Ordine dei medici: correggere le norme per i medici extracomunitari

Gian Luigi Tiberio

L’arrivo in Friuli di camici bianchi provenienti da Paesi extraeuropei ha evidenziato diversi punti interrogativi da parte dell’Ordine dei Medici di Udine, il cui consiglio direttivo, riunito recentemente, si è espresso all’unanimità nel segnalare le mancate ottemperanze agli obblighi richiesti per poter svolgere la professione in Italia.

In era pandemica una normativa ha consentito l’assunzione per l’esercizio di professioni sanitarie e della qualifica di operatore sociosanitario, a tutti i cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione europea, titolari di un permesso di soggiorno che consenta di svolgere attività lavorativa. Con il Milleproroghe di quest’anno, questo esercizio in deroga è stato esteso fino al 31 dicembre 2025.

“Siamo consapevoli della necessità di importare personale medico da paesi extracomunitari, a fronte dalla carenza di organico nei nostri ospedali – afferma il Presidente dell’Ordine, Gian Luigi Tiberio – ma dobbiamo constatare che si è venuta a creare un’evidente sperequazione tra medici comunitari, che devono ottemperare a tutta una serie di requisiti, tra i quali l’iscrizione all’Ordine per poter esercitare la professione, e medici extracomunitari che sulla base della normativa ne sono esentati e sui quali l’ Ordine dei Medici non ha la possibilità di esercitare la propria funzione di vigilanza. E’ una situazione che ci mette in grossa difficoltà”.

Per il Presidente, che riporta il parere di tutto il consiglio direttivo, sono venuti a mancare alcuni passaggi essenziali per garantire al cittadino un esercizio professionale in condizioni di sicurezza, anche dal punto di vista disciplinare. Dovrebbe essere l’Ordine, infatti, a vigilare sull’operato di questi medici, ma la legge non cita questo passaggio che è fondamentale affinché l’Ordine possa verificare i requisiti dei medici extracomunitari e la loro attività tra le mura degli ospedali. Una problematica su cui l’Omceo Udine ha preso una posizione netta: “Sappiamo che si tratta di una legge nazionale, ma chiediamo una revisione che porti a rispettare i regolamenti che consentono l’esercizio della professione in piena sicurezza, in primo luogo per i pazienti, ma anche per il rispetto dovuto agli stessi professionisti iscritti regolarmente all’Ordine”.

La problematica, però, riguarda anche la nostra Regione che non rilascia il riconoscimento in deroga all’esercizio della professione, previa verifica dei titoli posseduti, così come previsto dalla normativa statale, demandando tale controllo alle stesse strutture sanitarie che intendono assumere i professionisti extracomunitari. In secondo luogo, le comunicazioni da parte di questi ultimi all’Ordine sono sporadiche. “Abbiamo fatto presente tali incongruenze alla Direzione Centrale Salute, ma senza ricevere alcuna risposta. Ci attendiamo almeno quella”.