Missioni Europea e Usa in Moldavia, protocolli di difesa Ue e dollari dagli Usa. Appoggio alla presidente filo occidentale Maia Sandu… in barba a Putin

La presidente Maia Sandu

Ci sono notizie internazionali che apparentemente inspiegabilmente sfuggono ai “radar” della grande stampa nazionale. Difficile pensare che siano sviste, l’atroce dubbio è che si voglia coscientemente evitare che la lettura di fatti possa amplificare ipotesi di drammatica evoluzione della situazione. Negli ultimi 10 giorni sono avvenuti due fatti non rilevati, o quantomeno scarsamente raccontati dalla stampa italiana, quasi vi fosse timore che approfondirli potesse turbare i delicati equilibri nell’ultimo scorcio di campagna elettorale. Parliamo della polarizzazione in atto sulla situazione geopolitica e sui potenziali pericoli insiti nella attuale evoluzione dello scontro militare in Ucraina e dintorni. Non si tratta della drammatica vicenda di Gaza che muove sempre di più le coscienze, perché nessun massacro di innocenti può essere lavato con altro massacro di innocenti, ma di quanto avviene ai confini orientali dell’Europa. Quella guerra fra Ucraina e Federazione Russa che vede chiaramente enormi e maggiori responsabilità nell’aggressione russa all’Ucraina, con un occidente che però non può dirsi del tutto innocente. Ma tralasciando semplificazioni che lasciamo alla campagna elettorale e alle posizioni di chi scambia la volontà di pace con la possibilità di farla senza umiliare nessuno o chi pensa al contrario, che per fare la pace bisogna fare la guerra, a patto che a farla per te sia qualcun altro. Il tutto nella infantile esemplificazione di giungere alla chimera di un conveniente riassetto delle contraddizioni geopolitiche, economiche, energetiche e perfino di influenza territoriale attraverso la bandiera bianca o al contrario, in punta di baionetta, anzi in punta di missili e droni. Il problema è che per far prevalere una o l’altra tesi non si lesinano i colpi bassi con l’informazione che come spesso accade perde di vista i propri doveri di dare notizie anziché piegarle a volontà da tifoseria.

Immagine dal profilo twitter di Josep Borrell

Così la notizia che la settimana scorsa la Moldavia ha firmato un accordo in materia di sicurezza e difesa con Bruxelles, diventando il primo paese non-UE ad essere coinvolto in un’iniziativa del genere, non ha trovato spazio sulla stampa italiana. Non parliamo delle prime pagine, ma neppure di trafiletti in esteri, pagine solitamente snobbate dai direttori ed editori, perché, come quelle di cultura, non fanno, a loro dire, vendere le copie. Si scopre così che il governo Moldavo dell’attuale presidente Maia Sandu, eletta nel 2020 e candidata alla rielezione presidenziale, ha firmato un accordo nel pomeriggio di martedì 21 maggio con Josep Borrell. Motivo di fondo è che la presidente punta tutto sull’integrazione europea, sperando di avere il paese dalla sua parte, fatto per nulla scontato. Va detto che l’iniziativa di Borrel, oltre a non essere probabilmente completamente legittima, dato che non risulta abbia un mandato pieno dai paesi Ue per impegnarsi anche sul piano difensivo, è foriera di rischi dato che da parte Russa potrebbe essere interpretata come una sorta di provocazione. Nell’accordo infatti si prevede che verrà istituito un Partenariato di Difesa e Sicurezza con la Repubblica moldava. Stando alle parole dell’Alto Rappresentante UE, l’intesa permetterà di “affrontare sfide di sicurezza comuni, aumentare il coinvolgimento europeo ed esplorare nuove aree di cooperazione, allo scopo rinforzare la resilienza del paese”. In concreto, la Moldavia riceverà assistenza nello sviluppo del settore della difesa attraverso la European Peace Facility (EPF), un fondo fuori bilancio istituito nel 2021, anche se non è chiaro quanto sarà stornato in favore di Chisinau. La cooperazione verrà allargata anche alle questioni di cybersicurezza, e per combattere la dilagante disinformazione di origine russa che da anni attanaglia il paese. Inoltre, l’UE si impegnerà a supportare Chisinau nel lavoro di direzione e controllo dei confini, tema attualissimo e spinoso per via della guerra in Ucraina ma non solo, anche per le tensioni interne alla Moldavia. Dall’altra parte, il governo moldavo assicura a Bruxelles la propria presenza nelle missioni UE di gestione delle crisi regionali, questione altrettanto attuale considerando la geografia della regione. Fossimo in altro momento storico potrebbe sembrare quasi uno dei soliti protocolli che si lasciano firmare, anche perchè la Moldavia, con tutto il rispetto dovuto ad uno Stato sovrano è un piccolo paese. Sarebbe così il altro momento storico, ma parliamo di un paese geograficamente ai margini di una guerra devastante e che al suo interno ha truppe russe di stanza da decenni nella regione separatista della Transnistria i cui leader separatisti hanno da tempo fatto appello alla Russia ad “attuare misure per proteggere la Transnistria in condizioni di crescente pressione da parte della Moldavia”. Così in questo risiko l’azione di Borrel della scorsa settima e quella successiva del segretario di stato Usa Blinker di queste ore, riporta nuovamente l’attenzione internazionale su questa entità separatista filorussa che ricordiamo è – una stretta striscia di terra tra il fiume Dniester e il confine ucraino. Così quasi a voler completare la quadratura del cerchio dopo l’ombrello offerto dalla Ue ecco arrivare il segretario di Stato Usa Antony Blinken, che è stato ricevuto dalla presidente della Moldavia Maia Sandu e che non è arrivato a mani vuote. Il capo della diplomazia di Washington ha infatti portato Chisinau 135 milioni di dollari di aiuti per rafforzare la sicurezza energetica del Paese e combattere la disinformazione russa. In sostanza gli Usa mostrano concreto sostegno alle aspirazioni occidentali di questo paese confinante con l’UE e l’Ucraina. Una operazione che non può che passare attraverso un rafforzamento della democrazia amica, tramite la futura rielezione della presidente Maia Sandu candidata alla rielezione presidenziale alle elezioni decisive di ottobre prossimo dove contemporaneamente si intende organizzare un referendum sull’adesione all’Unione europea (UE), dopo che i 27 hanno dato il via libera all’apertura dei negoziati con questo paese di 2,6 milioni di abitanti, tra i più poveri d’Europa. Come prenderà Mosca queste mosse, difficile le prenda bene perché, come è noto, la posizione del Cremlino è che si devono annettere i territori dove vivono dei russi, ma soprattutto per il fatto che questa ex repubblica sovietica è stata a lungo nell’orbita del Cremlino, certamente fino al 2020, quando è iniziata la svolta verso ovest sotto l’attuale presidenza di Maia Sandu. L’impressione è che anche queste mosse rischiano di alzare la tensione quasi si voglia coscientemente sventolare vessilli sotto il naso di Putin. Speriamo sappiano tutti quello che fanno.

FF