Missione “segreta” della portaelicotteri San Giorgio a Tripoli. Dopo aver armato la “Guardia Costiera libica” ora gli forniamo sistemi sofisticati di controllo del mare
La missione è armare i militari libici contro i migranti, paga la UE. Prosegue l’operazione con l’arrivo della porta elicotteri San Giorgio a Tripoli. Il Viminale ha un nuovo partner per i programmi di formazione, addestramento e riarmo della Guardia costiera libica contro migranti e migrazioni: l’AID – Agenzia Industrie Difesa, l’ente che gestisce gli stabilimenti del Ministero della Difesa e che fornisce mezzi e sistemi bellici alle forze armate. E per addolcire la pillola un po’ di soldi e di servizi verranno affidati in Libia all’OIM, l’Organizzazione internazionale per le Migrazioni delle Nazioni Unite. A raccontarlo sul suo blog è Antonio Mazzeo secondo cui con determina del 20 ottobre 2021, la Direzione centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere del Ministero dell’Interno ha dato avvio alla stipula di un Accordo di collaborazione con l’Agenzia Industrie Difesa, nell’ambito del progetto Support to Integrated Border and Migration Management in Lybia – First and Second Phase, il programma di “supporto alla gestione integrata del confine e delle migrazioni in Libia” cofinanziato dall’Unione Europea e dal governo italiano (ha preso il via il 15 dicembre 2017). “Il Ministero dell’Interno, a seguito delle riunioni tenutesi il 5 luglio e il 23 settembre 2021 con l’Agenzia Industrie Difesa (AID), ha chiesto alla stessa la disponibilità a fornire collaborazione per iniziative a favore dei Paesi non appartenenti all’Unione Europea finalizzate al rafforzamento della capacità nella gestione delle frontiere e dell’immigrazione in materia di ricerca e soccorso in mare”, si legge nella delibera del Viminale. “Tale collaborazione è da attuarsi anche tramite la fornitura di mezzi e materiali a beneficio dei suddetti Paesi, nel più ampio quadro dei processi di pace e di stabilizzazione per il mantenimento della sicurezza internazionale”. In tempi record, l’alleanza Viminale-AID è stata formalizzata il giorno successivo, 21 ottobre. Il Support to Integrated Border and Migration Management in Lybia è uno dei tanti progetti che l’Unione europea ha finanziato a supporto delle fragilissime e controverse istituzioni libiche. La Prima Fase vede un contributo diretto UE di 42.223.927 euro tramite il Fondo Fiduciario d’Emergenza per l’Africa istituito dalla Commissione Europea il 20 ottobre 2015 “per affrontare le cause profonde della migrazione illegale in Africa”. L’implementazione delle attività e la gestione tecnica, logistica e amministrativa del progetto è affidata al Ministero dell’Interno della Repubblica italiana che ha garantito un contributo finanziario di 2.231.256 euro. Non sappiamo se la missione “segreta” dalla nave San Giorgio approdata a Tripoli per una missione molto speciale si inquadri in questo progetto di supporto militare alla Libia, di certo desta sorpresa che mentre si moltiplicano le denunce sul modo “spiccio”, per non dire inumano, con il quale cosiddetta Guardia Costiera libica operi contro migranti in mare e ong, l’Italia prosegua nel tragico errore di fornire altri mezzi ed assistenza tecnologica a quella struttura. La notizia dell’approdo dell’unità san Giorgio a Tripoli è stata diffusa dal quotidiano la Repubblica senza però che si creasse alcun clamore o ripresa mediatica. L’operazione raccontava giorni fa Repubblica è stata condotta come un’operazione segreta, evitando annunci prima che venisse completata. Ma una foto diffusa su Twitter da un’analista ha fatto cadere il velo di riservatezza: l’immagine di una grande nave militare italiana in un porto libico identificata chiaramente nella “San Giorgio”. La siluette della nave non lascerebbe dubbi. Va ricordato che la San Giorgio è una unità, definita LPD (Landing Platform Dock), è stata progettata per costituire un’unità anfibia, con bacino allagabile, destinata principalmente a svolgere operazioni di proiezione di capacità sul mare e dal mare su terra. E’ in grado, infatti, di eseguire, con elicotteri o con mezzi minori in dotazione, lo sbarco di truppe, di fornire assistenza di tipo logistico-sanitaria ma soprattutto il trasporto di personale, mezzi e materiali sia in porti attrezzati che in zone di costa sprovviste di porti o con attrezzature portuali non idonee all’ormeggio. Ma è per le sue capacità nel campo delle telecomunicazioni che nave San Giorgio, idonea anche a svolgere il ruolo di Unità sede di un Comando complesso per il controllo e il coordinamento di una forza navale in mare che si trova a Tripoli. La portaelicotteri infatti ha consegnato al governo libico una centrale mobile per il coordinamento del soccorso marittimo, chiamata con l’acronimo inglese Mrcc (Maritime Rescue Coordination Centre).Ovviamente il personale provvederà all’addestramento dei tecnici libici. L’impianto è contenuto in una serie di container con terminali informatici ed equipaggiamenti radio d’ultima generazione che permetteranno di «incrementare la sicurezza della navigazione nel Mediterraneo e in particolare nel canale di Sicilia». E serviranno di conseguenza a potenziare gli interventi della Guardia costiera di Tripoli anche nelle attività contro l’immigrazione clandestina. Cioè gli forniamola tecnologia utile ad individuare i barchino dei migranti per poterli bloccare e riportare nei loro lager. La centrale è stata finanziata dall’Unione europea all’interno di un accordo gestito dal ministero dell’Interno italiano, che si occuperà pure dell’assistenza al personale libico. Il costo si aggira sui 15 milioni di euro. La Commissione di Bruxelles, ci racconta Repubblica, considera la nuova centrale Mcrr il punto di partenza per una riforma degli interventi libici in mare. Spesso negli scorsi anni la struttura attiva a Tripoli, per l’arretratezza degli equipaggiamenti o per il comportamento del personale, non ha risposto alle chiamate d’aiuto provenienti dai barconi in difficoltà: un silenzio che si è trasformato in naufragi drammatici. Per questo, oltre alla fornitura di un sistema moderno e connesso a tutti i canali radio, è stata previsto l’addestramento degli ufficiali libici da parte del nostro ministero degli Interni. Anche in questo caso, si tratta di una mossa iniziale. Perché senza un’azione organica e di largo respiro resterà difficile tutelare i diritti dei migranti. Già tutto questo farebbe gridare allo scandalo, ma cosa accadrà, perchè accadrà, quando quell’impianto verrà utilizzato anche per individuare i pescherecci italiani in quella fascia di acque internazionali che fin dai tempi di Gheddafi la Libia afferma essere mare loro?