20 novembre giornata dell’ipocrisia altro che “Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”
Il 20 novembre “Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”, mancano 41 giorni alla fine dell’ennesimo annus horribilis con la terra delle nazioni che non ha pace, stretta fra guerre e l’olocausto che si rinnova, diventando generale dissoluzione e annientamento del genere umano e dell’umanità. Più che di Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza si dovrebbe parlare di giornata dell’ipocrisia. Ipocrisia assoluta, perché quando si usano i bambini come scudi umani o si brandiscono le loro morti e patimenti come armi di propaganda, vuol dire che si è toccato il vertice più basso della ragione. Non c’è luogo del globo terracqueo dove questa ricorrenza avrebbe un senso e una valenza di reale onestà intellettuale e morale. Non solo le guerre e le catastrofi umanitarie condite dal loro bagaglio di morte, distruzione, e violenze. Ma anche l’innocenza negata nelle nostre periferie, sono un sintomo che l’umanità ha perso… umanità, fra voglia di vendetta e applicazione biblica della legge del taglione. Legge del taglione vista come male minore, valida purché non si superi il limite della reciprocità dell’offesa subita. Occhio per occhio dente per dente…. con i social media che ci mettono di fronte ad uno spettacolo terrificante e indegno, quando certificano il pensiero di legittimità di generare violenza in risposta alla violenza. Una falsa idea di giustizia che diventa vendetta perché ci si mette il carico delle proprie paure da esorcizzare in ogni modo. Allora anche il caso, enorme per drammaticità, dell’uccisione di una giovane laureanda che si somma a quella di oltre un centinaio di donne in Italia, diventa sui social specchio di una falsa idea di giustizia, quella che vede l’agitar di forche, tintinnio di chiavi da buttare, come soddisfazione alla propria voglia di ergersi a giustizieri senza se e senza ma. A cosa servono tribunali, giudici e avocati, basta Facebook per comminare il massimo della pena. Questo rischia di diventare un problema grande come il male che vorrebbe estirpare. L’assurdità di generare violenza contro la violenza non vale quindi solo per le uccisioni di bambini, ma è innegabile siano i più piccoli, con l’unica “colpa” di essere nati nel posto sbagliato, le vittime più innocenti dell’insensata crudeltà imperante. Un orrore senza fine che l’evidenza di ciò che accade in Ucraina, in Israele, a Gaza , ma anche in Sudan e in altre decine di posti nel mondo, indigna e addolora ma lascia alla fine inattivi e indifferenti. Del resto i piccoli in ogni angolo della terra subiscono angherie e soprusi di ogni tipo, anche nei Paesi che chiamiamo civili ed evoluti. La lista è lunga, deportati per ragioni geopolitiche, decapitati in Israele, resi ostaggi, scudi umani e massacrati a Gaza, caricati nei barconi dei naufragi, per non parlare della “madre di tutte le nefandezze” la miseria, la fame, la povertà, che sarebbe alla portata della civiltà sconfiggere, ma che in realtà sono funzionali ad un sistema economico che ci vede tutti “innocentemente” correi. Per non parlare della privazione dell’istruzione, milioni di bambini lasciati analfabeti per restare sudditi e nel “civile” occidente dominati dai social, deprivati dell’identità dall’uso falsamente libero delle tecnologie. Certo nulla in confronto delle situazioni estreme, quelle sotto i riflettori, ma soprattutto quelle dimenticate o volutamente omesse. Così se il dramma dei bimbi della Striscia di Gaza trova visibilità, non così è per altre situazioni che per dimensioni sono perfino più drammatiche. Nel silenzio dei media occidentali a mesi dall’inizio del conflitto, la guerra in Sudan sta mettendo seriamente a rischio la salute e il benessere di 24 milioni di bambini sudanesi. E’ quanto denuncia l’Unicef, l’agenzia per l’infanzia delle Nazioni, rimarcando che “il Sudan sta affrontando la più grande crisi di bambini sfollati al mondo, con un numero record di 3 milioni di bambini in fuga a causa di diffuse violenze”. Dall’inizio del conflitto, il 15 aprile scorso, si contano infatti in Sudan oltre 4,4 milioni di persone sfollate interne e altre 1,2 milioni di persone fuggite nei Paesi vicini che ricchi non sono certamente. Ai dati, l’Unicef ha aggiunto l’appello umanitario: “Non possiamo permettere che la morte e la sofferenza di milioni di bambini in Sudan diventino un’altra catastrofe umanitaria dimenticata. Questi bambini hanno bisogno del nostro sostegno ora e soprattutto hanno bisogno di pace”. Così nel mondo migliaia di vite appena abbozzate vengono fisicamente o mentalmente uccise senza alcuna pietà e ciò per un disegno politico delirante di conquista, annientamento e potere e — peggio ancora — in nome di Dio. Ed è in questo che si vede plasticamente quanto cattivo, criminale e dissennato possa essere l’animo umano che si fa scudo della presunta volontà di Dio per giustificare ogni nefandezza. Quando la religione arma la mano di assassini efferati diventa dottrina dell’orrore, fomenta l’odio viscerale non lascia spazio ad un dialogo possibile: non ci potrà mai essere comprensione per ciò che è premeditato omicidio, ma viene chiamato martirio. La religione è l’oppio del popolo affermava il filosofo e critico dell’economia politica Karl Marx ed oggi, a ben vedere, uscendo da considerazioni relative al credo, possiamo dire che era stato ottimista: l’oppio tutto sommato è uno stupefacente naturale conosciuto da millenni i cui effetti sulla inabilitazione della ragione impallidiscono dinanzi alle moderne droghe sintetiche che possiamo accostare alle varie elaborazioni religiose integraliste e non solo in casa islamica. Insomma che cosa dovremmo celebrare nella giornata dell’infanzia e dell’adolescenza?
Fabio Folisi