Open Arms: “Il blocco dei migranti in mare fu sequestro di persona” e la procura di Palermo chiede 6 anni di carcere per Salvini
“Mi auguro prevalga il buon senso” cosi’ parlava Matteo Salvini prima che il Pubblico ministero del Tribunale di Palermo iniziasse la sua requisitoria che si è conclusa con la richiesta di sei anni di reclusione. Salvini è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito, cinque anni fa, lo sbarco dalla Open Arms di 147 migranti a Lampedusa. Che dire, da parte nostra diciamo che effettivamente ha prevalso il buon senso, anche se non quello auspicato dal protagonista di questa orribile vicenda. Un buon senso puntellato in maniera imponente da quanto emerso nel corso del dibattimento. Ora però temiamo che le pressioni fortissime che stanno arrivando, perfino dalla premier Giorgia Meloni, alla fine possano avere la meglio su quella giustizia “uguale per tutti” sempre evocata e scritta alle spalle del giudice in ogni aila di Tribunale, ma in realtà non sempre praticata dal sistema giudiziario.
Per chi si fosse distratto in questi anni ricordiamo che il leader della Lega, al tempo dei fatti ministro dell’Interno del governo Conte Uno è imputato per avere impedito, cinque anni fa, lo sbarco di 147 migranti a Lampedusa. Il Pm nella sua requisitoria ha spiegato che «La persona in mare è da salvare, ed è irrilevante la sua classificazione. Che sia un migrante, un componente di un equipaggio, un passeggero. Per il diritto internazionale della convenzione Sar anche un trafficante di essere umani o un terrorista va salvato. Poi, la giustizia farà il suo corso». Il magistrato nel corso del suo intervento ha spiegato il funzionamento del diritto nazionale e sovranazionale sui salvataggi in mare. Per la procura, nel 2019, sui 147 migranti a bordo della nave Open Arms «furono incapaci di tutelare i diritti». Il sostituto procuratore Ferrara parla di «iter criminoso nel non concedere il Pos, il place of safety». Perché il migrante «ha diritto di arrivare in un porto sicuro. I diritti dell’uomo vengono prima della difesa dei confini». Anche perché le convenzioni internazionali «impongono delle responsabilità agli Stati»: e quindi «c’è l’obbligo di soccorso in mare». Nel processo nel quale sono stati discussi molteplici profili di responsabilità connessi alle attività di ricerca e soccorso in mare, si è incentrato soprattutto sulla controversa definizione di “atto politico”, dunque insindacabile dall’autorità giudiziaria, della scelta del ministro che, dopo una decisione del TAR Lazio che sospendeva un precedente divieto di ingresso nelle acque teritoriali, non autorizzava lo sbarco a terra dei naufraghi quando la nave si trovava in acque italiane, a poche centinaia di metri dal porto di Lampedusa, in condizioni meteo che, anche secondo la Guardia costiera, come è emerso durante il processo, impedivano il raggiungimento di altri porti italiani. Insomma la decisione di autorizzare lo sbarco di naufraghi soccorsi in mare non è un “atto politico”. Ma tornando a quanto affermato dal pm: “Tutti i funzionari, tutti i ministri, tutti i testimoni che abbiamo sentito in questo processo hanno detto di non sapere se a bordo della Open Arms ci fossero stati terroristi, armi, materiale propagandistico. Anche i riferimenti ai tentativi di ridistribuzione dei migranti prima del rilascio del pos non può funzionare: non ci può essere subordinazione del rispetto diritti umani e alla ridistribuzione dei migranti. Prima si fanno scendere i migranti e poi si ridistribuiscono: altrimenti si rischia di fare politica su gente che sta soffrendo”.
Ovviamnte la richiesta del Pm non è sentenza ma resta atto pesante anche perchè argomentato in maniera estremammente puntuale. Fra l’altro chi volesse documentarsi in maniera completa può farlo dato che è possibile ricostruire integralmente il dibattimento dalle registrazioni audio di Radio Radicale.
Il leader della Lega, che non era presente all’udienza, ha replicato a stretto giro via “social” alle accuse dei pm: “Rifarei tutto, la difesa dei confini non è reato, sul blocco degli sbarchi ho mantenuto la parola data agli elettori. Ora rischio il carcere perché la sinistra ha voluto vendicarsi”. Insomma in scena il vittimismo condito da una spruzzata di complottismo. Mentre la sua legale, Giulia Bongiorno, ha sostenuto che i pm abbiano processato “la linea politica di un governo”, contestando la tesi della procura secondo cui l’intero processo riguardi atti amministrativi e non politici. Nel merito, l’avvocata ha ribadito che il suo assistito ha adottato “tutte le misure” necessarie alla tutela dei migranti. Ovviamente, per ora, i leader di maggiornaza fanno quadrato intorno a Salvini, uno scudo che alcuni commentatori giudicano ipocrita dato che alla fine le sventure di Salvini potrebbero far buon gioco a certe manovre di palazzo. Netti e di tutt’altro tenore i commenti dell’opposizione, in primis la segretaria del Pd Elly Schlein che più che la richiesta di condanna verso Salvini ha commentato come “molto inopportuno l’intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Pensiamo che il potere esecutivo e quello giudiziario siano separati e autonomi. È un principio che si chiama separazioni dei poteri” ha detto “Quindi – sostiene ancora Schlein – il rispetto istituzionale imporrebbe di non commentare processi aperti. Stupisce che mentre oggi ha trovato il tempo di commentare il processo Salvini, da ieri non abbia ancora proferito una parola sul patteggiamento di Giovanni Toti”. Angelo Bonelli di Avs invita Salvini a non fare la vittima: “Non si difendono i confini nazionali tenendo prigioniere in mare aperto 147 persone, tra cui donne e bambini, violando tutte le convenzioni internazionali, a partire da quelle del mare e dei diritti umani – spiega -. Vedremo cosa deciderà il tribunale riguardo alla richiesta di condanna a 6 anni per Salvini avanzata dalla procura, ma una cosa è certa: quando era ministro, Salvini utilizzò il dramma umano delle persone migranti, che purtroppo morivano a migliaia nel Mar Mediterraneo, per mero calcolo elettorale. Oggi, Salvini eviti di fare la vittima, perché i ministri della Repubblica devono essere irreprensibili nel rispettare le leggi nazionali e le norme internazionali”.