Nota stampa dei Comitati contro ogni autonomia differenziata sulla inammissibilità del referendum: la battaglia continua
La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito di abrogazione totale della legge Calderoli sull’autonomia differenziata, n. 86/2024. Nello stringato comunicato si fa riferimento al fatto che ‘l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari’ e che ‘il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata’. Esprimiamo pertanto le nostre prime valutazioni come “Comitati contro ogni autonomia differenziata per l’Unità della Repubblica e l’Uguaglianza dei diritti” sulla base del comunicato, riservandoci tuttavia una attenta e approfondita lettura della sentenza, non appena verrà emessa. Siamo stupiti della decisione della Corte costituzionale di non ammettere il referendum totalmente abrogativo per una prima fondamentale considerazione: con la sentenza 192/2024, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittime 14 disposizioni normative della legge 86/24, lasciandone sopravvivere ben 52, oggetto di specifica contestazione da parte delle Regioni ricorrenti. Con Ordinanza del 12 dicembre 2024, la Corte di Cassazione ha ritenuto legittima la riformulazione del quesito referendario, trasferendolo alla parte residua della legge, tenuto conto della sentenza della Corte costituzionale. Implicitamente la Corte di Cassazione ha detto quindi che il principio ispiratore della “legge Calderoli” rimaneva in essere, e dunque, a nostro avviso, la Corte costituzionale avrebbe dovuto dichiarare l’ammissibilità del quesito di abrogazione totale in quanto chiaro e univoco. Con la decisione assunta è stato invece sottratto ai cittadini e alle cittadine il fondamentale diritto di pronunciarsi su una legge (artt. 1 e 75 Cost.) di vitale importanza per l’assetto istituzionale e democratico, affermato con forza dalla raccolta – in soli due mesi di un’estate caldissima – di quasi 1.300.000 firme. Il comunicato della Corte costituzionale adombra il rischio che il referendum fosse in realtà sull’articolo 116 della Costituzione; ma ciò non risulta dallo spirito e dalla lettera del quesito referendario così come riformulato, che specifica infatti che il referendum sarebbe stato solo ed esclusivamente sulla legge 86/2024, come modificata dalla Corte costituzionale. Oggi, pur nel rispetto della decisione del giudice delle leggi, riteniamo che la sentenza di inammissibilità potrebbe essere considerata il prodotto del superamento della sottile linea d’ombra che separa la funzione di garanzia della Corte costituzionale da quella di legislatore inappellabile. La Corte costituzionale ha detto che i/le cittadini/e non possono essere chiamati/e a giudicare la riscrittura della legge Calderoli da Essa operata. Insomma, la Consulta si è elevata esclusivamente a legislatore supremo e inappellabile, rinunciando alla propria funzione di garanzia e contraddicendo il principio della democrazia costituzionale, che non prevede alcun atto di sovranità assoluta. Abbiamo apprezzato le decisioni della sentenza 192/24; ma proprio perché essa lascia aperte questioni rilevanti come il ruolo del Parlamento nel processo della stipulazione delle Intese, così come nella determinazione dei LEP e degli interventi finanziari a sostegno delle zone arretrate, a cominciare dal Mezzogiorno, i Comitati continueranno la mobilitazione contro l’autonomia differenziata per impedire che si verifichino la ‘secessione dei ricchi’ e la divisione del Paese. Continueremo nella azione politica e istituzionale per giungere all’abrogazione del comma 3 dell’art. 116 Cost., così come risultante dalla Riforma del Titolo V voluta dal ‘centrosinistra’ nel 2001, origine di tutti i guasti che oggi il Paese potrebbe pagare se andasse avanti il disegno di autonomia differenziata. Infine, non possiamo sottacere la valutazione degli effetti politici della decisione della Corte costituzionale; ci pare che il Governo Meloni, che ha fatto di autonomia differenziata, premierato e separazione delle carriere della magistratura i provvedimenti-chiave per demolire la Costituzione della Repubblica, possa certamente essere soddisfatto del risultato. I Comitati parteciperanno alla mobilitazione sui quesiti referendari relativi alla cittadinanza e al diritto del lavoro, per eliminare forme di discriminazione razzista tra cittadini dovute alla discendenza familiare e per sanare le forme più gravi di sopruso padronale e di precariato nelle relazioni di lavoro subordinato. Seguiremo con attenzione il comportamento dei partiti di opposizione: faremo sentire la nostra voce quando il Parlamento procederà alla riformulazione della legge sull’AD, ed inaugureremo un osservatorio permanente che monitori e contrasti eventuali accordi e negoziazioni sulla determinazione di Intese tra Regioni e Governo. Continueremo ad informare e a mobilitare l’opinione pubblica con ancora più determinazione.