario Provinciale del Siulp, il sindacato maggioritario del comparto Sicurezza, Difesa e Soccorso Pubblico. “La percezione d’insicurezza da parte della cittadinanza non è più solo un’impressione, ma un dato di fatto. Il SIULP, che finora ha mantenuto una posizione responsabile e collaborativa sul tema della sicurezza urbana, non può più tacere di fronte a un quadro che continua a peggiorare mese dopo mese. La situazione si è deteriorata in modo evidente: oggi le criticità aumentano, mentre le risorse diminuiscono. Se in passato più di cinque volanti (compresi i commissariati sezionali e distaccati) garantivano una presenza capillare sul territorio, oggi spesso soltanto un paio di equipaggi della Polizia di Stato si trovano a dover
fronteggiare una realtà cittadina ben più complessa e problematica. A questa riduzione di personale si aggiunge un carico crescente di compiti impropri. In assenza di una rete civica adeguatamente strutturata per affrontare una situazione che non è più emergenziale ma divenuta strutturale, le forze di polizia – e in particolare la Polizia di Stato – sono costrette a svolgere attività umanitarie connesse all’accoglienza. Si tratta di mansioni che, pur affrontate con senso del dovere e profonda empatia, non rientrano tra le competenze primarie delle forze dell’ordine e finiscono per rallentare, se non compromettere, l’efficacia dell’attività di controllo del territorio.
Anche il prolungato dispositivo di controllo ai valichi di frontiera, avviato ormai quasi due anni fa, non ha prodotto risultati tangibili. Nonostante alcune narrazioni di parte – spesso vicine a logiche di compiacenza politica – la verità è che i colleghi operano in condizioni logistiche e operative difficili e poco sicure, mentre i costi sostenuti dai contribuenti risultano del tutto sproporzionati rispetto ai benefici ottenuti. Alla luce di questo quadro, il SIULP ribadisce la necessità di un approccio serio, responsabile e pragmatico, che metta al centro la sicurezza concreta dei cittadini, dei poliziotti e un’integrazione autentica, superando definitivamente le strumentalizzazioni ideologiche che non hanno mai portato soluzioni reali ai problemi della nostra comunità” – conclude Marino.